Un altro Matteo alla ribalta politica. Matteo Orfini, PD turco, è stato eletto a stragrande maggioranza alla Presidenza del PD italiano, succedendo al dimissionario Gianni Cuperlo. 'Li due Mattei' stanno ora al vertice del PD.
Orfini l'abbiamo ascoltato qualche volta in pubblico, in una di queste occasioni, precisamente nella Sala Santa Cecilia dell'Auditorium, nel corso di una assemblea agitativa delle rappresentanze sindacali del settore dello spettacolo, e più precisamente delle Fondazioni lirico-sinfoniche - alla quale furono invitati e presero la parola anche i sovrintendenti di Venezia, Chiarot, e Napoli, Purchia - Orfini fece un discorso molto articolato e convincente, chiamando assai spesso in causa il suo partito ed il neo ministro Bray, sulle riforme che il settore attendeva da tempo e da tempo eluse, rimandate o pasticciate. E nel corso del suo intervento ebbe a dire senza mezzi termini che molte disfunzioni nel campo delle Fondazioni lirico-sinfoniche e dello spettacolo dal vivo erano da addebitarsi ai vertici del Ministero, per i quali sollecitava pubblicamente il neoministro, a non prestarvi ascolto, anzi a spedirli in altro settore. Il riferimento era chiaro, anzi chiarissimo, anche perché già numerose volte il grande-grosso direttore generale Nastasi era stato chiamato in causa, come la causa di molti mali del settore.
L'uditorio e noi per primi restammo meravigliati del fatti che Orfini veniva a fare in pubblico un discorso che avrebbe dovuto fare al ministro del suo stesso partito, Bray. In quel caso Orfini parlava come responsabile del settore cultura del partito. Oggi Orfini è assieme a Renzi la massima autorità del PD italiano, mentre allora lo era soltanto per i turchi del PD, e perciò può, anzi deve non solo consigliare ma ordinare - con la necessaria grazia ma con altrettanta determinazione - a Franceschini, di torgliersi di torno il grande grosso direttore generale, Nastasi, protetto da Gianni Letta, come tutti sanno. Finirebbe così di far altri danni e dimostrerebbe a tutti che il potere, apparentemente intramontabile, di Gianni Letta, comincia a perdere colpi.
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