martedì 13 novembre 2018

LIbertà di stampa per Luigi Di Maio. Senti chi parla

"La libertà di stampa e di informazione per noi è sacra" e si deve garantire che la stampa sia libera "da tutto e tutti", ma "non può essere libertà di dire bugie" o "di offendere": lo ha affermato il vicepremier Luigi Di Maio in un video su Facebook dopo le polemiche per gli attacchi ai giornalisti che aveva lanciato nel giorno dell'assoluzione della sindaca di Roma, Virginia Raggi. L'intervento "mio e di Alessandro (Di Battista, ndr) sul caso Raggi è un intervento" dovuto al fatto "che noi siamo stati due anni" con "articoli" e "titoli" che raccontavano una realtà totalmente lontana dalle conclusioni e dal "valore del processo", ha aggiunto Di Maio. Se c'e' la "libertà di raccontare menzogne uno come me deve avere la possibilità di difendersi", ha sottolineato. Poi ha aggiunto che per essere libera l'informazione in Italia "ha ancora molta strada da fare".

 Solo che il difensore d'ufficio di Virginia Raggi, nelle settimane precedenti la sentenza di assoluzione ( ?) perchè il fatto NON COSTITUISCE REATO' e non perchè 'NON SUSSISTE', dimentica di dire ch , temendo non fosse favorevole alla sindaca, anche lui si è prodotto nella rilettura della 'fake news' del regolamento interno al Movimento, affermando e riaffermando che  si sarebbe dovuta dimettere, in caso di sentenza di condanna. 

In quei giorni mai ha rammentato gli articoli denigratori dei mesi passati, alcuni senza dubbio fuori luogo e misura, nei quali Feltri, campione che 'che mi frega a me', titolò anche 'patata bollente' giocando ignobilmente e vergognosamente, sul doppio senso dell'espressione, all'epoca in cui si attribuivano alla sindaca relazioni sentimentali extra matrimoniali (dal marito era separata, mentre ora è tornata insieme).

 Prima della sentenza avrebbe dovuto rammentare il fango gettato in faccia alla sindaca- se fango le si gettò in faccia  e non limitarsi a dire che in caso di condanna sarebbe dovuta andar via. Adesso son tutti bravi, anche gli asini, e lui per primo ( P.A.)

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