Le Esposizioni Universali, se si scorre la loro storia, sono sempre state una vetrina non solo dei vari paesi, per i loro usi e costumi innanzitutto, ma nello stesso tempo della cultura e dell'arte, musica compresa, sia del paese organizzatore che di quelli ospiti.
Da tempo, ovviamente, con il progresso e la velocità informativa del villaggio globale, molte di queste caratteristiche delle prime Esposizioni storiche si sono ridimensionate, ma non al punto che l'Expo 2015, che si inaugurerà esattamente fra un anno a Milano, si trasformi in 'nutrimento per i milanesi, ed energie per la loro sopravvivenza'.
Ironia a parte, questa considerazione c'è venuta alla lettura di una lunga intervista all'assessore Del Corno, musicista, responsabile per la cultura del Comune di Milano, uscita su una rivista di musica che, di recente, qualcuno ha definito, la 'rivista che si può comprare più di ogni altra', il cui senso non è riferito all'edicola, nasce alla constatazione che su quella rivista ha spazio l'esistente, meglio se oleato da pubblicità, senza mai una obiezione, un interrogativo su quella realtà illustrata assai spesso dai diretti interessati; perchè i suoi redattori si attengono al protocollo della carta dei giornalisti che recita al punto 1: non puoi chiedere all'oste come è il suo vino; e al punto 3: a caval donato non si guarda in bocca.
Del Corno racconta di aver mobilitato tutte le forze migliori non dell'Italia, ma della città: Gorli ( Divertimento Ensemble), Bonifacio, Boccadoro, Melchiorre ( Conservatorio),Vacchi e qualche altro. A questa ristrettezza di vedute - è una nostra modesta impressione - fa da contraltare, una profusione di termini ed espressioni inglesi, la lingua dell'internazionalità. Insomma etichette accattivanti, utili soprattutto per i visitatori stranieri, su un prodotto locale di origine protetta.
Perché ci interessiamo tanto all'Expo quando non ne abbiamo alcuna responsabilità né consonanza di vedute e interessi? Legittima domanda che merita risposta sincera. Per un preciso nostro interesse a vedere sfruttato un lavoro fatto nel 2009, i cui frutti abbiamo regalato agli organizzatori milanesi che ora, evidentemente, preferiscono chiudersi a riccio sulla città, per coglierne ed esporre le capacità produttive, senza badare espressamente al loro valore.
L'assessore Del Corno sa bene di che parliamo, perché anche lui, da noi interpellato, fu fra coloro che formularono un progetto per l'EXPO ( allora non era assessore, è bene chiarirlo, visto che già una volta una nostra scelta editoriale per Music@ l'ha trovato fortemente contrariato) anche se nell'intervista a quella rivista di musica non ha mai fatto cenno alla miniera di progetti ed idee alla quale ci riferiamo.
Nel 2009 organizzammo una sorta di 'stati generali della cultura', specie musicale, in Italia, allo scopo di formulare progetti e lanciare idee per l'Expo prossimo venturo, e con grande anticipo, per dar modo di valutare i risultati di tale grande sforzo organizzativo, pubblicati allora sul bimestrale Music@, edito dal Conservatorio dell'Aquila ed affidato alla nostra direzione. In quei mesi segnati dalla tragedia del terremoto registrammo anche dei pentimenti, come quello di Vacchi dapprima entusiasta della chiamata a raccolta, e poi scomparso dalla circolazione, lo stesso Vacchi che ora vediamo reclutato per l'ennesimo melologo, quando una volta tanto potrebbe cambiar genere, o saltare un giro. Vacchi sta a Milano come Ambrosini a Venezia: nulla si fa in città senza di loro.
Inviammo tutto quel materiale all'allora sindaco di Milano, Moratti, la quale ci rispose gentilmente assicurandoci che l'avrebbe girato ai diretti interessati all'organizzazione dell'EXPO. Ciò che oggi ci colpisce negativamente è constatare che viene gettato a mare un patrimonio così importante di progetti, per dare spazio a coloro che si vogliono nutrire azzannando quel pò che è rimasto del pianeta, esaurendo le risorse messe in campo per l'occasione.
C'è un solo caso nel quale Milano non viene tirata in ballo, quando si organizza, d'accordo con il MIUR, una parata dei migliori allievi dei nostri conservatori che durante l'EXPO, a turno e per piccoli gruppi, eseguiranno musica italiana per sollazzare i visitatori. Il solito sfruttamento dei giovani, per risparmiare, e senza offrire loro alcuna concreta opportunità.
Ma Del Corno sembra comunque soddisfatto, ed anche la rivista che lo intervista, nella prospettiva di essersi acquistata dei 'buoni mensa' per partecipare al banchetto dell'EXPO, ove ci fosse.
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