giovedì 15 novembre 2018

Tria, il ministro che fa orecchie da mercante ai moniti europei, ora vuole impartire lezioni ai suoi accusatori. Non siete capaci di fermare il rallentamento della crescita. State a vedere come facciamo noi

Mentre l'Europa si appresta ad avviare la macchina per la procedura d'infrazione all'Italia - rea di non avere modificato la Manovra e dunque proiettata fuori dalle regole sul debito - il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, passa al contrattacco e accusa le istituzioni europee di non esser state in grado di prevenire il rallentamento economico che sta attanagliando il Vecchio continente.
"Il problema della crescita è europeo, che andrebbe affrontato insieme e non in modo separato e conflittuale. L'Europa non ci sembra consapevole della situazione e sembra incapace di adottare politiche di contrasto al rallentamento economico", ha detto Tria, intervenendo alla presentazione del Rapporto annuale della Fondazione Nord Est, a Padova.
Parlando della Manovra e della risposta inviata alla Ue nella quale non sono stati fatti i passi richiesti dalla Commissione, Tria ha detto: "L'Europa siamo noi e lo sarà anche di più se dialoghiamo con convinzione per definire la strategia per governare le transizioni, sulle quali la nostra manovra offre una risposta diversa dal passato, ma non meno solida e meno credibile". Tria ha spiegato che la lettera alla Ue ribadisce "la nostra posizione in merito alla strategia che intendiamo seguire: proseguire il dialogo con la Commissione ma lavorare concretamente per rendere efficaci le misure disegnate, per supportare la nostra strategia".
Dal titolare delle Finanze anche una critica tecnica sui rilievi Ue: "Alcuni indicatori che determinano le regole attuali" a livello comunitario "soffrono di un livello di incertezza e imprevedibilità elevati, come l'indebitamento netto strutturale. E' difficile da considerare" come "affidabile, ma incide in modo sostanziale sulla percezione dello stato di salute dell'economia".
Il ministro ha anche affrontato il capitolo delle infrastrutture: "Dobbiamo puntare a rilanciare opere diffuse sul territorio che rispondano a bisogni specifici", ha detto, ammonendo che "non bisogna investire in cattedrali nel deserto. Bisogna dotare tutti i territori italiani di una base su cui costruire la competitività".

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