"Se io fossi al governo non penserei al bianco, rosso...penserei al pane da mangiare', scriveva Giuseppe Verdi - mai parole furono più attuali in un'Italia che oggi sembra un set cinematografico brulicante di pagliacci, mentre la povertà si allarga sempre più - all'amico Arrivabene, come si legge in una delle 82 lettere del grande compositore messe all'asta da Bolaffi, al prezzo di partenza di 150.000 Euro, lo scorso 13 maggio, e restate invendute. Mentre immediatamente nella medesima asta un privato inglese ha acquistato le lettere che Maria Callas aveva scritto alla sua maestra Elvira de Hidalgo, per la somma di 79.000 Euro. Un destino strano: si acquistano le lettere di una cantante, per quanto fondamentale nella storia dell'interpretazione, mentre quelle di un genio giacciono nel caveau della Bolaffi. Non è proprio così che sono andate le cose. Lo Stato italiano ha avanzato il suo diritto di prelazione su un carteggio così importante di Verdi, ma poi si è tirato indietro, non permettendo che venissero vendute e defilandosi, almeno fino ad oggi, dall' acquisto. Bolaffi, considerata l'importanza di tale carteggio, ha deciso anche di rinunciare alla sua percentuale, purchè le lettere restino in Italia ed ha lanciato l'idea di una sottoscrizione fra quanti tengono all'arte italiana, per l'aquisto del carteggio da destinare ad una biblioteca o museo. Stiamo parlando di 150.000 Euro che, decurtati dei 35.000 di provvigioni, sarebbero poco più di 100.000 Euro. che lo Stato italiano- VERGOGNOSAMENTE- dice di non avere, stando ai fatti.
Ma il caso Callas-Verdi rimanda anche ad un altro cattivo costume che mette quasi sempre gli interpreti al disopra dei compositori. Basti pensare alla cartellonistica dei concerti. In grande, al centro del manifesto, il nome del cantante e dello strumentista, in basso e a caratteri appena visibili: musiche di Verdi, Beethoven.
Un'altra storiella, secondo noi anomala, racconta la cronaca di questi giorni. A Roma si parla di 'rimescolamento' nella giunta Marino. fra gli assessori che lascerebbero ci sarebbe anche la Barca, al suo posto arriverebbe - udite udite- Giovanna Marinelli vecchia conoscenza del PCI ( PD) romano e militante nelle truppe veltroniane. Marinelli, a capo della Commissione cultura del Comune - il posto che ora tiene la Di Biase, compagna di Franceschini - all'epoca di Veltroni, prima che mollasse tutto per andare in Africa dove poi non è più andato, premiò tutti i suoi più stretti collaboratori, da Verini regalandogli il Parlamento, alla Madia, figlia di un suo stretto collaboratore defunto improvvisamente ed ora addirittura ministro (sulla quale la nostra modesta opinione, dobbiamo ammetterlo, sta diventando positiva) alla Marinelli mandata a dirigere il teatro di Roma, a Sturm Truppen, il suo amico scrittore fiorentino dal nome impronunciabile spedito alla Rai o all'Agis e poi al Comunale di Firenze. non ricordiamo più da quale di queste caselle cominciò il viaggio premio pagato da Veltroni.
Veltroni, in questi giorni di elezioni è riapparso all'orizzonte e sui giornali, con il suo film su Berlinguer e accanto a Rutelli, ed alle spalle di ambedue il grande grosso Goffredo Bettini, il vero burattinaio dei due che ancora riesce a piazzare, anche con Marino, le carte del mazzo d'una volta.
Franceschini infine pare abbia fatto varare dal Consiglio dei Ministri, il decreto per il quale chi devolve una somma al settore della cultura e dei beni culturali potrà detrarsela al 65% dal reddito. Finalmente una buona notizia. speriamo che non resti solo notizia.
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