Che Catania possa essere interessata ad un'opera nuova tratta da un celebre romanzo di Verga, è più che naturale. Che si voglia anche assicurare la prima mondiale non è che una conseguenza , e che voglia proporla, dopo il debutto che si spera felice, agli altri teatri italiani e stranieri, va da sè. Ma...
Ma il sovrintendente Roberto Grossi non può spararle così grosse, come ha fatto alla presentazione a Roma dell'opera, dove ha detto:
-" L'abbiamo fortemente voluta - al punto da spostare Cenerentola di Rossini già programmata alla prossima stagione - con l'idea di farne una produzione mondiale. Perchè mentre la lirica stenta a trovare nuove strade e i teatri si limitano a ripetere il repertorio ottocentesco, quest'opera dalla musica eccezionale ha le giuste potenzialità per riportare i giovani a teatro".
Dello stesso tenore di Grossi, le dichiarazioni del direttore artistico Francesco Nicolosi - Se non si fanno cose nuove il teatro rischia di diventare un museo. Dubitiamo che Paolo Isotta, suo strenuo sostenitore ed estimatore, le condividerebbe.
Sembra uscito dalla stessa scuola frequentata da Fuortes, Roberto Grossi - come a noi che lo conosciamo abbastanza non sembrava fino ad oggi. Dalla scuola cioè che insegna ai sovrintendenti dei nostri teatri lirici, di mettere fine al repertorio ottocentesco e trovare vie nuove!
Quella stessa scuola, però, dove agli aspiranti sovrintendenti non rammentano che è proprio quel 'repertorio ottocentesco' a tenere in vita i teatri ed a richiamare pubblico italiano ma soprattutto straniero.
E dove purtroppo a nulla è valso l'insegnamento impartito, se ad un sovrintendente come Fuortes, viene la balzana idea - che ha fatto ridere il mondo intero - di 'esternalizzare' orchestra e coro all'Opera di Roma.
Nessuno vieta di tentare nuove vie, sperimentare nuovi linguaggi per l'opera, ma come si fa a dire: basta con il grande repertorio del melodramma? Sarebbe come dire, in campo letterario, basta leggere i classici della grande letteratura del passato!
Fuortes - ma temiamo che d'ora in avanti possa farlo anche Grossi - nel suo teatro vuole solo registi 'moderni', quelli classici lui li schifa, quantomeno non gli vanno giù e perciò non li invita. Salvo che... non ci siano i soldi del sultano a convincerlo, come accadrà fra due anni con il nuovo - terzo o quarto - Rigoletto con la regia di Zeffirelli, regista classicissimo - all'antica potremmo anche dire, ma regista vero! - che andrà in scena nel Teatro di Muscat, nell'Oman, proprio con l'Opera di Roma che realizzerà i bozzetti dell'anziano regista fiorentino.
Il fatto è che questa Capinera di Mogol-Fulcheri-Bella è da un decennio circa che si tenta di farla volare, senza riuscirci. Gli articoli che abbiamo pubblicato prima di questo, ripresi dal web, ci raccontano della presentazione dell'opera, con ascolti parziali affidati a ottimi cantanti, la prima volta a Parma, addirittura nel 2011, con la promessa che sarebbe andata in palcoscenico l'anno successivo - cosa che non fu.
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Poi, raccontano altri articoli, nel 2014 viene presentata a Lucca, ed annunciato che sarà rappresentata al Festival di Erl, con la direzione di Gustav Kunh, nell'edizione del 2016. Ed anche in questo secondo caso la rappresentazione non ci fu.
Adesso, ma siamo alla viglia, l'opera dovrebbe approdare finalmente a Catania, al Teatro Massimo bellini ai primi di dicembre. Regia scene e costumi di Dante Ferretti, direzione musicale di Leonardo Catalanotto ( Catalanotto chi?).
Non vogliamo fare la capinera di malaugurio, ma a noi questa impresa ci fa pensare a 'Divo Nerone' ed al suo fiasco sul Colle Palatino la scorsa estate, quella del 2017. E ci fa temere soprattutto per Dante Ferretti che rischia di prendersi il secondo fiasco.
O c'è chi spera che 'La Capinera' possa ripetere il successo, intramontato, di Cavalleria rusticana?
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