Riccardo Muti l'ha detto da Chicago a Paolo Isotta che gli comunicava la brutta notizia. 'Non metterò più piede nel teatro napoletano fino a quando resteranno gli attuali vertici', cioè a dire un signor commissario,il sovrintendente Purchia ed il direttore artistico De Vivo, anche se non viene citato, solamente perché conta quanto il due di briscola, ma comunque è nel mazzo di carte.
Cosa hanno fatto di tanto grave da suscitare l'ira funesta del grande direttore legato, come si sa, oltre che alla Puglia, a Napoli? L'hanno fatta grossa. Cosa ci si può attendere da persone che occupano certe poltrone senza averne la cultura e la statura professionale?
Pensando di fare cosa all'avanguardia, dicevamo, hanno organizzato una visione delle partite di calcio, nei giorni in cui giocava l'Italia, facendo precedere la visione della partita, come in un qualunque club sportivo di quart'ordine, da un concerto. Già il punto centrale della serata era la partita, loro hanno intrattenuto prima del fischio dell'arbitro, il pubblico, con una sinfonia di Beethoven. E dunque Muti ha ragione da vendere. Questi sono mercanti che non solo profanano il tempio, ma non conoscono neanche la merce che vendono. A Napoli c'è un detto che consiglia di non mettere 'la pucchiacca 'n mano ai criaturi '- la pucchiacca non serve tradurla in italiano, tutti capiscono - che è esattamente quello che gli amministratori napoletani hanno fatto chiamando ai vertici Purchia il commissario e De Vivo, che ora devono andare a casa.
E non è l'unica scivolata del teatro napoletano. Nelle passate settimane hanno chiamato un coreografo russo, al quale hanno chiesto una coreografia del Requiem di Mozart, con l'orchestra e coro i buca e il palcoscenico inondato da ballerini sculettanti e piroettanti. Che altro si aspetta a cacciarli, anzi a mandarli dietro le sbarre per oltraggio alla musica?
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