Quando
ci è stata anticipata dall'editore fiorentino Leo S. Olschki l'uscita del
corposo, iconograficamente ricco e, rispetto al contenuto annunciato
nel titolo, esauriente, volume ' I
ritratti del Museo della Musica di Bologna: da padre Martini al Liceo
musicale' (Pagg. 682-
90,00 Euro), alla cui realizzazione, durata anni, hanno partecipato
diversi autori, fra musicologi e critici d'arte: Lorenzo
Bianconi, Maria Cristina Casali Pedrielli, Giovanna Degli Esposti,
Angelo Mazza, Nicola Usula e Alfredo Vitolo,
siamo andati indietro, viaggiando con la memoria nel tempo, ai primi
nostri interessi, fino ad ora non ancora sopiti, per la
iconografia-iconologia musicale.
Un
volume come questo genera in noi ammirazione per due ragioni: la
prima è naturalmente per l'argomento affrontato, che, ripetiamo, ha
sempre esercitato in noi grande attrazione; la seconda, per il
lavoro certosino, quasi religioso diremmo, per condurla a termine, simile a quello degli antichi costruttori di cattedrali che
intraprendevano un lavoro lunghissimo già sapendo che non lo
avrebbero potuto vedere completato; e questa seconda suscita sempre, altrettanto grande, ammirazione.
E
così ci è venuto in mente il titolo di una delle prime ricerche
sull'argomento apparse in Italia, effettuata ed edita a Martina
Franca, patria del noto Festival della Valle d'Itria, dal titolo
Iconografia
musicale a Martina Franca,
Autori vari,
edito da Marangi nei primi anni Ottanta, anni in cui sull'argomento
uscirono parecchi altri contributi, fra i quali forse il più
importante è da considerare il fondamentale studio di Marius
Schneider, Gli
animali simbolici (Rusconi
1986); e
il successivo
Musica e pittura del
compianto Carlo
Majer.
Ma
così forte restò sempre il nostro interesse, mai del tutto
soddisfatto, per l'argomento che per il mensile Applausi,
che dirigemmo nei primi anni Novanta, chiedemmo a Vittorio
Sgarbi di
curare una rubrica, dal titolo Musica
per gli occhi, e
più recentemente, per il bimestrale
Music@, ad
una nostra collaboratrice,
Giulia Mariti,
di effettuare un approfondito studio sulla iconogragfia e iconologia
musicale nella storia, che pubblicammo con il titolo
Il liuto in una stanza.
L'argomento,
lungi dall'essere esaurito, riveste tuttora un grande interesse,
anche nel caso in cui il suo contenuto principale sia il ritratto,
quale ci consegna la ricca collezione, che conta ora oltre 300
esemplari, avviata da padre Martini. Il sommo studioso bolognese,
autore di una delle prime Storie
della musica,
rimasta incompleta, ad essa avrebbe voluto aggiungere una galleria
di ritratti dei musicisti di cui si andava occupando nella storia,
giunta in eredità a Bologna e poi arricchita, dopo la sua morte, da
successive acquisizioni e donazioni, anche recenti.
Quella ricca quadreria di
ritratti, dislocata in varie sedi a Bologna, che è l'argomento del
volume sopra menzionato, va ad aggiungersi ad onore della metropoli
italiana, al 'Museo internazionale e biblioteca della musica'- nel
quale è ubicata parte della raccolta oltre che nel Conservatorio -
ed al recente 'Museo di strumenti musicali' – ricco di duecento e
passa esemplari di ogni genere, con prevalenza per gli strumenti a
tastiera – che espone la singolare collezione di Luigi Ferdinando
Tagliavini donato alla 'sua' città.
Il
ritratto, argomento esclusivo del volume Leo Olschki, spieghiamo,
che consiste nella rappresentazione di individui ben caratterizzati e
quindi riconoscibili, ebbe una straordinaria ampiezza di
interpretazioni legate a numerosi fattori, come la capacità di
interpretazione psicologica del soggetto, la volontà di connotare la
posizione sociale ed il potere del personaggio, la maggiore o minore
ricerca di somiglianza fisica, di realismo o di idealizzazione
estetica.
La
collezione, scrive il sindaco di Bologna, Merola, presentando la
pubblicazione, presenta ritratti di compositori, musicisti, cantanti
dal Cinquecento al Novecento, e rappresenta una testimonianza
iconografica primaria, e in molti casi unica, delle loro fisionomie.
Padre
Martini, aggiunge il presidente del Conservatorio,
Jadranka
Bentini, si impegnò senza risparmiarsi, nella costituzione di
questa raccolta, alimentata da una rete europea di scambi con le
corti, i teatri, le cattedrali, le cappelle musicali, grazie alla
fama di cui godeva l'Accademia Filarmonica bolognese.
Nel
volume v'è anche traccia di alcune richieste di Padre Martini non
soddisfatte - come ad esempio quella di un ritratto di Gesualdo da
Venosa, il principe madrigalista.
La
collezione del Martini era ben nota anche ai suoi tempi: infatti,
leggiamo nella ' Notizie degli scrittori bolognesi' di Giovanni
Fantuzzi, che alla sua raccolta ricca di codici e libri di musica,
se ne aggiungeva una seconda 'del pari copiosa e scelta Pinacoteca -
segnalata anche dalle guide a stampa della città - di tutti i
Compositori e celebri dilettanti di Musica d'ogni nazione, e tutti
spediti in dono dagli Autori medesimi e regalati dagli Amici e
Scolari'. Di tale raccolta di ritratti v'è traccia anche nelle
migliaia di lettere del musicista.
Naturalmente
vi sono ritratti di musicisti ben noti e di altri che noti lo furono
poco, e ve ne sono anche di celeberrimi; di alcuni, anche noti,
resta l'unica effigie pervenutaci.
Il
volume è così articolato. I capitoli iniziali, tre, tracciano la
storia della iconografia martiniana; i secondi tre, tracciano la
storia di episodi della raccolta eminenti – come il Farinelli di
Giaquinto. Seguono le singole schede dei ritratti, 311 per la
precisione, raggruppati per anni, cinquant'anni per ogni sezione,
all'interno delle quali i musicisti ritratti sono illustrati in
ordine alfabetico.
Ogni
singola scheda rivela il nome del musicista ritratto e del suo
autore, ambedue illustrati con notizie storiche; tecniche del
ritratto, formato, stato di conservazione, storia del dipinto, e,
infine, numero di inventario e attuale collocazione( fra il Museo, in
Strada Maggiore 34, Palazzo Aldini Sanguinetti) e Conservatorio (
Piazza Rossini 2). In coda ad ogni altra notizia, i nomi degli autori
delle singole schede. Tutti benemeriti.
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