Si chiama Pavan, e la sua storia di insegnante l'abbiamo letta su Repubblica, oggi. In breve, il nostro violinista, già strumentista in orchestra, divenuto papà ha pensato di cambiare mestiere: fare l'insegnate di musica, e per questo, nell'anno scolastico in corso, ha ottenuto una supplenza annuale. Nella scuola che gli viene assegnata il preside, in mancanza di insegnanti idonei, gli ha affidato una allieva disabile, per la quale necessitano, ovviamente, specifiche competenze che un insegnante di musica può non avere. Come accade a Pavan.
Sorvoliamo sull'indecenza tutta italiana che, a scuola, non riesce a dare ad uno studente disabile l'insegnante di cui ha bisogno - di casi analoghi quasi giornalmente si legge sui giornali.
Pavan accetta, il preside lo affianca con un altro insegnante, una sua collega, anch'ella insegnante di musica. I due, dopo i primi giorni, e Pavan più della collega ci pare di capire, si rendono conto della loro totale impreparazione al compito loro affidato.
Pavan va dal preside e gli dichiara la sua incapacità. Il preside si giustifica dicendogli che non avendo insegnanti di sostegno preparati al caso, è stato costretto a ricorrere a lui. Pavan insiste, ed alla fine di fronte al preside che insiste perchè resti al suo posto magari fino all'arrivo o al reperimento di un insegnante di sostegno, si dimette. Dimettendosi perde il diritto allo stipendio, lui che, già per averne uno, aveva lasciato l'orchestra nella quale, immaginiamo, lavorasse saltuariamente, da aggiunto.
Successivamente viene chiamato da un altra scuola per insegnare la materia per la quale aveva chiesto la supplenza: musica. E noi siamo doppiamente felici per lui.
Primo, perchè ha messo in piazza una delle lacune più ignobili della nostra scuola che non è neppure capace di dare ad un ragazzo disabile un insegnante idoneo. Secondo, perchè la nuova supplenza lo compensa della sua onestà. Che vale più di una qualunque sonata con il suo violino.
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