lunedì 19 novembre 2018

Guida alla più vasta pinacoteca di ritratti di musicisti, avviata nel Settecento da padre Martini, a Bologna, in un prezioso volume dell'editore Leo S .Olschki


Quando ci è stata anticipata dall'editore fiorentino Leo S. Olschki l'uscita del corposo, iconograficamente ricco e, rispetto al contenuto annunciato nel titolo, esauriente, volume ' I ritratti del Museo della Musica di Bologna: da padre Martini al Liceo musicale' (Pagg. 682- 90,00 Euro), alla cui realizzazione, durata anni, hanno partecipato diversi autori, fra musicologi e critici d'arte: Lorenzo Bianconi, Maria Cristina Casali Pedrielli, Giovanna Degli Esposti, Angelo Mazza, Nicola Usula e Alfredo Vitolo, siamo andati indietro, viaggiando con la memoria nel tempo, ai primi nostri interessi, fino ad ora non ancora sopiti, per la iconografia-iconologia musicale.

Un volume come questo genera in noi ammirazione per due ragioni: la prima è naturalmente per l'argomento affrontato, che, ripetiamo, ha sempre esercitato in noi grande attrazione; la seconda, per il lavoro certosino, quasi religioso diremmo, per condurla a termine, simile a quello degli antichi costruttori di cattedrali che intraprendevano un lavoro lunghissimo già sapendo che non lo avrebbero potuto vedere completato; e questa seconda suscita sempre,  altrettanto grande, ammirazione.

E così ci è venuto in mente il titolo di una delle prime ricerche sull'argomento apparse in Italia, effettuata ed edita a Martina Franca, patria del noto Festival della Valle d'Itria, dal titolo Iconografia musicale a Martina Franca, Autori vari, edito da Marangi nei primi anni Ottanta, anni in cui sull'argomento uscirono parecchi altri contributi, fra i quali forse il più importante è da considerare il fondamentale studio di Marius Schneider, Gli animali simbolici (Rusconi 1986); e il successivo Musica e pittura del compianto Carlo Majer.

Ma così forte restò sempre il nostro interesse, mai del tutto soddisfatto, per l'argomento che per il mensile Applausi, che dirigemmo nei primi anni Novanta, chiedemmo a Vittorio Sgarbi di curare una rubrica, dal titolo Musica per gli occhi, e più recentemente, per il bimestrale Music@, ad una nostra collaboratrice, Giulia Mariti, di effettuare un approfondito studio sulla iconogragfia e iconologia musicale nella storia, che pubblicammo con il titolo Il liuto in una stanza.
L'argomento, lungi dall'essere esaurito, riveste tuttora un grande interesse, anche nel caso in cui il suo contenuto principale sia il ritratto, quale ci consegna la ricca collezione, che conta ora oltre 300 esemplari, avviata da padre Martini. Il sommo studioso bolognese, autore di una delle prime Storie della musica, rimasta incompleta, ad essa avrebbe voluto aggiungere una galleria di ritratti dei musicisti di cui si andava occupando nella storia, giunta in eredità a Bologna e poi arricchita, dopo la sua morte, da successive acquisizioni e donazioni, anche recenti.

Quella ricca quadreria di ritratti, dislocata in varie sedi a Bologna, che è l'argomento del volume sopra menzionato, va ad aggiungersi ad onore della metropoli italiana, al 'Museo internazionale e biblioteca della musica'- nel quale è ubicata parte della raccolta oltre che nel Conservatorio - ed al recente 'Museo di strumenti musicali' – ricco di duecento e passa esemplari di ogni genere, con prevalenza per gli strumenti a tastiera – che espone la singolare collezione di Luigi Ferdinando Tagliavini donato alla 'sua' città.

Il ritratto, argomento esclusivo del volume Leo Olschki, spieghiamo, che consiste nella rappresentazione di individui ben caratterizzati e quindi riconoscibili, ebbe una straordinaria ampiezza di interpretazioni legate a numerosi fattori, come la capacità di interpretazione psicologica del soggetto, la volontà di connotare la posizione sociale ed il potere del personaggio, la maggiore o minore ricerca di somiglianza fisica, di realismo o di idealizzazione estetica.

La collezione, scrive il sindaco di Bologna, Merola, presentando la pubblicazione, presenta ritratti di compositori, musicisti, cantanti dal Cinquecento al Novecento, e rappresenta una testimonianza iconografica primaria, e in molti casi unica, delle loro fisionomie.

Padre Martini, aggiunge il presidente del Conservatorio,
Jadranka Bentini, si impegnò senza risparmiarsi, nella costituzione di questa raccolta, alimentata da una rete europea di scambi con le corti, i teatri, le cattedrali, le cappelle musicali, grazie alla fama di cui godeva l'Accademia Filarmonica bolognese.
Nel volume v'è anche traccia di alcune richieste di Padre Martini non soddisfatte - come ad esempio quella di un ritratto di Gesualdo da Venosa, il principe madrigalista.

La collezione del Martini era ben nota anche ai suoi tempi: infatti, leggiamo nella ' Notizie degli scrittori bolognesi' di Giovanni Fantuzzi, che alla sua raccolta ricca di codici e libri di musica, se ne aggiungeva una seconda 'del pari copiosa e scelta Pinacoteca - segnalata anche dalle guide a stampa della città - di tutti i Compositori e celebri dilettanti di Musica d'ogni nazione, e tutti spediti in dono dagli Autori medesimi e regalati dagli Amici e Scolari'. Di tale raccolta di ritratti v'è traccia anche nelle migliaia di lettere del musicista.

Naturalmente vi sono ritratti di musicisti ben noti e di altri che noti lo furono poco, e ve ne sono anche di celeberrimi; di alcuni, anche noti, resta l'unica effigie pervenutaci.

Il volume è così articolato. I capitoli iniziali, tre, tracciano la storia della iconografia martiniana; i secondi tre, tracciano la storia di episodi della raccolta eminenti – come il Farinelli di Giaquinto. Seguono le singole schede dei ritratti, 311 per la precisione, raggruppati per anni, cinquant'anni per ogni sezione, all'interno delle quali i musicisti ritratti sono illustrati in ordine alfabetico.

Ogni singola scheda rivela il nome del musicista ritratto e del suo autore, ambedue illustrati con notizie storiche; tecniche del ritratto, formato, stato di conservazione, storia del dipinto, e, infine, numero di inventario e attuale collocazione( fra il Museo, in Strada Maggiore 34, Palazzo Aldini Sanguinetti) e Conservatorio ( Piazza Rossini 2). In coda ad ogni altra notizia, i nomi degli autori delle singole schede. Tutti benemeriti.



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