Senza musica nel paese che non c’è.
Ennio Morricone, all’indomani della
sua esperienza di presidente della giuria del Festival internazionale
del film di Roma, rivela un suo soggetto cinematografico raccontato
tanti anni fa a Pasolini e Fellini, e successivamente anche a
Montaldo.
Questo è in realtà un soggetto
cinematografico vero e proprio che raccontai la prima volta molti anni fa a
Pasolini, mentre lavoravo ad uno dei suoi film.
C’era una volta un paese perfetto,
straordinario, dove regnava una pace sociale fantastica. Tutti si
volevano bene. Un paese che tutti noi vorremmo esistesse davvero.
Questo paese non aveva un governo, aveva tuttavia un capo che,
giustamente, si compiaceva della situazione in cui viveva il suo
popolo. Il quale popolo, per mostrare a tutti il proprio stato
d’animo, sfruttava i colori dei vestiti: il bianco
contraddistingueva chi era sereno, i colori scuri quelli che sereni
non Senza musica nel paese che non c’è Quel popolo, inoltre, non
conosceva l’orologio, perché l’orologio avrebbe procurato ansia.
Un paese quasi inerte. Un giorno, al capo di quel popolo venne in
mente che c’era ancora qualcosa capace di turbare gli animi del suo
popolo: era la musica, in grado di modificare profondamente gli
animi. E così la bandì dal suo paese. La sua proibizione trovò
consenzienti alcuni cittadini, ma dissenzienti altri che si
coalizzarono per eludere quel divieto.
Imponendo quel divieto al suo popolo,
il capo divenne un dittatore. Ma le naturali inflessioni melodiche
del parlare ed il conseguente ritmo, non potevano essere eliminati
del tutto. Di conseguenza, coloro i quali dissentivano da quella
imposizione sfruttavano qualunque occasione, anche quelle offerte
dalla quotidianità, per dar vita ad una parvenza di melodia e di
ritmo. Tutti parlavano come robot, senza inflessioni. I suoni di
tutti i giorni diventarono una ‘nuova’ musica, ma organizzata. La
situazione volgeva verso la tragedia e il capo/dittatore avvertiva
questa contrapposizione, pur non dichiarata.
Una notte fece un sogno. Sognò che
andando sulla riva del mare quando il mare diventava verde, cioè
verso le prime ore del pomeriggio - in quel paese era il mutare del
colore del mare a scandire le ore del giorno - avrebbe avuto una
grande rivelazione. Sperando di far tornare la pace sociale, raccontò
al suo popolo questo sogno, e capo e popolo si recarono il giorno
convenuto ed all’ora convenuta, in riva al mare. E cosa accadde?
Accadde che, uscendo disordinatamente dalle acque, s’erano dati
convegno davanti a quella folla, tutti i grandi musicisti della
storia, i quali cantavano e suonavano la loro musica (Nel montaggio,
questo racconto ‘cinematografico’, prima commentato dalla mia
musica, prevedeva che, alla fine, tutti i più grandi musicisti
cantassero insieme). Il capo comprese la lezione e tolse quel suo
dannoso divieto.
Cosa insegna questa storia? Insegna che
la musica vinse, e che in quel paese tornò la serenità. Quando lo
raccontai a Pasolini, gli diedi inizio e fine del racconto; il resto
avrebbe dovuto inventarlo lui. Ero molto interessato a capire come
Pasolini avrebbe immaginato la rivoluzione di quei cittadini che, non
potendo fare a meno della musica, sfruttavano ogni mezzo per eludere
quel divieto, senza dare nell’occhio. Pasolini, alla fine del
racconto, chiamò Fellini a telefono, il quale ci raggiunse in taxi
immediatamente; feci anche a lui lo stesso racconto e, dopo averlo
ascoltato , disse:“vorrei fare un film su questa storia, adesso,
però, non posso perché devo fare un film su San Paolo” - il film
su San Paolo non l’ha mai fatto. Non fece mai neanche quel mio
film, ma poco dopo fece ‘Prova d’orchestra’. Anche lì c’è
la rivoluzione per scelta dei musicisti, anche se spostata: prima la
rivoluzione e poi l’arrivo del direttore che distrugge con un
fortissimo colpo di gong la rivoluzione dei musicisti e li comanda a
bacchetta.
Non voglio apparire presuntuoso, ma
l’idea di ‘Prova d’orchestra’ c’era in quel mio racconto:
il dittatore /direttore fa rinascere la musica, anche se tristissima.
La mia ‘favola’ insegna che la musica è indispensabile, fa parte
della nostra vita, e che i cittadini di quello strano paese, quando
si resero conto di non poterne fare a meno, trasformarono in musica i
suoni di ogni giorno.( Music@,2012)
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