giovedì 29 novembre 2018

Gioacchino Rossini. Gli anni dopo la sua morte ( da 'Vita di Rossini' di Pietro Acquafredda. Manoscritto)


1878. La vedova Rossini sopravvisse dieci anni al marito, morta anch'ella nella villa di Passy, dopo sei mesi di sofferenze, il 22 marzo 1878, tutti i legati del testatore poterono mettersi in esecuzione. Il primo e più importante fu l'apertura del Liceo musicale di Pesaro. (Giuseppe Radiciotti, Gioacchino Rossini, Tivoli 1927)

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1881-1892. Il Consiglio comunale nella seduta del 28 marzo 1881 ne deliberò l'istituzione. Il 16 febbraio 1882 veniva nominato direttore il maestro Carlo Pedrotti. Vennero adattati ad uso di scuola i locali del già Convento dei Filippini in via Petrucci. Il 5 novembre 1882 il Liceo Musicale di Pesaro venne inaugurato. Il 31 luglio 1892 venne inaugurata la nuova sede nel magnifico Palazzo Macchirelli, situato nel centro della città, ricco di pitture, stucchi, marmi e mobili preziosi.(Documenti Comune e Liceo musicale di Pesaro)
                                                                     
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1883-1889. Un altro istituto di beneficenza fu fondato col patrimonio Rossini. Prima di morire, il Maestro aveva espresso alla moglie il desiderio che ella avesse per testamento disposto di una parte della loro fortuna per fondare e mantenere a Parigi un asilo per cantanti dei due sessi, francesi e italiani (vissuti in Francia) inabili al lavoro. Il suo voto fu adempiuto. La signora Olimpia, unendo gli interessi della proprietà del marito con la sua personale possidenza, potè lasciare all'Assistenza pubblica di Parigi un capitale di circa 200.000 franchi di rendita, che, aumentato coi frutti di altri cinque anni, permise di metter mano alla fondazione del desiderato asilo. Sorse così la Maison de retraite Rossini, che il popolo parigino suole chiamare Villa Rossini. Si scelse un terreno nelle vicinanze di Passy e del Bois de Boulogne, in memoria della particolare affezione che il Maestro portava a quei luoghi. I lavori di costruzione iniziarono nel 1883, e nel gennaio 1889 il ricovero era pronto per l'apertura. (Giuseppe Radiciotti, Gioacchino Rossini, Tivoli 1927)

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Rossini, per testamento, aveva lasciato facoltà alla moglie di dargli sepoltura dove a lei piacesse. E Lei avrebbe voluto che non fosse tolto dal Père-Lachaise. Ma due città italiane le rivolgevano viva preghiera di cedere loro la custodia delle preziosa spoglia: Pesaro e Firenze. Pesaro sua città natale; Firenze, che desiderava collocarla accanto a quelle di Michelangelo, Machiavelli, Alfieri nel Pantheon del genio italiano. La sig.ra Olimpia acconsentì alla traslazione della salma in Italia, ma a condizione di poter riposare anch'ella, quando sarebbe giunta l'ultima sua ora, vicino al marito....Senonchè, il governo italiano non credette dignitoso, e per la gloria di Rossini, e per il decoro d'Italia, di accettare una tale proposta e per qualche tempo le trattative furono sospese.(Giuseppe Radiciotti, Gioacchino Rossini, Tivoli 1927-29)

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1878. Alla morte della sig.ra Rossini, tre mesi dopo, per iniziativa del prof. Riccardo Gandolfi, si costituì in Firenze un comitato allo scopo di tributare solenni onoranze al sommo Pesarese in occasione dell'arrivo della sua salma. Giuseppe Verdi venne nominato presidente onorario del comitato. Ma Giuseppe Verdi avutane notizia, rifiutò.

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1878, 16 giugno. Egregio sig. Casamorata, Ammiro Rossini anch'io al par d'ogni altro, ed alla sua morte intesi dimostrarlo, proponendo a diversi maestri di comporre una Messa da Requiem da eseguirsi al primo anniversario della sua morte. Quel progetto non si è potuto disgraziatamente realizzare, non per colpa dei maestri destinati a comporre, ma per incuria o malvolere di altri. Ora domando io, a che gioverebbe che io fossi Presidente, o vice, od Onorario ecc? Oltre ad essere in questo momento ingolfato in una farragine di affari, completamente estranei alla musica, trovo che il posto di Presidente effettivo ed Onorario è da lei egregiamente rappresentato, né fa mestieri di pensare ad altri. Gli è perciò che sarei ben lieto, ch'Ella volesse, dirò così, di buona voglia accettare le mie scuse ed esonerarmi da questo onore. Con Lei so che è inutile pregare perché questa lettera non sia resa di pubblica ragione, ma valgano di scusa il fatto che altre volte per consimili occasioni, e proprio in Firenze, fu pubblicata un'altra mia, alterandola e facendovi commenti che non erano né seri né convenienti. Rinnovandole le mie scuse, mi dico colla più profonda stima. Dev.mo G. Verdi. (Lettera di Giuseppe Verdi a Casamorata, Presidente del Comitato per le solenni onoranze a Rossini, in occasione della traslazione della sua salma da Parigi a Firenze)

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1886. Il 4 dicembre, il deputato marchigiano Filippo Mariotti, salito alla direzione generale del Ministero della P. Istruzione, presentò al Parlamento una proposta di legge relativa alla traslazione della salma di Rossini da Parigi a Firenze ed alla sua sepoltura in Santa Croce. Nella lettera di presentazione della proposta di legge si leggeva: “ Gioacchino Rossini che è il Dante nella poesia dei suoni, giacerà nello stesso tempio con Machiavelli, con Michelangelo, con Galileo e con Vittorio Alfieri; e così saranno cinque a rappresentare la perfezione nella sapienza, nell'amore della patria e nell'arte italiana”. La camera dei Deputati ed il Senato accolsero all'unanimità la proposta dell'on. Mariotti. che divenne legge il 26 dicembre dell'anno medesimo. (Atti parlamentari)

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1887, 30 aprile. Alle dieci antimeridiane ebbe inizio l'esumazione, ricognizione in previsione della consegna della salma di Rossini alle autorità italiane. Tratto il feretro dal sepolcro, se ne incise il coperchio e si alzò con precauzione. In quel momento tutti furono presi da una indicibile emozione. Sopra il funebre lenzuolo si trovava una coroncina di lauri ancora verdeggianti; alzato il velo che copriva il viso del Maestro, tutti esclamarono ad una voce: “ E' lui, tale e quale. Pare che dorma!” Dopo diciotto anni l'imbalsamazione fatta dall'italiano Falcioni, era riuscita a meraviglia. E intanto il feretro venne collocato nella tomba provvisoria, dove rimase fino al mattino del giorno seguente, quando venne trasportato alla stazione, dove lo attendeva il vagone, riccamente addobbato, che doveva potarlo in Italia. Partito da Parigi il 1 maggio, alle 11 antimeridiane, la salma giunse a Torino la mattina del giorno seguente, ricevuta con commoventi accoglienze. Gli stessi onori si rinnovarono alle stazioni di Genova e di Pisa. Finalmente alle nove pomeridiane del medesimo 2 maggio il convoglio entrava nel recinto della stazione di Firenze. Il feretro fu deposto in una sala della stazione, trasformata in camera ardente e vegliata dai maestri fiorentini e dai componenti il Comitato per le onoranze, fino alle due pomeridiane del giorno successivo (3 maggio), ora del trasporto in santa Croce. (Giuseppe Radiciotti, Gioacchino Rossini, Tivoli 1927)

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1887, 3 maggio. Dopo i discorsi commemorativi, il feretro fu trasportato dai pompieri e collocato in uno splendido carro, tirato da sei cavalli e decorato con molto buon gusto sotto la direzione dei pittori Barabino e Morini. Si mosse allora il corteo, aperto da un plotone di carabinieri a cavallo, un corteo imponente, composto di 6000 persone circa e nel quale erano rappresentate più di cento associazioni.. Quando giunse in piazza Santa Maria Novella, mentre il corteo sfilava, quattro bande militari suonavano la sinfonia dell'Assedio di Corinto; in via Cavour fu scoperta una lapide commemorativa posta sulla facciata della casa da lui acquistata nel 1853. Quando il convoglio giunse in piazza Santa Croce, erano poco più delle cinque. Tutte le finestre delle case e dei palazzi circostanti erano ornate di tappeti e di arazi dai colori smaglianti e popolate di teste; grappoli umani pendevano da tutte le inferriate, da uttti i lampioni, da tutte le sporgenze.
La folla, inebriata, non volle abbandonare la piazza e la chiesa, se non quando i resti del divino Maestro furono tumulati nel tempio sacro al genio ed alla grandezza d'Italia. (Giuseppe Radiciotti, Gioacchino Rossini, Tivoli 1927-29)

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1902, 13 giugno. Quindici anni dopo veniva inaugurato in Santa Croce il monumento sepolcrale, opera dello scultore G. Cassioli. La cerimonia incominciò nello stupendo refettorio del chiostro con una commemorazione... Al momento di togliere il velo che celava il monumento, l'Orchestra del Liceo musicale di Pesaro, diretta da Pietro Mascagni, eseguì, con trenta violini, la Preghiera del Mosè, trascritta sulla quarta corda da Paganini.

                                                                  

                                                           CURIOSITA'


Dal casato dei Mercandetti/ di Masserano/ nacque Pietro detto il Generali/ fondatore/ della moderna scuola musicale/ inventore del crescendo/precursore di Rossini/ morto in Novara nel 1832/ in età di anni 59 (Iscrizione sulla facciata del Comune di Masserano, in ricordo del musicista Pietro Mercandetti detto il Generali, ritenuto l'inventore del 'crescendo rossiniano')

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Le note musicali: L'Austria piena di debiti abborrisce il DO/ La Prussia sempre indecisa non dice mai SI/ Il Papa fa gli ultimi sforzi per essere RE/ L'Inghilterra in qualunque questione risponde MI/ L'Italia guarda Roma e Venezia e dice LA/ Il temporale per non cadere, vorrebbe fermare il SOL/ E in mezzo a tante ciarle, la sola Francia FA ( Autografo di Rossini. Collezione Gallini. In Luigi Rognoni, Gioacchino Rossini, 1977)






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