Il segretario PD della Commissione di vigilanza RAI, sbaglia e di grosso quando afferma- come ha fatto per l'ennesima volta oggi in una intervista al Corriere - che Dall'Orto, Maggioni, e poi anche Massimo Giannini ( per un'altra ragione) li ha messi lui, intendendo il partito al governo, cioè Renzi che, nei vari recenti interventi sulla tv - ricorda Anzaldi - non ha mai smentito le sue dichiarazioni, dunque le ha condivise.
Questo è davvero grave, perchè fa supporre che Dall'Orto, Maggioni e Giannini ma anche altri, dovrebbero rispondere a lui (al partito che li ha messi in quei posti di responsabilità) delle azioni in RAI. Ma allora i succitati non sono stati scelti esclusivamente per la loro competenza, ma innanzitutto per la appartenenza politica (leggi: Renzi).
Tralasciamo volutamente gli accenni volgari agli stipendi (per Giannini), quando dice testualmente e volgarmente: chi te li da tutti quei soldi che prendi? Ancora noi ( leggi Renzi, o il PD di Renzi), nonostante gli ascolti scandalosi in una rete scandalosamente in passivo come quella guidata da Vianello? E tralasciano anche quel che dice del telegiornale della Berlinguer ( TG3) che Anzaldi ritiene l'unico dei tre non allineato.
Insomma una assurda dichiarazione di potere in una società che queste intromissioni non tollera più.
E, tanto per non farcelo passare dalla memoria, vale la pena ricordare che ai tempi in cui Marino cercava un assessore alla cultura per Roma, che poi trovò prima nella Barca e poi nella Marinelli, propose perfino Michele dall'Ongaro, che evidentemente con il PD di Anzaldi aveva stabilito un feeling forte, altrimenti non lo avrebbe candidato.
Poi, però - certo bisogna superare tutte queste volgari insinuazioni di Anzaldi prima di arrivare a qualcosa di condivisibile - accenna ad una tecnica di governo dei vertici RAI, i quali di fronte a qualunque piccolo o grande problema, piccolo o grande scandalo, rispondono col silenzio. E che sia una tecnica lo dimostra anche il fatto che sul Caso 'Giancarlo Leone- Capodanno in tv', nell'unica dichiarazione di Campo Dall'Orto, si lodò il silenzio di Leone. Non avrebbe dovuto egli rispondere, giustificarsi, e prendere sulle sue spalle le manchevolezze che si rimproverarono ed addossarono solo ad un capo struttura, poi licenziato?
Leone sta ancora lì, troppo protetto, e si aspetta la fine di Sanremo per vedere se, una sola volta, Campo Dall'Orto, è capace di prendere posizione contro i poteri forti ed i padrini eccellenti che proteggono alcuni alti dirigenti RAI.
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