Non è certo la prima volta e, temiamo, non sarà neppure l'ultima, fino a quando l'insensatezza di un direttore artistico avrà la meglio sulla ragionevolezza umana e sul senso e le finalità della musica.
Ricordiamo ancora una di queste assurde e inconcepibili maratone, negli anni Ottanta, affidata a Lorin Maazel, a Londra, in un luogo più simile ad uno stadio che a una sala da concerto. Eseguire le Nove sinfonie di Beethoven in un sol giorno ha a che fare con un esercizio ginnico o di destrezza fisica piuttosto che con una esecuzione musicale. E ciò che va bene per una gara sportiva non va bene per la musica e soprattutto con quella musica.
Non dobbiamo certo noi spiegare a Pinamonti, musicologo di vaglia, quanto la sua scelta di far eseguire le Sinfonie beethoveniane il prossimo 22 giugno al San Carlo, giorno della FESTA DELLA MUSICA, in coincidenza dell'apertura delle Universiadi che la città partenopea ospiterà il prossimo anno, sia insensata ed irrispettosa e rischi di trasformarsi in una FESTA ALLA MUSICA.
Eppure, muniti delle nostre relative conoscenze storico-musicologiche, tenteremo di farlo, a beneficio soprattutto dei lettori e frequentatori di questo blog, non certo di Pinamonti che nulla avrebbe da imparare da noi che già non sappia, anche se sembra l'abbia dimenticato, forse volutamente, in questo caso.
Fermiamoci a riflettere sul senso della musica e sulle sue finalità, mutati nel corso dei secoli.
Fin dall'antichità, specie nell'ambito religioso, si è sempre stati convinti che la musica, il canto per la precisione, aiutasse l'uomo ad elevarsi. E, del resto, quale altra finalità si proponeva la fioritura finanziata e stimolata della ricchissima produzione religiosa e liturgica della musica vocale, compresa quella rivestita dei fasti polifonici e strumentali?
Inutile negare, però, che la musica, in ambito diverso da quello religioso, ha avuto anche altre finalità, come l'intrattenimento ed il divertimento, ai quali rimandavano le prodezze tecniche sia strumentali che vocali degli interpreti sollecitate e stimolate dagli stessi compositori.
Perfino il melodramma ed il teatro musicale in genere - soprattutto in Wagner e Verdi per fermarci al grande repertorio dell'Ottocento - prese su di sè impegni certamente ben lontani da quelli che lo avevano fatto nascere nel Seicento, e cioè educare facendolo riflettere, nello stesso momento in cui lo intratteneva, il pubblico ai valori civili, umani, alle grandi idealità.
Il discorso fin qui imbastito, a maggior ragione si applica alla musica strumentale, nata come accompagnamento di feste, manifestazioni pubbliche, grandi balli a palazzo, che, col passare del tempo si trasforma in vera e propria incarnazione sonora del pensiero - a tale categoria va ascritta, per esemplificare, l'immensa produzione strumentale soprattutto bachiana - e monumento alla bellezza che è anche sinonimo di verità.
Man mano che tale convinzione non imposta ma scoperta dai musicisti medesimi si faceva strada, la produzione strumentale si andò sia affinando nelle forme e nella tecnica compositiva che riducendo nella quantità, perchè il grande artigianato, sempre alla base di ogni invenzione musicale, si accompagnò a riflessione anche teorica, filosofica addirittura.
La storia della 'sinfonia'- senza che ci sia bisogno di andare troppo indietro nel tempo - lo dimostra: dalle cento e passa sinfonie di Haydn, nate prevalentemente per il piacere e l'intrattenimento dei signori suoi committenti, si passa alle decine di quelle di Mozart che già si prefiggono scopi diversi da quelli prevalenti in Haydn, e , infine, alle Nove soltanto di Beethoven, ciascuna delle quali è una summa di musica e di pensiero.
Perchè allora, con gesto quasi spregiativo incurante del loro valore, quasi buttarle tutte in un sol giorno, impedendo di fatto a chi le ascolterà di rifare a suo modo il percorso che portò l'autore a scriverle, non in un sol giorno, in un mese o in un anno, ma lungo tutta la sua carriera di compositore?
L'antico evangelico detto: margaritas ante porcos ribadisce una profonda sacrosanta verità. Se alle cose, musica compresa, non si attribuisce il valore che hanno, maneggiandole con cura ove necessario, ed offrendole nella migliore delle modalità, indipendentemente dai destinatari - mai e poi mai pensando agli ascoltatori ci verrebbe da considerarli come i 'porcos' dell'antico detto - ci si trova esattamente nella stessa condizione in cui si troverebbero i maiali qualora venissero offerte loro al posto delle ghiande, preziosissime perle che sono incapaci e non sono nelle condizioni di apprezzare.
Noi non solo non riusciamo a giustificare la scelta di far eseguire tutte le sinfonie in un giorno, che giudichiamo 'bestiale' ma siamo per principio contrari anche alla formula con cui oggi si costruiscono i programmi di molti concerti, che prevedono l'esecuzione, dopo un breve brano per 'scaldare i muscoli' - di chi ? quelli fisici dei musicisti o quelli simbolici (mentali )degli ascoltatori?- di una sinfonia, solitamente impegnativa, nella prima parte e di una seconda nell'altra.
Anche due sinfonie di Beethoven nel medesimo concerto, son troppe, inutili, sprecate, sono buttate via senza pensarci. Una a concerto basta e avanza.
Meglio si faceva nel passato, relativamente ai programmi dei concerti. Si confezionava la prima parte con diversi brani di diverso spessore in ogni senso, compreso quello temporale, e finalità; riservando la seconda, interamente, ad una pezzo sinfonico di grande impegno e profondità e spessore
Come si fa a chiedere, sia ai musicisti che agli ascoltatori, dopo aver fatto eseguire ed ascoltare, una sinfonia di Beethoven, che impegna tutti, esecutori e ascoltatori, a compiere un cammino che nulla a che fare con il gioco, con il divertimento e l'intrattenimento superficiali e spensierati, che si ricompongano e si rimettano in marcia verso la riflessione, il pensiero, la scoperta della bellezza una seconda volta ed in breve spazio di tempo? Chi lo pretende è a digiuno anche delle più elementari norme di psicologia, e modalità e tempi di applicazione della mente umana alla riflessione.
Che si tratti di una richiesta pressoché impossibile da realizzare, lo dimostra anche il fatto che a Napoli, sul palcoscenico del teatro, per le Sinfonie di Beethoven, si avvicenderanno due orchestre, ritenendosi a ragione una soltanto inadeguata a realizzare una impresa con il medesimo costante impegno, non solo tecnico. E dunque ciò che non riuscirebbero ad assicurare i musicisti, lo si richiede, anzi impone agli ascoltatori? I musicisti avrebbero dovuto eseguire nel giro di quattro ore circa, con un intervallo inferiore ad un'ora, ben quattro sinfonie. Insana pazzia, per mascherare la quale, si è rimediato con le due orchestre che si avvicendano ogni due sinfonie.
Ecco perchè la pazza idea della 'folle' giornata beethoveniana voluta insensatamente da Pinamonti meriterebbe una qualche spiegazione plausibile, una sola almeno, che noi non siamo riusciti in nessun modo a trovare.
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