giovedì 29 novembre 2018

Di Bruno Cagli un ricordo: promosso lo studioso e letterato; l'operatore culturale e l'uomo di potere, espressione anche di lobby ben note no!



La redazione della nostra biografia di Antonio Pappano, appena nominato  direttore musicale dell'Accademia di Santa Cecilia fu all'origine dei dissapori con il neo sovrintendente dell'Accademia Bruno Cagli, eletto a fine 2003, dopo la morte di Luciano Berio.

 La VERSIONE CHE RIPRODUCIAMO QUI SOTTO  è LEGGERMENTE DIFFERENTE DA QUELLA POI PUBBLICATA. E' differente in alcuni particolari che riguardano gli ultimi mesi di sovrintendenza Berio, la lite con Chung e la nomina di Pappano. Il racconto della lite furibonda, come le modalità della sua successiva nomina (non certo amatissimo dagli Accademici:qualche anno prima s'era dovuto dimettere,  i quali, per punire Perticaroli, reggente nei mesi di passaggio, che aveva chiamato come consulente Hans Landesmann -  decisione non  gradita agli accademici e rielessero Cagli - non piacque a Cagli ( come risulta dalla lettera  che segue, di risposta ad una nostra richiesta di ok - "di cortesia"! -  al testo, e fece tentennare anche Pappano, messo sull'avviso da Cagli (si capisce dalla nostra lettera un  pò risentita al direttore - anche lui tardava a dare l'0k - il quale, interpellato, anche telefonicamente, sulle ragioni del ritardo,  ci disse: 'Pietro parla con Bruno'.

 Cagli si rimangiò la sua promessa di pubblicare la biografia (da lui incoraggiata ed avallata, al momento in cui gli presentammo il progetto, come era naturale, per far conoscere il nuovo direttore musicale) ritardò inspiegabilmente, di molti mesi, la presentazione della biografia medesima, che poi fece fare, svogliato, nello spazio 'Risonanze' ( chi non crede alle nostre parole, provi a sfogliare l'annuario dell'Accademia relativo al 2007, di quella presentazione, presenti Cagli e Pappano naturalmente - non troverà neanche un accenno, mentre tutto il resto dell'attività  editoriale  è riportato meticolosamente) e da quel momento i nostri rapporti divennero freddi nella sostanza, sebbene all'apparenza continuarono ad essere cordiali,meglio: civili.

 La nostra biografia era uscita a maggio del 2007; alla fine della stagione concertistica, pochi mesi dopo, era atteso a Roma Barenboim, e la sua  presenza  rendeva ancora più importante la presentazione della biografia del suo pupillo. Anche Pappano era d'accordo per una presentazione in quei giorni. Cagli no. 'Barenboim aveva troppo da fare' - fu la risposta, senza che glielo avesse chiesto.    

 Ci furono altre discussioni, una delle quali sulla ricostituzione del'Orchestra giovanile di Santa Cecilia affossata da Berio, per la quale  era d'accordo, a sostenerla, anche la Compagnia della Musica in Roma - capitanata da Ludovica Rossi Purini, poi smarritasi sotto i riflettori accecanti dei salotti romani - ma lui non fu d'accordo, giustificandosi che 'quell'orchestra non la volevano i professori dell'orchestra', ed una seconda sull' Opera Studio,  destinata ai giovani cantanti, un suo pallino pagato dall'Accademia. Su di essa noi scrivemmo che l'avremmo vista più opportunamente in un teatro d'opera, piuttosto che in una istituzione sinfonica.
Quelle nostre osservazioni non piacquero a Cagli, c'era da immaginarselo, perchè il potere si esercita anche mettendo a tacere  o interrompendo i rapporti con i contestatori. E così fece.

E la cosa risultò ancora più strana se, ricordiamo bene, nel periodo in cui alla nostra principale attività giornalistica  ( Il Giornale, Suono ecc...) si unì anche la direzione artistica del Festival delle Nazioni di Città di Castello, e la consulenza artistica al Concerto di Capodanno della Fenice, in diretta su Rai 1. Cagli ci prospettò addirittura la possibilità di entrare nella Fondazione Rossini di Pesaro, che lui avrebbe caldeggiato, senza che noi mai  gli avessimo chiesto  nulla. E per il Concerto di Capodanno sia lui che lo stesso Pappano  lo vedevano come una occasione preziosa per far conosocere Pappano in Italia. Naturalmente niente di questo andò in porto.

 Poi vennero gli anni, lunghi, della sua sovrintendenza, durata fino al 2015, quando venne eletto, con la sua benedizione, Dall'Ongaro, criticatissima per una serie di  fatti, fra cui anche il potere via via attribuito a Dall'Ongaro in Accademia.  Vi furono lettere di protesta feroce inviate agli accademici, da notissimi membri del consesso ceciliano, e noi unici, pubblicammo tutte quelle lettere  su Music@ . 

Insomma  il nostro rapporto,  irrimediabilmente,  si chiuse - come chiuso lo è oggi con il suo delfino Dall'Ongaro che, come il suo maestro appena scomparso, gestisce l'Accademia come fosse una proprietà personale e non pubblica. Il quale, avendo perso una causa per calunnia che lui ci fece, ritiene di doverci condannare lui, a differenza della sentenza del tribunale che ci ha assolti completamente, negandoci di partecipare ai concerti dell'Accademia: 'perchè c'è un contenzioso'. Quale contenzioso? Ha perso la causa e dovrebbe anche risarcire i danni provocati, non danneggiarci ulteriormente. 
Come definire un simile comportamento? Una mascalzonata!

Di Bruno Cagli studioso rossiniano e letterato non c'è bisogno che diciamo di più di quello che,  noi compresi, abbiamo sempre pensato, e di quello che oggi  sui giornali certamente rileggeremo.

Infine.  Nella nostra attività di giornalista che svolgiamo giusto da 40 anni, noi abbiamo sempre tenuto sotto stretta sorveglianza il potere,  in generale chi comanda, ed anche a Cagli non abbiamo ritenuto di dover fare sconti, quando la sua attività si prestava, a nostro parere, a critiche fondate. O avremmo dovuto tacere?( P.A.)
Requiem aeternam dona ei, Domine

                                          DOCUMENTI

                               Pappano a Santa Cecilia (versione scorretta)
Benedetto il ‘ Va’ pensiero’ di Giuseppe Verdi. Per il ritorno a ‘casa’ di Tony Pappano, italiano d’origine, inglese di nascita ed americano di formazione, direttore musicale della Royal Opera House Covent Garden di Londra, deve ringraziare il destino e quel bis verdiano popolarissimo. Tutto può essere fatto risalire a quel bis, programmato da Chung e vietato da Berio, il 22 dicembre 2002, in occasione del concerto d’inaugurazione della sala grande (poi Sala Santa Cecilia) del grande Auditorium di Roma costruito da Renzo Piano e comunemente chiamato ‘Parco della Musica’.
Myung-Whun Chung era, all’epoca dei fatti, direttore principale dell’Orchestra dell’Accademia di santa Cecilia, al suo secondo incarico, e Luciano Berio, Presidente-Sovrintendente. Quel bis della discordia che segnò l’ufficializzazione del dissidio fra Luciano Berio e Myung-Whun Chung, avrebbe fatto stringere i tempi della trattativa già avviata con Antonio Pappano, come futuro sostituto del direttore coreano.
Bene informati giurano, infatti, che Berio, prima ancora del fattaccio, avesse messo gli occhi addosso a Pappano, come futuro sostituto di Chung. A suggerire il nome del noto direttore di origine italiana in grande ascesa sarebbero stati Gaston Fournier-Facio , coordinatore artistico dell’Accademia e Vittorio Ripa di Meana, avvocato e membro del consiglio di amministrazione ( in rappresentanza dei soci privati) della Fondazione ‘Accademia di santa Cecilia’. Il dissidio fra Berio e Chung, acuito da quello scontro, era di molto anteriore e fondato su ben altre ragioni. Innanzitutto il carattere dei due: dittatoriale il primo, chiuso il secondo. E forse un certo peso l’ebbero anche i contratti ‘speciali’ fatti ad alcune prime parti dell’orchestra, chiamati direttamente da Berio, mentre Chung, responsabile dell’orchestra, aveva sempre seguito la strada dei concorsi, impegnandosi contemporaneamente in un lavoro continuo con le ‘prime’ parti. Quell’iniziativa di Berio, non condivisa da Chung, portò a Roma ottimi solisti, a condizioni molto favorevoli anche economicamente, alle quali dovevano seguire prestazioni ‘solistiche’, come previste nel contratto ‘speciale’. La decisione di Berio procurò non pochi malumori fra i professori dell’orchestra e, di conseguenza, anche fra la direzione e la sovrintendenza. Dunque ragioni di dissidio fra Chung e Berio ce n’erano a non finire, prescindendo da Pappano.
Anche della ricerca subito orientata verso quel giovane direttore, quarantaduenne, ma già molto lanciato, la cui famiglia è di origini italiane, Berio non informò né Chung, neppure dopo che questi aveva comunicato ufficialmente all’orchestra che alla fine del suo secondo mandato romano avrebbe lasciato ( il che fece con una lettera, in occasione del definitivo trasferimento dei concerti da via della Conciliazione al nuovo Auditorium), né i rappresentanti dell’orchestra - l’uno e gli altri appresero la notizia, come tutti, dai giornali. Ad un sovrintendente che non fosse Berio, l’orchestra ceciliana e naturalmente anche Chung, questa non gliel’avrebbero fatta passare liscia. A Berio sì, anche per la complessa situazione creata dalla sua grave malattia.
Dunque da quel momento non si parlò più di rinnovo, ma di fine della collaborazione, con la scusa di quel dannato bis.

Dispotico e duro nei modi con chi non lo assecondava, sovrintendente dal 21 settembre del 2000, Berio era divenuto più intrattabile a causa della grave malattia che lo condusse nel giro di pochi mesi alla morte. Ma da principio s’era circondato di persone di fiducia, ‘strettissima’ fiducia, che gli professavano dedizione totale ed ubbidienza assoluta , ‘perinde ac cadaver’, secondo l’antica regola gesuitica; e dunque chi gli si opponeva non era gradito e neppure tollerato, specie poi quando, come nel caso di Chung, quella sporca storia era finita sui giornali. Ma come andarono effettivamente le cose?
Chung e Berio avevano concordato il programma del concerto inaugurale. Tre nuovi brani commissionati per l’occasione a tre compositori italiani ( Vacchi, Colla,) poi la Fantasia beethoveniana, per pianoforte coro e orchestra op.80 ( Maurizio Pollini solista) e La sagra della primavera di Stravinskij a conclusione. In quei giorni, sempre a causa della malattia, Berio era spesso lontano dall’Accademia. Durante le prove, dai rappresentanti del Coro era venuto a Chung il suggerimento di impegnarlo almeno in un bis, oltre che nella Fantasia di Beethoven. E Chung, accogliendo quella giusta richiesta, aveva provato il celebre coro verdiano dal Nabucco,‘Va pensiero’. La mattina stessa del concerto, anzi pochi minuti prima del concerto, Berio bussa al camerino di Chung e gli intima, con fare poco rispettoso, che non si fa nessun bis. A nulla servono le ragioni del direttore; Berio ribadisce il suo no, con una durezza che il direttore principale dell’orchestra e responsabile del concerto inaugurale non gli perdonò. E fra i due iniziò una vera e propria guerra. Poco più di un mese dopo il fattaccio, in coincidenza del primo concerto dopo il trasferimento definitivo dell’Accademia nel nuovo Auditorium, che avvenne l’8 febbraio del 2003 ( Chung diresse la Sinfonia n. 8, ‘dei Mille’ di Gustav Mahler), il Corriere della Sera rese nota la lettera, indirizzata alla direzione dell’Accademia ed all’Orchestra, con la quale Chung diceva chiaramente che alla fine del suo secondo mandato, che coincideva con l’avvio della stagione 2005-2006, non intendeva prolungare la sua permanenza a Roma. Il direttore coreano, in verità, andava ripetendo con convinzione, già prima di quell’occasione, che dopo otto anni di permanenza in un posto era meglio cambiare aria, e qualche volta aggiungeva- ed aggiunge ancora ora - che non continuerà per molto tempo ancora a girare come una trottola per il mondo.
Berio proseguì nel suo durissimo atteggiamento con Chung, al punto che la successiva inaugurazione della stagione 2003-2004
( 8 ottobre 2003, con Wozzeck di Alban Berg, in versione semiscenica, nel nuovo auditorium) gliela tolse; al suo posto chiamò Daniele Gatti. Chung tornerà sul podio dell’Accademia, dopo la morte di Berio avvenuta il 29 maggio del 2003, a dirigere una serata inaugurale, soltanto nella stagione 2004-2005. Il 16 ottobre 2004, l’ultima sua stagione da ‘direttore principale’ dell’Orchestra dell’Accademia, diresse l’Idomeneo di Mozart, con un cast straordinario, nel quale compariva, debuttante a Roma, anche Magdalena Kozena, compagna ufficiale di Simon Rattle, in un abito che rendeva di pubblico dominio anche la sua avanzata maternità.
Resa pubblica da Chung la sua volontà di lasciare Roma allo scadere del suo mandato, cominciò il gioco delle possibili candidature alla successione. Si fecero i nomi di alcuni italiani emergenti, subito scartati perchè troppo deboli per essere catapultati all’improvviso su un podio direttoriale di un certo prestigio ed ora reso più appetibile dal nuovo Auditorium che molte capitali d’Europa invidiano a Roma e che finalmente restituiva all’orchestra dell’Accademia una sede stabile e degna di questo nome; e scartati anche perchè questi giovani direttori non sembravano mostrare segni di precoce genialità, quelli stessi che, prima di Chung, avevano fatto puntare su Christian Thielemann e poi optare per Daniele Gatti.
Alcune vecchie ed antiche glorie, inoltre, non erano più disponibili, a causa dell’età. Wolfgang Sawallisch dichiarò che forse un tempo avrebbe preso in considerazione la proposta, ma ora, passati gli ottant’anni, era da rispedire al mittente con tante grazie. Ed a sua volta fece qualche nome, come Fabio Luisi, del quale ‘si dice un gran bene a Monaco di Baviera’, aggiunse. Gli si domandò un giudizio sul nome di Pappano che cominciava a circolare. Dichiarò che non lo conosceva, ma che aveva ascoltato alcuni suoi dischi e ne era rimasto ben impressionato (Pappano ricorderà che anni prima aveva partecipato ad un concorso come ‘accompagnatore’ a Monaco, durante l’era Sawallisch, alcuni anni prima del suo incarico a Bruxelles, al Teatro de la Monnaie, che data al 1992. Passò l’audizione, ma Pappano preferì Francoforte a Monaco. Venne fuori anche il nome di Yuri Temirkanov, indisponibile, ed anche del nostro Riccardo Chailly, ancora legato al Concertgebouw di Amsterdam e, a Milano, all’Orchestra Verdi. Nel caso di Chailly, quasi sicuramente non era interessato a venire a Roma, con un incarico stabile. Non immaginava come sarebbero andate successivamente le cose della sua carriera. Chailly venne effettivamente interpellato, i rapporti fra Berio e Chailly erano ottimi: il direttore aveva tenuto a battesimo il nuovo finale di Turandot scritto da Berio. Ma Chailly non aveva nessuna intenzione di lavorare a Roma e perciò non accettò. (Successivamente il direttore milanese ha lasciato Amsterdam per insediarsi a Lipsia, al Gewandhaus, istituzione storica e gloriosa, la cui immagine è oggi un po’ appannata; ed ha lasciato anche Milano, per protestare contro le inadempienze delle Istituzioni che non hanno ancora dotato la bella orchestra milanese delle risorse sufficienti per la sopravvivenza, mentre orchestre ‘fantasma’ vengono ampiamente foraggiate dal medesimo ministero - ma anche per dissidi insanabili, a causa delle infinite difficoltà economiche dell’orchestra, con il direttore generale, Luigi Corbani: canovaccio di una storia già vista a Milano, alla Scala).
Cominciò dunque a circolare con insistenza il nome di Antonio Pappano. Quarantatre anni, stanco di girare il mondo, autonomamente accarezzava l’idea di una seconda sistemazione fissa, questa volta ‘sinfonica’, da affiancare a quella ‘lirica’ londinese. E Roma rappresentava la sede ideale, aveva il sapore di un ritorno a casa.
Nelle settimane che seguirono, in coincidenza con i concerti di Wolfgang Sawallisch a Roma, il 29 marzo 2003 ( mentre divampavano le polemiche per alcune dichiarazioni di Sawallisch non proprio entusiastiche sull’acustica della sala grande, progettata da Renzo Piano – “si sa che anche grandi architetti - aveva detto il direttore - non sempre prestano attenzione all’acustica di una sala, quando costruiscono un auditorium” ) Berio comunicò ufficialmente che il Consiglio di amministrazione dell’Accademia di santa Cecilia aveva nominato direttore musicale dell’Orchestra dell’Accademia, per cinque anni, dall’ ottobre 2005 al settembre del 2010, Antonio Pappano, di origini italiane, fra le bacchette più quotate del momento. Chung e l’Orchestra seppero dell’avvenuta nomina dai giornali. Nei giorni dei concerti di Sawallisch, quando l’Accademia stava per ufficializzare la firma del contratto, Pappano era venuto a Roma, s’era affacciato nell’Auditorium, in incognito, aveva ascoltato uno dei concerti di Sawallisch. Ma non era la prima volta che veniva a Roma. Aveva già debuttato all’Accademia, nell’Auditorium di via della Conciliazione, la stagione precedente (il 28 marzo 2002). Dirà in seguito, che già allora s’era creato un bel rapporto con l’orchestra. Per quel suo debutto romano ‘tardivo’ e in certo modo ’riparatore’ – lui italo-anglo-americano, conosciuto ed apprezzato nel mondo - era arrivato in compagnia di un giovanissimo pianista argentino, Horacio Lavandera, vincitore del secondo premio (primo non assegnato) al Concorso Micheli di Milano, il 22 ottobre 2001, all’età di diciassette anni. Da poco legato al Covent Garden per un lungo periodo (cinque anni a partire dal 2002 e fino al 2007) , dopo che era stato per 10 anni a La Monnaie di Bruxelles, dal 1992 al 2002.
Già da Bruxelles non poche volte aveva fatto parlare di sé; in Italia lo si era ascoltato rare volte: al Maggio Fiorentino aveva diretto, nel 1998, un bel Falstaff; a Bologna due concerti al Teatro Comunale, il 2 e 3 marzo del 2002.
Le presenze a Roma, quelle ufficiali sul podio, si faranno più fitte, nel biennio 2004-2005. E Per Pappano comincia la marcia di avvicinamento a Roma ed alla sua orchestra. Nel frattempo Berio muore, il 27 maggio 2003.
Fino al dicembre del medesimo anno regge le sorti dell’Accademia Sergio Perticaroli, vice presidente della medesima Accademia. Perticaroli fa subito una mossa che per il futuro dell’Accademia avrebbe potuto rivelarsi davvero molto utile. Nomina consulente alla direzione artistica Hans Landesmann, personalità notissima negli ambienti musicali, con conoscenze altolocate, a capo di istituzioni musicali internazionali di altissimo prestigio. Quella nomina ‘esterna’ fu interpretata dagli Accademici ceciliani come uno ‘sgarbo’ alla loro competenza musicale - alcuni di essi, già molto avanti negli anni, senza farne mistero, miravano al vertice di santa Cecilia - e quello sgarbo non fu estraneo al tramonto definitivo della candidatura di Perticaroli alla Presidenza-Sovrintendenza dell’Accademia. Landesmann, che per incarico del Sovrintendente pro tempore, incontra Pappano, nuovo direttore musicale dell’orchestra per fissare con lui alcune linee programmatiche della futura programmazione concertistica dell’Accademia, ricorda:
ll 2 dicembre 2003, al terzo turno di ballottaggio, quando non occorreva più un quorum alto, Bruno Cagli viene eletto per la terza volta alla carica di Sovrintendente dell’Accademia, donde s’era dimesso prima della fine del mandato per un insanabile dissidio con l’orchestra scontenta delle norme contrattuali inserite nello statuto della fondazione.
Anche Cagli appena insediato incontra Pappano a Londra. A Cagli gli fa un’ottima impressione, nella stagione 2004-5 gli riserva due concerti, uno invernale e l’altro estivo – in ambedue suscita ammirazione il feeling con l’orchestra, la sapiente architettura dei singoli programmi per il suggestivo ed intelligente gioco degli accostamenti tra i brani ecc...ecc...




Alla cortese attenzione
del m. Antonio Pappano


Roma, 22 marzo 2006.



Caro Antonio, quando leggerai questa mia sarai a Londra, di ritorno da Budapest e forse senza passare per Roma. Mi dispiace dirti quello che sto per dirti, ma devo farlo. Ho atteso tanto tempo, come tu ben sai, per riavere il dattiloscritto delle nostre chiacchierate ( te lo avevo inviato nei primi giorni di febbraio); volevo che tu lo riguardassi se non altro per evitare qualche inesattezza, avendo in generale trascritto fedelmente quello che tu mi hai detto.
Ora devo constatare che anche l’ultima promessa di restituzione , per ragioni che naturalmente non sto a giudicare, non è stata mantenuta.
E devo anche comunicarti che, appena una settimana fa, incontrando Cagli, vengo a sapere che alla pubblicazione e all’editore devo pensarci io, dopo che fin dal momento in cui demmo vita al progetto, lui mi aveva sempre assicurato che alla pubblicazione ci avrebbe pensato l’Accademia. Anche qui non sto a giudicare nessuno né a dare interpretazioni al cambio di decisione.
Nell’un caso come nell’altro, senza mia responsabilità e dopo aver lavorato in tutti questi mesi, mi trovo a non aver ancora il testo approvato anche da te, e a non avere più (o ancora, se preferisci) un editore, mentre la data di pubblicazione del 13 maggio, quando sarai a Roma e quando si potrebbe fare una pubblica presentazione, resta quella più logica.
Non chiedo a te, ovviamente, di occuparti dell’editore; non ti riguarda. Ci mancherebbe. Quello è un problema mio, anzi doveva esser di Cagli, per sua stessa ammissione!
Però mi domando anche come mai in due mesi tu non abbia trovato il tempo per leggere una quarantina di cartelle, quelle ti riguardano ( la ricostruzione della vita e l’intervista)? Si tratta davvero di qualche ora. Mi permetti di essere franco? Credo di potermi prendere questa libertà per la stima e la lealtà - ed anche l’affetto - che ti ho sempre dimostrato? Mi sento come offeso, come se non venisse rispettato il mio lavoro; e questa è forse la cosa che più mi rattrista e che mi riesce difficile tollerare.
Pietro Acquafredda




Caro Pietro,

forse bisogna veramente sempre scrivere e non parlare. Certamente se esce un libro su Pappano e questo libro è accettato da tutti, una presentazione qui è il minimo che ci si possa impegnare a fare. Altra cosa è la pubblicazione con costi a carico dell’Accademia, tenendo conto della situazione attuale, nella quale siamo costretti a spostare l’uscita dei volumi delle nostre collane, anche già pronti.

Ciò detto, nel nostro incontro forse ti ho fatto un accenno franco ma non sufficientemente esplicito sui contenuti del capitolo introduttivo. Questo perché, giustamente credo, non potevo che aspettare la reazione di Pappano, ma anche delle persone che a Santa Cecilia hanno vissuto quegli eventi.

Io, per principio, se mi allontano da un’istituzione non ci metto più piede, o quasi. Nel caso specifico, nei 4 anni che sono stato fuori da Santa Cecilia, ho assistito al concerto inaugurale delle due Sale, a un recital di Barhemboim e a un concerto estivo nella Cavea, per il quale avevo un invito specifico a cui non potevo rinunciare (anche se, nel corso dell’intervallo, essendo andato a salutare il solista, mi sono perso poiché mi sfuggiva completamente la logistica!). Per il resto ho soltanto partecipato a Via Vittoria alle Assemblee degli Accademici.

Dunque la ricostruzione di quella parte della storia dell’Accademia mi vede del tutto estraneo. Devo dirti che quella che tu hai fatto ha suscitato notevoli perplessità. Si tratta di un problema non semplice da risolvere in quanto tu, giustamente,  hai il tuo giudizio, la tua sensibilità e anche la tua autonomia. Noi abbiamo la nostra.

Dunque: ritengo che, così com’è scritto, questo primo capitolo non giovi all’Accademia e crei dei problemi a molte persone che sono qui. Il resto è una tua decisione indipendente, così come sarà la nostra per un eventuale coinvolgimento in un testo che dovrebbe, se questo coinvolgimento dovesse realizzarsi in qualsiasi forma, essere ridiscusso. Per quanto riguarda, poi, le mie cose personali, un paio di frasi che ti avevo evidenziato non costituiscono certo un problema.

Ci vediamo comunque sabato al concerto e fissiamo un appuntamento.

BC ( Bruno Cagli) ( 25 marzo 2006)



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