giovedì 29 novembre 2018
Così fan tutti. Anche il padre di Di Maio. Ecco per cosa scandalizzarsi
Antonio Di Maio compilava buste paga per i suoi dipendenti con cifre diverse da quelle reali. Metteva un compenso inferiore a quello elargito e il resto lo pagava «in nero». Lo hanno raccontato gli operai che lavoravano per la Ardima Costruzioni al giudice civile cui si era rivolto l'operaio specializzato Domenico Sposito. E lui stesso non ha negato di aver effettuato «versamenti in contanti». I verbali dei testimoni e i documenti contabili acquisiti nel corso della vertenza ricostruiscono la gestione dell'azienda di famiglia di Luigi Di Maio, ministro del Lavoro e vicepremier. La società era intestata alla madre Paolina Esposito, ma era il padre il vero proprietario. E nel 2014 i genitori decidono di donarne le quote ai figli: il 50 per cento ciascuno a Luigi e Rosalba facendole confluire nella Ardima srl di cui è amministratore il terzo fratello, Giuseppe. E questa mattina sarà proprio Antonio a dover effettuare un sopralluogo con i vigili urbani sul terreno di Marignanella dove aveva sede legale l'azienda per la verifica di alcuni edifici abusivi. Su quei terreni ci sono alcuni ruderi, ma anche un campo di calcio.
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