venerdì 30 novembre 2018

Della storia di Bruno Cagli a Santa Cecilia ( post del 7 agosto 2014 e del 17 dicembre 2014)


                           Bruno Cagli a Santa Cecilia: lascia o non lascia?
                                               (post del 7 agosto 2014)


Lunedì,  Bruno Cagli ha dichiarato di non farcela più, troppa fatica lavorare ad una programmazione musicale per l'Accademia di santa Cecilia, della quale è presidente, sovrintendente e direttore artistico, nell'incertezza e  con i tagli continui dei finanziamenti, ed  ha espresso la sua volontà di dimettersi anzitempo( comunque a dicembre per effetto della Legge Bray, decadono tutti i consigli di amministrazione delle fondazioni lirico-sinfoniche e si deve procedere a nuove elezioni, anche se l'Accademia ha un regime speciale) segnalando a tutti il nome del successore 'in pectore' - non del tutto - e cioè di Michele Dall'Ongaro al quale  egli ha già dato agio, definito 'eccessivo', in Accademia.
Martedì,  in una seconda intervista, faceva marcia indietro sulle dichiarazioni del giorno prima, affermando che non credeva di poter condurre a termine un eventuale prossimo incarico di cinque anni, troppo oneroso per la fatica già  espressa nella prima intervista. L'intervistatore, Fabio Isman ( Messaggero) ipotizzava il nome, anzi i nomi dei possibili contendenti per la successione. Naturalmente Dall'Ongaro, suggeritogli dallo stesso Cagli, come aveva già fatto nell'intervista a Cappelli (Corriere); e - scrive Isman - Giorgio Battistelli, che già era stato avversario di Cagli nella precedente tornata elettorale e che ora tornerebbe a candidarsi al posto di Cagli e contro Dall'Ongaro.
Isman, certamente non di sua iniziativa, ma opportunamente indirizzato, aggiunge una annotazione: Battistelli è un compositore - come se Dall'Ongaro non lo sia, anche se un fondo di verità quell'affermazione l'ha. Perchè Battistelli è un vero compositore - Dall'Ongaro lo è meno nel senso pieno del termine e a giudicare dai risultati - come lo era Berio, che  è stato sovrintendente dell'Accademia dopo Cagli, che lo era stato fino al 2000, e  prima di Cagli che vi tornerà nel 2003 alla morte del celebre compositore, la cui gestione - sottolinea forse a ragione, ma in questo caso certamente imbeccato, Isman - non è stata certo la più memorabile, come  dire che i compositori non fanno bene all'Accademia; mentre bene farebbero i musicologi, come Cagli, ed anche  gli organizzatori come Dall'Ongaro, e prima di lui, mutatis mutandis, il grande Francesco Siciliani, di fronte al quale Dall'Ongaro fa la figura di una pulce.
A questo punto sorge il dubbio che Cagli, settantaduenne e non ottantaduenne - come ha scritto Isman -  voglia restare ancora, e  che farebbe, per l'ennesima volta, offerta finta di dimissioni,  per farsi pregare a restare,  fregando sia il suo delfino che l'eventuale contendente Battistelli. E Cagli ne sarebbe capace.
 Tuttavia nel piano 'C', Cagli dimissionario, si fronteggerebbero Dall'Ongaro e Battistelli, un tempo amici, poi a lungo nemici, sempre per via del ruolo di Dall'Ongaro in Rai, poi rappacificati in nome dei comuni interessi non esclusivamente musicali, semmai anche di carriera e  gestione del potere, che ora tornerebbero a farsi reciprocamente la 'faccia feroce'.
 In questa ipotesi coloro che voterebbero Dall'Ongaro - oltre la corte di Cagli - sarebbero gli stessi che voterebbero Battistelli che deve far leva anche sui nemici, dichiarati e non, di Cagli.
Ma agli amici di Dall'Ongaro, serve più  Michele sovrintendente, o Michele factotum in Rai? Certamente la seconda, per via degli spazi enormi che le trasmissioni Rai consentono a Dall'Ongaro di riempire con le musiche di amici - come ha sempre fatto, non è un mistero! - mentre in Accademia non può infilarci in ogni concerto o quasi pezzi di amici, sostenitori ed elettori. Salvo che non intenda seguire anche su questo terreno le orme di Cagli che aveva promesso mare e monti agli Accademici per averne il voto - come denunciato apertamente dal cardinal Bartolucci in una sua durissima missiva - e poi quelle promesse non le ha mantenute.
 Comunque ciò che sarebbe un bene,  sempre relativo,ma solo per gli amici e sostenitori di Dall' Ongaro e cioè che egli restasse in Rai, non lo sarebbe per chi è interessato alle sorti della musica, perché la sua elezione, malaugurata comunque,  a santa Cecilia, potrebbe finalmente far entrare un pò di aria nuova in Rai, dove si potrebbero ascoltare anche musiche di compositori che non devono essere necessariamente amici di Michele.
 A proposito delle novità introdotte nella programmazione dell'Orchestra della Rai a Torino, con la gestione DallOngaro, specie quelle relative alla musica contemporanea, negli anni Ottanta - come ci ha rinfrescato la memoria, la lettura di alcune pagine della nostra gloriosa 'Piano Time' dell' epoca - esistevano le 'Giornate della nuova musica' nel corso delle quali, ad esempio, si incontravano Berio e Cage. Le attuali, quanto diverse da quelle, e quanto più vicine a quelle organizzate a Firenze da Battistelli, nella programmazione dell'Orchestra della Toscana, con il medesimo intento di quelle di Dall'Ongaro a Torino: fare la conta di amici e nemici e segnare il  proprio territorio.


                         Bruno Cagli, ammiraglio di lungo corso che non ha più memoria di elefante
                                                                          (post del 17.12.2014)



Ancora non si sa se lascerà definitivamente il timone dell'Accademia di Santa Cecilia in altre mani, o se tenterà l'ennesimo colpo, affondando i due contendenti-pretendenti e restando ancora al timone. Se dobbiamo dar credito ai risultati della seconda tornata di votazioni, lui dovrebbe essere fuori gioco; ma non c'è da fidarsi totalmente. Anche quando andò via da Santa Cecilia, a mandato non concluso, nel 1999, dopo nove anni ininterrotti di gestione ceciliana, per via del nuovo statuto sgradito ai più, ci fu chi disse, conoscendolo bene: vedrete che tornerà. E infatti, dopo la trasferta  a Parma, dove arrivò con il treno dei suoi fedelissimi, tutti ancora in auge ed in pieno servizio, per il 'Festival Verdi' ( superfinanziato, altrimenti Cagli non si sarebbe trasferito!) nel centenario della morte del grande musicista, è tornato a Roma, ha scalato nuovamente l'Accademia - secondo le accuse rivoltegli dal card Bartolucci, facendo promesse agli elettori, quasi sempre non mantenute; oppure più tardi punendo gli avversari con l'esclusione, dopo anni ed anni, dal cartellone dell'Accademia, come scrisse altrove il m. Michele Campanella - che regge da dieci anni ancora. In totale 19 anni, e forse, se dipendesse da lui, non avrebbe nulla in contrario a protrarre la presidenza.
 Alla fine di un  mandato si usa fare bilanci, quelli economici innanzitutto. E, a proposito della sua permanenza a Santa Cecilia, negli ultimi dieci anni, Cagli avrebbe percepito complessivamente quasi 3.000.000 di Euro, senza contare i benefit che si è dato, con l'avallo del CDA, nel quale siedono persone a lui vicine, quando non fedeli e fedelissime, estratte  sorte nei salotti che contano. E negli anni dal 1990 al 1999, quando non c'era ancora l'Euro, se non proprio una cifra equivalente  in Lire, non molto meno. Sappiamo che Berio aveva ritenuto il suo stipendio da presidente/sovrintendente, non adeguato alla sua fama ( ed anche fame) di grande compositore e perciò se l'era (fatto) aumentare ( se l'era aumentato e gli accademici avevano avallato. Guai a contrariarlo!)). Arrivato Cagli, non ritenne  decoroso ribassarselo e  riportarlo a quello del passato e perciò se lo tenne, quello di Berio, intorno ai 300.000 Euro, fino a pochi mesi fa , quando esplose lo scandalo di molti compensi in Istituzioni finanziate dallo Stato superiori a quello del Presidente della repubblica ( 240.000 Euro). Cagli l'ha portato, 'sua sponte' ? , a quella cifra. Nel frattempo ha premiato anche i suoi più stretti collaboratori, presenti nella direzione artistica, che a Santa cecilia è superaffollata: Lui,  anche direttore artistico, per la quale carica percepiva 100.000 Euro ( che andavano ad aggiungersi ai 200.000 come Sovrintendente; ma forse la somma era più alta di 300.000); Tony Pappano, direttore musicale 150.000 ( ma il suo nome di recente è scomparso dalla pagina ceciliana 'amministrazione trasparente', oppure noi non riusciamo più a trovarla), c'è poi il Vice presidente, candidato 'cagliano' alla sovrintendenza, Michele dall'Ongaro che percepiva 30-40.000 Euro per la sua 'consulenza' alla direzione artistica (anche il suo nome di recente non compare più nella pagina del sito relativa agli incarichi di vertice e relativi compensi): Mauro Bucarelli, segretario artistico  con 134.000 Euro; m. Cupolillo, direttore programmazione esecutiva e direzione operativa con 166.000 Euro, fissi, poi ci potrebbe essere anche il 'mobile' come la 'donna' verdiana ( a proposito, c'è anche sua moglie, incaricata del settore 'didattica' dell'Accademia, ben stipendiata, meritatamente ma anche lautamente); Nicoletti Altimari, consulente direzione artistica 69,000 Euro.
Un invito a maggiore decoro nei compensi, evidentemente  un pò indecorosi, veniva rivolto all'Accademia già l'ottobre 2013 da 'Il fatto Quotidiano', proprio quando ci si lamentava dei finanziamenti sempre insufficienti: abbassatevi i compensi, consigliava  il giornale.
 E queste cifre rappresentano la quota fissa, perchè nelle tabelle c'è anche la colonna destinata, eventualmente, se non bastano, ad una quota aggiuntiva sulla base dei risultati. Tutti questi dati erano anche questi presenti nella denuncia de 'Il fatto Quotidiano' dello scorso ( 2013) ottobre.
 Insomma se sommiamo tutte le cifre risulta che la direzione artistica di santa Cecilia viene a costare intorno ai 650.000 Euro.
Perchè ci siamo messi a fare i conti in tasca ai vertici artistici dell'Accademia, oltre che per  non infondata invidia 'economica'?
 Perchè ancora oggi, dalla pagine del Messaggero, il sovrintendente in scadenza lancia l'appello ennesimo di aiuto per la Juni Orchestra,  sua benemerita iniziativa, a far data dal 2006, composta più o meno da  alcune centinaia di giovani che pagano annualmente una retta di 8-900 Euro che evidentemente non basta a reggere la baracca.
Sommessamente. Vogliamo ricordare che il 'sistema' delle orchestre e cori giovanili, modello Abreu, da poco impiantato in Italia si regge solo con le proprie forze, ed il Ministero, ciò constatato, gli ha negato qualunque finanziamento: perché dobbiamo finanziarvi se finora siete andati avanti con le vostre sole forze? ha testualmente risposto 'grande e grosso'( Nastasi) a Roberto Grossi,presidente Federculture, che dell'esperienza italiana è l'anima e l'organizzatore.
 A gran voce, invece, vogliamo ribadirlo. Non era il caso di tenere i compensi, della corte fedelissima,  un pò più bassi, anche per sostenere le attività culturali dell'Accademia, alle quali c'è anche un'altra fedelissima che sovrintende, dott. Annalisa Bini, eletta anche accademica ( fra qualche polemica)  e che viene compensata con  105.000 Euro annui, di fisso?
Nelle dichiarazioni relative ai suoi meriti e demeriti, Cagli  sbaglia alcune date, quando parla della 'Orchestra giovanile di Santa Cecilia'- neanche noi ricordiamo se fatta nascere anche quella da lui, o forse addirittura da Siciliani, o forse no.
 Comunque il suo scioglimento avvenne negli anni in cui Cagli era fuori dell'Accademia, ad opera del grande Berio, perché il ministro (o sindaco?) Rutelli - come si vede uno dopo l'altro vanno citati  più per le infinite malefatte - non aveva più i 400.000.000 di lire necessarie per il suo mantenimento. Dunque almeno la chiusura della Orchestra giovanile non va addebitata a Cagli, al quale semmai va addebitata la tiepida volontà di riaprirla, quando fu sollecitato, dietro nostra spinta, da Ludovica Rossini Purini,  alla quale avevamo consigliato di indirizzare le risorse che  riusciva a trovare in quella direzione. Dopo la tournée dei Berliner con Abbado, la Purini ha preferito fare 'l'americana'( con il concerto dell'11 settembre ed altre cosucce) e Cagli s'è scrollato di dosso un impegno che gli avrebbe fatto onore.
 In tutto questo bailamme, è possibile che Cagli trovi anche il tempo per ordinare alla sua addetta stampa di non concederci nessun biglietto omaggio per i concerti, a noi che facciamo il critico musicale, anche quando scriviamo queste cosucce che a Cagli non piacciono, e che perciò ne avremmo diritto, in una Istituzione pubblica che non è proprietà del sovrintendente.

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