Salvate Roma da Ignazio Marino. Per quale ragione? Non ve ne è una in particolare. Roma ha da essere salvata dal suo sindaco prima che la distrugga completamente. Accusa generica, diranno i lettori benevoli di questo post. No, non è così, perchè occorre salvare Roma dalla monnezza, dal caos del traffico, dalla inettitudine di Marino, al quale, dopo gli ultimi eventi, riconosciamo solo annunci per realizzazioni future - vuole tre anni di tempo - e intitolazioni 'politicamente corrette', prima della lista quella ad Enrico Berlinguer. Meritatissima, chiariamo subito. Ma è possibile che due fra i luoghi più sacri alla storia di Roma devono essere intitolati a due politici, mentre le vere glorie del paese, da De Chirico in poi, devono accontentarsi della più squallida periferia, dove - per dare fumo negli occhi - il costruttore Mezzaroma sta costruendo il quartiere 'Rinascimento', ma sempre periferia resta. Dove, diciamola tutta, si vorrebbe sapere chi ha autorizzato Mezzaroma a cementificare non mezza ma tutta la città, e si rischia pure che cementifichi anche Tivoli a ridosso della Villa di Adriano, con l'avallo del grande architetto Portoghesi, che, d'accordo con il costruttore, sostiene che con la nuova cementificazione verrebbe occultata l'attuale vista della Tivoli periferica davvero brutta.
Ora l'ennesima tragedia sta per abbattersi sulla città di Roma, e Marino sembra non darsene pena. L'intensa attività culturale e di spettacolo che da anni ed anni ha animato le estati romane, e le altre stagioni dell'anno, anche sotto la gestione Alemanno, sta per essere decimata. Il sindaco non sente ragioni. C'è un taglio netto del 50% dei finanziamenti attribuiti alle associazioni - quelle poche che vi saranno ammesse, rispetto alla dotazione dello scorso anno. D'altro canto, dopo l'uscita di scena della Barca, con la quale va ricordato che non c'era con il sindaco accordo su nulla, l'assessorato alla cultura è ancora vacante; e per disastrarlo definitivamente e del tutto, il sindaco ha attribuito a se stesso anche quella delega. Le associazioni sono sul piede di guerra e nei prossimi giorni chiederanno un incontro con Maurizio Pucci che il sindaco ha chiamato a collaborare con il suo gabinetto per i 'grandi eventi'. E quali sarebbero questi grandi eventi per i quali c'era bisogno di un incaricato speciale?
La mannaia dei tagli, come hanno scritto questi giorni i giornali cittadini, sembra volersi abbattere, per mano del sindaco - sempre lui! - anche su tutte le istituzioni culturali della città alle quali verrebbe dimezzato il finanziamento, da Musica per Roma, a Santa Cecilia, all'Opera ed altre che hanno fatto sapere che già oggi sono in sofferenza e che se il taglio ci sarà dovranno tagliare la produzione con le conseguenze negative che è facile immaginare.
A dare una mano a Marino-Attila, flagello della città di Roma, ci si è messo, involontariamente, anche Renzi, con le nuove regole dettate alle Camere di Commercio, fra le quali quella di Roma, presieduta da Cremonesi, abbastanza presente nel finanziamento delle istituzioni culturali della città.
Le Camere di Commercio avranno una dotazione minore, a causa del taglio dei contributi annuali dei singoli iscritti e perciò minori disponibilità da investire per la promozione ed il sostegno culturale.
Ma la tragedia maggiore di tutte - come se tutte queste non fossero sufficienti - sta nel progetto di Marino di voler accorpare in un'unica fondazione tutte le istituzioni culturali della città, da Santa Cecilia all'Opera, al Palazzo delle Esposizioni, al Teatro di Roma a Musica per Roma, per poter risparmiare anche attraverso la mobilità dei singoli da una istituzione all'altra.
Data la follia del progetto, al quale, s'è appreso il sindaco sta facendo lavorare una commissione segreta, l'unica possibile salvezza è che Marino si prenda un periodo lungo di 'riposo e cure del caso' o che Renzi lo costringa, per non fargli fare altri guai, a dimettersi, per la salvezza di Roma.
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