Il ministro 'mezzo disastro' Franceschini, dopo aver dichiarato pubblicamente che avocava a sé la decisione dell'eventuale trasferta milanese, per l'EXPO, dell'Annuncizione di Leonardo, ha fatto marcia indietro, nel giro di ventiquattrore, subissato dalle critiche di chi gli rimprovera di aver prima bandito un concorso internazionale per trovare i direttori dei venti musei più importanti del paese e poi di avocare a sé decisioni che sono di sola spettanza dei direttori. Temendo la cattiva stampa che anche oggi, dopo altri recentissimi disastri pompeiani, è ancora troppo tenera con il ministro 'nnammurato', se l'è fatta sotto dalla paura ed ha fatto marcia indietro.
Ecco il proclama della ritirata: "Il direttore degli Uffizi, Antonio Natali, mi ha fatto presente che il suo museo resterebbe privo di opere di Leonardo durante i sei mesi della manifestazione milanese, perché un altro capolavoro è in restauro. Sono molto rispettoso dell'autonomia dei direttori dei musei e delle loro scelte... Non credo che la politica debba intervenire in un campo che non è di sua competenza".
Antepone una ragione tecnica Franceschini: gli Uffizi resterebbero per i sei mesi dell'EXPO, senza opere di Leonardo - cosa che certamente Natali, direttore del museo fiorentino, gli aveva fatto notare prima che assumesse l'avventata decisione di avocare a sè l'ultima parola sul trasferimento. Poi, il ministro, accortosi che la toppa era peggiore del buco, aggiunge una ragione istituzionale, che è quella che avrebbe dovuto far valere fin dal primo momento, tirandosi fuori dalla questione e lasciando che fosse il direttore del Museo a decidere. E non la politica, come ogni politico di lungo corso e breve consistenza tenta ogni volta di fare.
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