Chi in questi giorni si è messo davanti alla tv, non si sarà certamente risparmiato i due 'faccia a faccia' proposti su La 7, da Giletti e Floris, rispettivamente con Di Maio (Non è l'Arena) e con la sindaca Raggi ( Di martedì). Come definirle quelle interviste che mettevano uno di fronte all'altro due giornalisti decisi a far vedere 'chi sono io', e due politici i quali, uno continuava a illustrare il programma di governo che non era altro che il programma elettorale che col tempo si sta dimostrando sempre più irrealizzabile e deleterio se non micidiale addirittura per il paese; e l'altra che forte della non condanna in tribunale - ma semplicemente perchè il FATTO NON COSTITUISCE REATO e non perchè IL FATTO NON SUSSISTE che ha preferito rimestare nella merda che che è stata gettata addosso (da 'patata bollente' a 'patata bollita', dalla 'Messalina del campidoglio' a 'colei che la dà facile e praticamente a tutti' ) piuttosto che dirvi quando toglierà la merda gettata dappertutto a Roma e che Lei ancora non riesce a rimuovere, nonostante i due anni e passa di governo. Aggiungendo, sfacciatamente, che quelli che i suoi nemici chiamano 'insuccessi' in realtà non sono che reazioni scomposte ed immotivate dei cittadini che non sanno attendere con pazienza, perchè vogliono tutto subito. Ora, ha proseguito, riprende l'azione di governo della città con nuova forza,ed entro i cinque anni della nostra amministrazione, Roma risulterà irriconoscibile, 'più grande e più bella (davvero?) che pria'.
Come definirle queste due interviste, due fra le tante, se non 'fake'? Gli intervistati hanno raccontato le loro favole, alle quali i cittadini dovrebbero prestare fede. Perchè gli intervistatori non sono andati ancora più giù con le domande e con le necessarie contestazioni alle risposte evasive?
Gli intervistatori potrebbero rispondere che le risposte 'fake' le capiscono tutti e presto i diffusori di 'fake news', che non sono solo i giornalisti, verranno smascherati.
Una 'fake interview' che però non necessitava certo di nessuna sottolineatura è stata quella a Conte, sempre da Floris. L'intervista al cosiddetto premier, era davvero imbarazzante di per sè, e insistere o incalzarlo ancora di più sarebbe stato inclemente e disumano nei confronti di chi ogni momento deve ricordare al paese ed anche a se stesso: ' io sono il premier e comando io' - fino a quando Salvini, più che Di Maio, glielo consentiranno.
Di queste interviste che esistono anche oggi non vogliamo più essere spettatori. Perchè non sono molto diverse da quelle che ai tempi delle passate 'repubbliche' venivano chiamate interviste 'in ginocchio'- con il riferimento preciso ad una intervista del mastino (?) Minoli a Craxi, e che facevano letteralmente venire il voltastomaco, che ci sta prendendo anche ora, semplicemente scrivendone.
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