E' davvero curioso che in tempi in cui è di moda rassicurare con un solenne 'ci metto la faccia' molti di coloro che hanno responsabilità nella società, non solo politiche, si preoccupino, invece, di cambiare soltanto facciata.
Quando cambiano i gestori di una istituzione, come te ne accorgi? non dall'aria nuova che senti spirare là dentro. No, si cambia la grafica del sito e la linea grafica dei prodotti editoriali del'istituzione. A noi quei manifesti, e relativi programmi, di Santa Cecilia su carta beige con cornice marrone, così semplici, così eleganti ed eloquenti ci mancano. Crediamo che li abbia conservati solo La Scala, e bene ha fatto. Quelli non c'era bisogno di cambiarli ad ogni cambio di gestione, mentre quelli nuovi, ad ogni tornata di nuovi padroni, si cambiano.
Accade anche nei telegiornali. Il primo segno del cambio di direzione te lo dà la diversa grafica ed anche, in taluni casi, la diversa sigla, o la postura del lettore ( in piedi, seduto, a tre quarti, frontale, fisso, in movimento) non un modo nuovo di fare il telegiornale che sarebbe più auspicabile e più necessario della diversa grafica, del colore dello sfondo, dello studio ecc...
C'è anche il caso che la scelta di cambio facciata assunta da un amministratore se la ritrovi il suo successore, per i tempi lenti della nostra burocratica inefficienza. Come sta accadendo a Roma in questi giorni, con la discussione sul nuovo 'logo ' della città voluto da Alemanno e che Marino ora dovrà decidere di cambiare o no; dove sarebbe auspicabile che lasciasse quello storico della capitale, con la lupa ed i gemellini fondatori. c'è poco da fare i barbari so no barbari. Ci fece un gran brutto effetto la prima volta che entrammo nella sala consigliare del Campidoglio e vedemmo i nuovi arredi, assolutamente fuori posto in quella sala; ci siamo ancor più convinti dopo quella orrenda vista che se ci fosse capitato di andare a casa del sindaco che l'aveva voluto( Alemanno?), si sarebbe manifestato davanti ai nostri occhi un moderno museo dell'orrore, senza pagare biglietto.
Stesso discorso si potrebbe fare per certe piazze diventate anticamere di cessi pubblici, pali di illuminazione in stridente contrasto con il paesaggio urbano e tanti altri segni del passaggio dei nuovi barbari.
Oggi sovroccupati a intitolare a uno o all'altro sale, strade, ponti ( a proposito di ponti , il cosiddetto ponte della musica, il giocattolo costosissimo voluto da Veltroni a nostre spese s'intende, intitolato da Alemanno a Trovajoli, anche nei giorni degli Internazionali di tennis viene percorso giornalmente - come segnalato da un lettore del Corriere- da non più di una decina di persone al giorno). L'ultima è di pochissimi giorni fa; il 'Teatro studio' del complesso dell'Auditorium viene intitolato, non senza ragione, a Gianni Borgna, il bravo assessore comunale e presidente di Musica per Roma. Noi che credevamo che il primatista delle intitolazioni fosse il celebre Mollicone, abbiamo dovuto ricrederci: forse verrà superato dall'attuale presidentessa della Commissione cultura del comune - spetta a lei la proposta e la necessaria valutazione? - che in pochi mesi ha già pensato di intitolare una strada a Berlinguer ed una sala a Borgna.
A darci un filo di speranza che non tutto il mondo segue questo andazzo, è il faccione di Marzullo che, dopo mesi di assenza, è tornato ad illuminare la notte di Rai Uno, divenuta troppo buia senza la sua di faccia, nonostante che nulla fosse cambiato anche senza i.l suo faccione.
Nessun commento:
Posta un commento