ACCADEMIA
DI SANTA CECILIA
Il
Fatto Quotidiano Letto sulla
stampa
Le
note stonate di Santa Cecilia
Denunce
di voto di scambio e favori incrociati.
Tutto il malcontento della
storica accademia nazionale.
di
Elisabetta Ambrosi
“Caro
Presidente, dopo la scomparsa di Luciano Berio tua
sponte sei
venuto da me con delle bottiglie di champagne prima delle elezioni
che ti videro nuovamente a capo dell’Accademia, presentandomi il
tuo desiderio di affidarmi delle esecuzioni di Palestrina […] E
prima delle ultime elezioni sei sempre tu che hai telefonato, e il
Dott. Biciocchi (segretario generale della Fondazione che porta il
mio nome) […] è venuto nel tuo ufficio e ha scritto ‘CAGLI’
sulla scheda elettorale sotto i tuoi occhi”.
È
il 9 settembre 2013: gli accademici di Santa Cecilia, i professori
del Coro e dell’Orchestra e il Collegio dei Revisori ricevono
questa lettera firmata dal Card. Domenico Bartolucci, compositore
novantaseienne e lui stesso accademico. Facendo seguito a un’altra
missiva inviata il 9 giugno, l’anziano cardinale fornisce uno
squarcio inquietante sulla situazione interna di quella che dovrebbe
essere un’eccellenza italiana: parla esplicitamente di promesse
elettorali dell’attuale presidente Bruno Cagli - in carica a Santa
Cecilia dal 1990 al 1999 e di nuovo dal 2003 a oggi – in vista
delle ultime elezioni del 2012 (“ti impegnavi con una stretta di
mano ad eseguire il mio ‘Stabat Mater’ telefonando seduta stante
a un tuo collaboratore”). Denuncia il meccanismo di voto di scambio
palese, vietato dal regolamento dell’Accademia. Accusa, infine, il
vicepresidente Michele dall’Ongaro per violazione dello Statuto, a
causa di un aperto conflitto di interessi. Infatti, mentre lo stesso
Cagli ricopre tre cariche all’interno dell’Accademia -
Presidente, Sovraintendente e Direttore artistico – dall’Ongaro,
dirigente Rai, ha ben sette incarichi, tra cui quello di
Sovraintendente dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai e
Vicepresidente (con delega alla programmazione artistica)
dell’Accademia di Santa Cecilia.
La
denuncia di Bartolucci è un campanello d’allarme del malcontento
interno. Ad essa sono seguite altre missive anonime - nessuno ha il
coraggio di parlare apertamente per paura di ritorsioni. “Durante
la campagna elettorale sono state fatte a noi molte promesse, di
suonare, di essere eseguiti, di dirigere, quasi mai rispettate,
tranne con quelle persone che possono tornare utili al nostro
presidente […] o per assecondare i capricci artistici ed economici
di Abbado e Pollini”, si legge in una lettera del 10 luglio, nella
quale si denuncia anche l’appoggio di Cagli a dall’Ongaro “che
con la sua spropositata ambizione ci è stato presentato come persona
affidabile e utile, nipote di Claudio Abbado e dirigente Rai”.
L’unica lettera firmata circolata in queste settimane è quella di
Michele Campanella, nella quale il noto pianista denuncia di “essere
stato escluso dal cartellone dei concerti sine die” per la sua
avversione a Cagli.
Ma
ci sono altri fatti che descrivono una situazione grave. La
condizione dei professori dell’orchestra e del coro, assunti
attraverso dure selezioni e costretti, pur avendo stipendi inferiori
alla media europea e a fronte di un sempre maggiore impegno, a
sacrificare il loro ultimo premio di produzione per versare 500.000
euro per il pareggio di bilancio 2012. Un fatto che, a detta di
Cagli, dovrebbe restare straordinario, ma che senza un piano di
ristrutturazione serio rischia di reiterarsi.
E
mentre all’orchestra vengono chiesti sacrifici, il numero del
personale amministrativo è cresciuto in maniera esponenziale negli
anni grazie a assunzioni a chiamata, che si aggiungono alle
collaborazioni ad
personam (tra
cui si ricorda quella affidata sotto Cagli al figlio di Angelo
Balducci nel 2009), mentre i cinque dirigenti vicini al Presidente -
330.000 euro di stipendio - si dividono la somma di circa 900.000
euro (un dato che non viene riportato chiaramente nell’oscuro
bilancio presente sul sito). Tra questi, il direttore operativo
Rosario Cupolillo, da violista a funzionario e ora insieme anche
dirigente (mentre sua moglie Angelica Suanno è passata in poco tempo
da collaboratrice esterna a funzionario di fascia A); e il direttore
del personale Giuliano Polo. Altri casi che hanno generato
malcontento interno sono quelli di Annalisa Bini, dirigente e
accademica, contestata dalle stesse missive e da voci interne per il
suo curriculum, e di Massimiliano Tonsini, ex tenore del coro sempre
vicino a Cagli, divenuto Maestro assistente senza concorso.
A
suggellare una situazione già esplosiva ci ha pensato l’art.11 del
recente decreto cultura del governo Letta che, misteriosamente,
consente a Santa Cecilia, a differenza di tutti gli altri enti
lirici, di continuare a eleggere il proprio presidente internamente
(del Cda dell’Accademia fa parte, oltre a Luigi Abete, Fulvio Conti
e altri, Gianni Letta, subentrato nel 2011 al compositore Giorgio
Battistelli, candidato alle ultime elezioni contro Cagli).
Molte
le domande che aspettano una risposta. Possibile che nell’Accademia
si pratichi palesemente il voto di scambio? Come mai, ministro Bray,
è stata prevista un’eccezione per la governance di
Santa Cecilia? E perché un’azienda pubblica come la Rai permette a
un proprio dipendente di essere sovraintendente e vicepresidente
delle due uniche orchestre nazionali italiane?
Elisabetta
Ambrosi
(Il
fatto Quotidiano, 3 ottobre 2013)
Senza
l’articolo-denuncia de ‘Il Fatto Quotidiano’, dell’articolata
corrispondenza in una sola direzione- destinatario il sovrintendente
Cagli- nulla sarebbe filtrato della gestione dell’Accademia di
Santa Cecilia che, secondo le denunce ivi contenute, sarebbe assai
personale, quando non anche ai limiti della illegalità, allorchè si
denunciano voto di scambio ed incompatibilità fra incarichi. Denunce
pesanti che recano l’autorevole firma del Card. Bartolucci che non
ha peli sulla lingua – le sue sono le lettere più circostanziate -
e quella altrettanto autorevole del pianista Michele Campanella,
sempre presente nel cartellone dell’Accademia fino alla primavera
del 2012, quando si è avuta l’ennesima riconferma di Cagli, e
Campanella non era fra i suoi sostenitori. Poi ci sono anche due
lettere non firmate, ‘per paura di ritorsioni’, scritte da
Accademici - come del resto accademici ceciliani sono Bartolucci e
Campanella - molto informati sui fatti. Le accuse sono davvero
pesanti e la mancata risposta di Cagli ha come sola giustificazione
il fatto che gli abili comandanti di navi sanno come districarsi fra
gli ostacoli, senza curarsi degli appunti che i sottoposti, anche
graduati, muovono alle rotte seguite nella navigazione. Ma il
silenzio non è sempre la miglior risposta, perché qualche volte sta
a significare che nulla o quasi si può opporre alla verità
contenuta e sbattuta in faccia agli interessati.( P.A.)
Lettera
aperta ai colleghi Accademici di Santa Cecilia
Il
canto gregoriano, base della grande civiltà musicale dell'Occidente,
la polifonia sacra e profana, le prime espressioni dell'opera in
musica, l'oratorio sacro che da Carissimi approda a Refice e a Perosi
fanno parte di quella grande tradizione musicale romana alla quale io
ho potuto dare il mio modesto contributo. Le maggiori istituzioni che
nei secoli hanno valorizzato e trasmesso questa tradizione sono la
cappella Musicale Pontificia (Sistina) e la Congregazione dei musici,
poi Accademia di S. Cecilia. Purtroppo, da oltre due decenni la
tradizione musicale romana è totalmente trascurata dalle Istituzioni
locali, in primis dall'Accademia la quale dovrebbe riservare una
parte dei suoi programmi allo studio e all'esecuzione delle
composizioni di questa tradizione della quale peraltro si vanta nei
messaggi promozionali relativi alle proprie attività concertistiche
dove spesso appare il volto di Palestrina, principe della musica.
Basterà ricordare tra le tante omissioni, l'indifferenza riservata
all'anniversario della nascita di Carissimi. Notevole spazio alla
polifonia veniva dato dall'Accademia negli anni '60 quando la
Cappella Sistina da me diretta era presente annualmente nella
stagione dei Concerti. Successivamente, per non doversi avvalere di
una istituzione esterna si pensò a ragione di far eseguire il
repertorio polifonico al Coro dell'Accademia e io stesso per molto
tempo ne ho curato settimanalmente la preparazione in vista di
importanti esecuzioni in ltalia e all'estero. Accanto a questo
impegno ho potuto prestare il mio contributo - spesso gratuitamente -
in diverse occasioni nelle quali l'Accademia ha voluto presentare
miei lavori sinfonico corali. Il tutto ad indicare quanto grande sia
stata la mia affezione per il prestigio di una Istituzione che viveva
in un clima di condivisione, collaborazione e confronto tra gli
Accademici. Per quanto mi riguarda figuro tra di essi come
compositore ma l'Accademia non ha più ravvisato l'opportunità di
programmare niente di mio, né volle salutare con un semplice e
formale biglietto di congratulazioni la mia nomina a cardinale che
non per me ma per l’Istituzione avrebbe dovuto essere di vanto ed
orgoglio! Confesso che mi avrebbe fatto piacere poter condividere con
voi tale evento del tutto inatteso. Questa assenza di attenzione, ai
limiti del dispregio, contrasta con le reiterate e spontanee promesse
di inserire mie musiche nella programmazione, espresse più volte
nell'ultimo decennio con forte impegno a me o ai miei collaboratori,
specialmente in occasione delle elezioni per il rinnovo della carica
di Presidente... A 96 anni e come Accademico più anziano di nomina -
nel 2015 saranno 50 anni - mi sento in dovere di esternare a voi
queste considerazioni personali con le quali non desidero tanto
lamentare il trattamento a me riservato del quale poco mi importa,
quanto invitarvi a una seria riflessione sul futuro dell'Istituzione
di cui tutti e ciascuno di noi siamo parte essenziale. Con rammarico
noto che diversi colleghi non prendono parte, forse per disaffezione,
alle votazioni, che lo spirito di condivisione del quale accennavo
poco sopra è da tempo sparito, che fra le proposte di nuovi
accademici appaiono a volte nomi del tutto inappropriati, e che non è
più possibile discutere della programmazione la quale ci viene
comunicata senza poter esprimere alcun parere. Profondo disagio mi è
stato manifestato da vari colleghi anche per le recenti votazioni del
Consiglio di Amministrazione tenutesi per alzata di mano e non a
scrutinio segreto. Non è questo lo spirito di una Istituzione che
dovrebbe tenere in massima considerazione il corpo degli Accademici,
ma solo con l'impegno di tutti sarà forse possibile sanare una
situazione che molti non ritengono più compatibile con la storia e
le peculiarità dell'Accademia di Santa Cecilia. Con i migliori
auguri.
Roma,
26 giugno 2013
Domenico
Bartolucci
Agli
Accademici di Santa Cecilia
Cari
colleghi,
Mi
è giunta come credo a tutti voi la lettera del M° Bartolucci che
francamente non mi sarei mai aspettato, dando per scontato che lui
potesse essere più o meno in linea con l'attuale gestione
dell'Accademia. In realtà questo viene palesemente smentito e il
fatto che una tale personalità abbia espresso una critica aperta
cosi puntuale mi rallegra e mi rafforza nelle mie opinioni critiche
che purtroppo non posso esprimere con la stessa franchezza. Il
trattamento personale che è stato riservato al Maestro non è
comunque un’eccezione e non mi meraviglia, poiché specie dopo le
ultime elezioni dovremmo sapere tutti quante promesse e quante
telefonate siano state fatte a molti di noi al fine di guadagnarsi -
in un modo che lascio a voi definire - un voto che forse senza tali
manovre non si sarebbe espresso. Prendendo spunto dall'accaduto e
dalle elezioni dei nuovi accademici che ricorreranno da qui a pochi
giorni mi sento di invitare TUTTl a votare, poiché TUTTI facciamo
parte di questo corpo e dobbiamo sentire la responsabilità di come
l'Accademia viene gestita ed amministrata senza disinteressarcene.
Personalmente ritengo che un segnale forte sia quello di votare
scheda bianca anche per non permettere che ancora una volta, a causa
dell'assenza di molti di noi, siano elette senza il necessario ampio
consenso alcune persone verso le quali si può avere la massima stima
e considerazione per l'operato svolto, ma che non hanno i giusti
requisiti per far parte del corpo degli Accademici. Questo potrebbe
costituire l'inizio di un percorso critico costruttivo per il futuro.
Mi dispiace dover rimanere nell'ombra e di questo mi scuso con tutti
ma la situazione presente non lascia spazio ad un confronto libero e
sereno tra di noi.
Lettera
non firmata
Agli
Accademici di Santa Cecilia
Cari
e stimati colleghi,
le
tre lettere che ho ricevuto in queste ultime settimane mi hanno fatto
molto riflettere sulla situazione attuale della nostra Accademia.
Sono accademico da molti anni, un riconoscimento di cui sono
orgoglioso, ma con molta e fraterna sincerità devo dirvi che il
contenuto delle lettere ha risvegliato dentro di me, e spero in molti
di noi, quella parte di coscienza etica e morale che per molto tempo
si è assopita. Alle ultime elezioni ho votato il nostro attuale
Presidente, come ho sempre fatto, confesso che la tentazione di
votare Battistelli è stata molto forte, ma alla fine mi sono
lasciato convincere dalle parole del nostro Presidente che mi ha
fatto previsioni catastrofiche qualora ci fosse stato un cambiamento
di Presidenza.
Durante
la campagna elettorale sono state fatte promesse a molti di noi, di
suonare, di essere eseguito, di pubblicare, di dirigere…Promesse
quasi mai rispettate tranne con quelle persone che possono tornare
utili al nostro Presidente, per esempio creare crediti con i nuovi
Accademici oppure assecondare i capricci artistici ed economici di
Abbado… Pollini…
Per
molti di noi Accademici è umiliante essere considerati come coloro
che chiedono sempre, ma ricordiamoci che il nostro Presidente non ci
risparmia mai le sue continue false lamentele per un ruolo che vuole
e che conserva da vent’anni e che non vuole assolutamente lasciare.
Sono
contrariato dalla promozione/pressione che il Presidente ha fatto per
far eleggere la Dottoressa Bini. Come pure trovo inelegante e
inopportuno come il Presidente sta preparando la sua successione nel
segno della continuazione con un imbarazzante appoggio
all’onnipresente Dall’Ongaro che con la sua spropositata
ambizione ci è stato presentato come “persona affidabile e utile,
nipote di Claudio Abbado e dirigente Rai… e quindi porta un po’
di denaro nelle casse dell’Accademia” ( queste sono parole tue,
Presidente).
Ai
miei tempi si diventava Accademici per meriti artistici e non perché
si è nipoti di… o dirigenti Rai. No, caro Bruno, questa volta non
ti seguo. Hai aperto le porte dell’Accademia a politici e
imprenditori per restare ben radicato sulla tua poltrona e rimango
basito quando vedo alcuni Accademici che ti applaudono per quello che
hai fatto. E’ paradossale!
Il
nostro presidente in alcune occasioni critiche o di tensione ha fatto
chiedere ad altri Accademici un segno di conferma e fiducia per la
sua persona e per il suo operato e questo è stato chiesto per alzata
di mano. Come pure ha fatto eleggere gli Accademici dell’attuale
CDA proponendo ai pochi presenti all’Assemblea di farlo per alzata
di mano. Queste sono situazioni dove il voto deve essere sempre a
scrutinio segreto, senza l’ipocrisia e la farsa di chiedere agli
Accademici cosa preferiscono fare, offrendo loro una falsa libertà
di scelta. E’ una questione di trasparenza e di correttezza.
Purtroppo
anch’io, come il ‘collega anonimo’ non ho la forza di firmare
questa lettera e credetemi mi dispiace molto. Questo è il clima che
ci troviamo a vivere all’interno della nostra Accademia, temere di
esprimere le proprie opinioni e poi di pagarne le conseguenze. Mi
auguro che in futuro possa esserci un vero cambiamento per il bene
della nostra Accademia.
PS.
Come sapete il nostro amico Sergio Perticaroli è molto malato e vi
assicuro che non è in grado di poter compilare nessuna scheda.
Lettera
non firmata (10 luglio 2013)
Agli
Accademici di Santa Cecilia
Cari
Colleghi,
il
risultato più triste della presidenza Cagli è la disaffezione che
si è diffusa tra noi. Ormai la vita dell'Accademia è cosa che
riguarda un'esigua minoranze di colleghi, mentre la gran parte di noi
si tiene lontana dalle occasioni in cui viene deciso il futuro
dell'istituzione: perché partecipare quando si conosce già il
risultato? Alla vigilia delle scorse elezioni vi avevo inviato una
lettera che qualcuno di voi forse ricorderà, nella quale auspicavo
una svolta che recuperasse all'Accademia una vitalità, un dinamismo
indispensabili alla sua sopravvivenza. Così esponendomi, mi sono
condannato alle proscrizione: infatti sono stato escluso dal
cartellone dei concerti sine die. A quanto mi risulta, non sono il
solo a ricevere tale trattamento. Scrivo questo per dirvi che l'altra
faccia delle promesse elettorali (sistematicamente elargite, assai
spesso non mantenute) è l'isolamento. Chi non vota per il Presidente
o per i candidati che lui suggerisce, merita una punizione.......
Spero anch'io come il Cardinale Bartolucci e il nostro anonimo
collega che sia arrivato il momento di prendere coscienza della
necessità di una forte reazione alla decadenza etica nella quale
l'Accademia sta affondando. La causa principale di essa è
l’affezione al potere, che si autoalimenta in assenza di
un'energica dialettica interna e che non teme di ledere la dignità
degli Accademici attraverso atteggiamenti degni della peggiore
politica. Che brutta aria che si respira in Accademia! Non
rassegniamoci al suo declino!
Vostro
Michele Campanella
Al
Presidente e agli Accademici di Santa Cecilia
ai
Professori del Coro e dell'Orchestra
al
Collegio dei Revisori
Cari
colleghi,
Dopo
la pausa estiva desidero nuovamente rivolgermi a Voi per alcuni
necessari chiarimenti riguardo alla lettera da me inviata prima
dell'estate. Anzitutto voglio ringraziare i colleghi che mi hanno
telefonato e scritto, manifestando comprensione e condivisione dei
contenuti da me sollevati. Non credevo che un così grande numero di
accademici condividesse le mie stesse perplessità sulla situazione.
Come sapete, alla mia sono seguite due lettere anonime e la minuta di
Campanella. Le lettere anonime mi hanno amareggiato. Vi rendete conto
di cosa significa scrivere una lettera e non volerla firmare?
Significa trovarsi in una situazione di disagio, dove il dialogo ed
il confronto sereno si avverte come non possibile; significa essere
consapevoli che uscire allo scoperto può determinare conseguenze che
non si vogliono affrontare quali l'emarginazione e l'esclusione.
Verso questi colleghi che sono sicuramente più giovani di me e
impegnati nella loro professione non mi sento di esprimere in alcun
modo biasimo o critica per non averci fatto conoscere i loro nomi, ma
piuttosto comprensione. Ben più esplicito è stato Campanella che
come me ha voluto rendere noto quanto a lui personalmente accaduto e
le tristi conseguenze alle quali è andato incontro. Di esse mi
dispiace. Sono certo che tutti voi abbiate compreso l'ampiezza della
mia critica sull'attuale situazione dell'Accademia una critica che è
molto difficile restringere alla caricatura di un compositore che si
lamenta poiché non viene eseguito... Caro Presidente, i miei lavori
sono stati eseguiti in Accademia fin dal 1963 e sono soddisfatto di
quanto ho potuto fare per questa Istituzione, senza dover mai andare
a pietire alcunché per l'esecuzione delle mie musiche e per tutte le
volte che sono stato invitato a dirigere concerti di polifonia. Ed è
proprio qui che voglio chiarire a tutti in modo definitivo quanto mi
è capitato personalmente. Caro Presidente, dopo la scomparsa di
Luciano Berio tua sponte sei venuto da me con delle bottiglie di
champagne prima delle elezioni che ti videro nuovamente a capo
dell'Accademia presentandomi il tuo desiderio di affidarmi delle
esecuzioni di Palestrina (parlavi della Missa Esacordalis, ricordi?).
Tutto questo è caduto nel vuoto come anche la Commissione su
Palestina nella quale hai voluto inserirmi. Sono mai venuto a
ricordartelo? No. Da quell'incontro sono ripresi i nostri contatti
anche riguardo alla mia musica e credo che per un accademico
compositore sia umana e legittima l'aspirazione ad essere eseguito.
Tu però ogni anno promettevi, salvo poi dire che quello successivo
fosse già occupato dalla programmazione fatta da Berio... Questo
ritornello ti ha giovato per un po' di tempo, ma ti rammento che
anche prima delle ultime elezioni sei sempre tu che hai telefonato
per prendere contatto con me, e il Dott. Biciocchi, Segretario
Generale della Fondazione che porta il mio nome e con il quale spesso
vi siete incontrati, è venuto nel tuo ufficio e ha scritto “CAGLI"
sulla scheda elettorale sotto i tuoi occhi. Tu stesso gli confidavi
che nella prima votazione non eri stato eletto poiché "due
scemi" - parole tue - si erano auto votati (mi pare di ricordare
che Perticaroli e Petracchi presero un voto ciascuno dunque forse ti
riferivi a loro) e che Battistelli non era capace “nemmeno di
organizzare un concerto” per cui con lui l'Accademia sarebbe
precipitata in chissà quale catastrofica situazione. Nello stesso
incontro ti impegnavi con una stretta di mano ad eseguire il mio
Stabat Mater dando il tutto come cosa fatta e dicendo: "è un
impegno che prendo con lei, che mi importa io intanto programmo, poi
chi viene dopo di me se lo trova". A quanto so, telefonasti
seduta stante ad un tuo collaboratore dicendo che c'era lì pronta la
partitura di Bartolucci da mandare in produzione. Dunque come vedi il
tutto è partito da te e dal tuo modo di fare che apprendo essere
abbastanza comune. Lo scorso l0 luglio quando hai rincontrato il
Dott. Biciocchi che recapitava le mie schede in Via Vittoria per la
votazione, ti sei lamentato della mia lettera definendola
"menzognera" e gli hai chiesto se c'era qualche impegno
formale disatteso da parte tua. Beh!, caro Presidente, questo lo
giudico della più estrema gravità. E’ vero, sì, sulla carta non
hai preso alcun impegno formale, ma nella mia etica di vita e
professionale quanto hai fatto e detto è formale allo stesso modo.
Anche l'avergli ribattuto: "Si, avevo promesso!" come a
dire che dopo la mia lettera tale impegno non contava più nulla mi
fa rabbrividire. Chi ti dà questo potere su di noi? Chi ti concede
questa autorità di mortificarci nelle nostre aspirazioni umane ed
artistiche, di disattendere ad impegni che tu stesso prendi? Chi ti
consente di considerarci soggetti utili in campagna elettorale e poi
non più? Cosa conta per te la parola data? Riguardo a questa
situazione ti chiedo la cortesia se puoi, di non lavarti le mani con
due parole, descrivendomi come un povero compositore mortificato
perché non lo sono affatto. Il non essere eseguito in Accademia può
dispiacermi, ma l'essere preso in giro in questo modo è
inaccettabile. Peraltro rendo noto che nel mese di luglio u.s. ho
presentato la richiesta di ricevere a mezzo mail, fax o posta copia
dei verbali delle ultime tre Assemblee degli Accademici e, appena
approvato, di quella del l0 luglio. La documentazione mi è stata
negata dall'Accademia a motivo di “ovvie ragioni di riservatezza”
che impedirebbero l'invio di verbali, disponibili per la
consultazione presso la sede dell'Auditorium. Pur ritenendo molto
strana tale ragione di riservatezza che impedirebbe di spedire dei
verbali ad un accademico, lo scorso 3 settembre ho rinnovato la
domanda, delegando il mio Segretario a recarsi presso detta Sede. Ad
oggi non so ancora quando potrò essere accontentato e messo in
condizione di poter esercitare i miei diritti e i miei doveri. Per
coscienza riformulo espressamente la richiesta ai sensi e per gli
effetti della legge che consente l’ "accesso agli atti",
con la motivazione di voler comprendere i dubbi da molti verbalmente
sollevati circa un possibile conflitto di interesse e/o
incompatibilità esistenti, quale ad esempio quella eventuale del
collega Michele dall' Ongaro che, a prescindere dalla stima che
merita, è stato eletto Consigliere d'Amministrazione e Vice
Presidente pur conservando i numerosi ruoli - a dire di molti
confliggenti - che ricopre in ambito musicale (tra gli altri
Sovrintendente dell'Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI e
Responsabile della Programmazione Musicale di RAI Radio-Tre). Poiché
alcuni colleghi si sono lamentati con me riguardo a ventilate altre
deleghe recentemente attribuite allo stesso Maestro e, pare,
ulteriormente confliggenti, desidero documentarmi su quanto accaduto
nelle ultime assemblee. Il nostro Statuto - sull'osservanza del quale
vigila il Collegio dei Revisori - prevede infatti l'astensione per il
consigliere di amministrazione che ha rapporti di dipendenza con
persone ed enti che possano avere interessi in conflitto con quelli
della Fondazione (art. 7). Caro Presidente, io ormai sono vecchio e
purtroppo la mia salute precaria non mi permette di venire a far
sentire la mia voce di persona come sai che farei, ma questo scritto
vuole costituire l'ultimo mio intervento su una situazione penosa che
ha determinato prostrazione, disaffezione e malessere all'interno di
una delle più prestigiose realtà musicali del nostro Paese, ove
figurano i più illustri musicisti italiani. Mi hai profondamente
deluso poiché con il tuo operato hai costretto molti accademici ad
una umiliazione che nessuno di noi merita ed hai contribuito al
decadimento dell'Accademia intitolata a Santa Cecilia patrona della
musica sacra.
Con
richiesta di protocollo.
Roma
09 settembre 2013 Domenico
Bartolucci
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