Ieri sera, nell'Auditorium, intitolato al suo primo direttore, il m. Amleto Lacerenza - una discendenza musicale, nativa come noi di Trinitapoli, che ha avuto negli ultimi esponenti Michele e Rosario, due fra i più conosciuti musicisti - la Banda dell'Esercito diretta dal m.Antonella Bona, ha tenuto il concerto inaugurale di stagione, che quest'anno si annuncia ricca sia sul piano dei concerti che su quello discografico, quest'ultimo intensificato l'anno passato.
L'Auditorium, di recente costruzione, sito nella caserma 'G.Mameli' della cittadella militare della Cecchignola, a Roma, è stato inaugurato pochi anni fa ( alla fine del 2012) alla presenza di Riccardo Muti che, si sa, ha sempre mostrato una attenzione particolare verso le bande musicali (meglio precisare che si tratta di bande 'musicali', a scanso di equivoci, in un paese in cui di bande d'ogni tipo, anche malavitose, si legge quasi ogni giorno) ed ha anche voluto, in quell'occasione, dirigerla nel concerto inaugurale. Da allora l'Auditorium, che ha una discreta capienza, ospita le prove della banda oltre che i concerti 'in sede'.
La Banda, alla quale si accede con regolare concorso ed in possesso di diploma di Conservatorio fornisce assai spesso 'fiati' ad orchestre, anche le più titolate, perché tale organismo musicale esige dai suoi componenti capacità e prestanza, tali e quali quelle delle comuni orchestre non di soli fiati; qualità di cui si è ascoltato essere provvisti tutti gli strumentisti ed in particolar modo le prime parti, impegnati in più casi in ruoli solistici, nel non facile programma di ieri sera, costruito su due pezzi forti: una 'suite' dal 'Lago dei cigni' di Ciaikovskij, e dai 'Pini di Roma' di Respighi, in questo caso in una trascrizione coloristicamente sgargiante ma anche ritmicamente esigente, firmata da Yoshihiro Kimura, made in Japan, un paese che riserva al repertorio per complesso di fiati attentissima cura e notevole pratica.
Nel concerto di ieri sera alla banda si erano uniti alcuni giovani strumentisti del Conservatorio di Santa Cecilia ( pianoforte, contrabbassi ed arpa), accompagnati dal loro direttore. Tra le fila degli strumentisti spiccava la presenza di 'una' strumentista ( clarinetto basso) che però non è l'unica nella Banda dell'Esercito ( in organico ve ne sono altre due) che attesta come l'apertura alle donne è arrivata nell'esercito - e di conseguenza nella sua banda - già da qualche anno. Apertura massima nel caso del podio, che è oggi affidato al Capitano, m. Antonella Bona, già vice maestro della banda, che oggi funge da maestro, dopo che il suo predecessore, m. Fulvio Creux , ha lasciato l'incarico.
Il m. Bona vanta un curriculum di prestigio, già abbastanza lungo. Noi la notammo la prima volta in occasione di una Festa della Repubblica, il 2 giugno di qualche anno fa, quando a due passi dall'Altare della Patria dirigeva la Banda per la parata militare. Poi la intervistammo, perché grande era la nostra curiosità di sapere come una banda militare, fatta di soli uomini, accettava di mettersi agli ordini di un direttore, un capo, donna.
Preparazione, autorevolezza e buone maniere devono aver evidentemente aiutato il m. Antonella Bona, nel processo non facile di accettazione, se oggi - come ha dimostrato il concerto di ieri sera - la Banda la segue con attenzione ed asseconda in ogni sua richiesta che Lei porge con la sicurezza che solo un notevole e già solido affiatamento può garantire.
A proposito di Bande, il concerto di ieri sera, ci ha fatto ripensare alla decisione del povero, non indimenticabile, ministro Bondi - se non andiamo errati fu proprio lui - di creare al Ministero un apposito ufficio incaricato di seguire le migliaia di bande italiane (4600 secondo l'ultimo censimento) alle quali le pubbliche amministrazioni hanno sempre pensato con grande distrazione, nonostante che tutti i musicisti di un certo rilievo e cultura, Muti compreso, si siano tante volte sbracciati per difendere il ruolo musicale, culturale e sociale che esse svolgono in centri medi o piccoli del nostro paese. Allora si parlò addirittura di una legge speciale a loro protezione.
Poi di quell'ufficio, affidato ad Antonio Corsi, e di quella legge non abbiamo avuto più notizie, come accade a tante altre piccole grandi iniziative di valore che hanno fatto dell'Italia quello che è oggi - o era fino all'altro ieri- agli occhi del mondo, a cominciare dalla musica.
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