Hanno evitato accuratamente, per via della sfiga, martedì 17 febbraio, per il terzo turno di votazioni dalle quali dovrebbe uscire il nuovo sovrintendente di Santa Cecilia, puntando dritto a venerdì 20, dunque fra qualche giorno, quando andrà in scena il venerdì di passione della povera santa protettrice dell'Accademia. E dovrebbe essere la tornata definitiva, salvo sorprese, come pure non è difficile attendersi in simili circostanze, quando grande è la confusione sotto il cielo e continua ed aspra la lotta fra i due principali contendenti: Michele dall'Ongaro e Giorgio Battistelli - se ci atteniamo ai risultati delle tornate precedenti. L'eletto sarà innanzitutto presidente dell'Accademia e, a questa carica unirà quella di Sovrintendente e di direttore artistico. Insomma, per l'Accademia ceciliana e la sua attività, un vero e proprio despota, che dovrà spartirsi scettro e corona forse solo con Pappano, finché resterà, e che ora tace, in un silenzio profondo, dal quale è impossibile capire chi egli preferirebbe come successore di Cagli.
Dall'ongaro e Battistelli, super occupati e superincaricati non si sono neppure sognati di lasciare preventivamente gli incarichi occupati - come hanno fatto perfino la Moretti-Giletti e la Borletti-Buitoni alla vigilia di candidature importanti, ritenendo le dimissioni dagli incarichi precedenti sacrosante. No, loro no, non l'hanno fatto e non lo farebbero mai, perchè temono - sia l'uno che l'altro - di finire 'secondo' e quindi di restare in panchina, senza gli incarichi che oggi occupano, e per i quali si sono dati da fare giorno e notte, per un bel pò di tempo.
Ora i casi dei due sono nettamente differenti sotto il profilo della carriera che hanno avuto in questi anni: Battistelli quella di compositore che va avanti e alla quale potrebbe dedicarsi completamente, sebbene sempre più sulla via del cinematografo; nel contempo, ha cercato altri nidi dove fare uova e aggiungere pulcini a pulcini, sempre fedeli. Pensiamo, ad esempio, alla Orchestra Toscana e alla Barattelli dell'Aquila, della quale ultima è presidente; e nella quale ha affidato la direzione artistica , già tre volte, a persone sempre meno competenti della materia, ma a lui fedeli.
Il caso di dall'Ongaro è del tutto differente. Egli, senza gli incarichi in Rai - lo abbiamo scritto tante volte, per una in particolare ci siamo beccati una querela, ma il giudice ci ha dato ragione affermando che avevamo esercitato, in tutta correttezza, il nostro diritto di critica, nient'altr - oggi starebbe chissà dove, a fare chissà cosa.
Certamente non sarebbe accademico di Santa Cecilia e mai e poi mai avrebbe potuto aspirare addirittura, ancora abbastanza giovane, alla carica di sovrintendente.
Siamo convinti che egli la discreta carriera di compositore - lontana anni luce da quella di Battistelli - l'ha fatta prevalentemente esercitando il potere di dirigente Rai per la musica a Radio 3, e, successivamente, di sovrintendente dell'Orchestra nazionale della Rai di Torino. Senza quello e questo, le commissioni che gli sono fioccate e le prime esecuzioni ecc... non ci sarebbero mai state.
E, del resto, lo stesso Bruno Cagli, quando gli preparò l'ascesa in Accademia, disse testualmente che 'il dall'Ongaro' avrebbe potuto arrecare qualche beneficio anche economico all'Accademia, a causa del suo incarico in RAI, aggiungendo poi che occorreva anche ricordare che egli era imparentato con Abbado' - menzione ininfluente ai fini del suo strapotere. Dunque le nostre supposizioni sulla base di fatti concreti - e per quelle ci beccammo la querela - oggi vengono assunte da Cagli a motivo della vice presidenza dell'Accademia affidata a dall'Ongaro.
Certo è che dall'Ongaro, sicuramente più di Battistelli, è odiato da buona parte della sessantina di Accademici chiamati alle urne, e per questo la vittoria di dall'Ongaro su Battistelli, fino all'ultimo minuto, non è affatto scontata.
E noi, su dall'Ongaro - che vorremmo sovrintendente di Santa Cecilia, esclusivamente perché un pò di posti si libererebbero in Rai dove potrebbe entrare gente nuova ed aria fresca - torniamo ancora ad esprimere una nostra convinzione, la stessa che ci meritò quella diffamante querela: e cioè che senza il suo incarico in Rai, esercitato con una certa disinvoltura anche nei nostri confronti (un giorno, quando ne avremo tempo e voglia, vi racconteremo il caso specifico), dall'Ongaro oggi starebbe a scrivere musica, come fanno tanti altri compositori, anche più dotati di lui, e come questi, a chiedere a destra e manca una qualche esecuzione. Non capitale, beninteso.
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