Ieri è morto Piero Buscaroli, giornalista di razza, storico e studioso della musica finissimo ed acuto. E per questo secondo suo impegno lo hanno sempre snobbato, messo da parte, ignorato.
Lo conoscevamo da una trentina d'anni, dai tempi di 'Piano Time', quando gli chiedemmo di scrivere per la nostra rivista un saggio, e fu davvero ammirevole, su Furtwaengler che noi pubblicammo orgogliosi e che suscitò - c'era da attenderselo - non poche polemiche. Conserviamo ancora due sue lettere di fuoco, che un giorno pubblicheremo, nelle quali, in una, se la prendeva con un illustre musicologo italiano del quale non condivideva nulla di ciò che aveva scritto su Mozart (erano gli anni in cui si approntava quella mangiatoia del bicentenario della morte di Mozart; e, nell'altra, molto più colorita e durissima nel linguaggio, svillaneggiava un lettore che aveva ravvisato in quel suo saggio su Furwaengler, apologia del nazifascismo, di cui del resto lui non aveva mai fatto mistero. Da qui a decretarne l'ostracismo da ogni consesso di studio ce ne corre. Noi lo difendemmo.
Quando uscì la sua monumentale biografia di Beethoven, ne scrivemmo lodando la profondità di pensiero e la agguerrita difesa delle sue tesi, rivoluzionarie alcune, a fronte della corrente musicologia, fonti documentarie alla mano. Ne scrivemmo pure quando non vedemmo presentato in tutti i luoghi deputati quella sua ricerca musicologica. E, ancora una volta, per biasimare l'Accademia di Santa Cecilia che, nei suoi programmi di sala, citando e consigliando la bibliografia sia beethoveniana che bachiana (è sua anche una monumentale ricerca su Bach) si guardava bene dal citare i due volumi di Buscaroli, a vantaggio di musicologi in miniatura ma appartenenti alle cricche di ogni genere.
Un nostro amico, compositore, ci faceva giustamente notare, di recente, quanto il 'settarismo' domini anche settori che dovrebbero esserne del tutto impermeabili, come quello della ricerca. Se con uno studioso, anche di vaglia, non ho buoni rapporti, dimentico volutamente dal citarlo. Si usa così, ed è vergognoso.
A tal proposito, agli inizi della nostra carriera, restammo di stucco un giorno quando, nelle sacre stanze dell'Enciclopedia Treccani, con la quale allora collaboravamo, alla nostra proposta di dedicare una voce al musicologo Claudio Casini, autore di parecchi volumi di storia musicale e biografici, ci sentimmo rispondere: 'ci ha fatto uno sgarbo, non avrà mai una voce (lemma) nelle nostre opere'. Se questo era il metro, in uso in casa Treccani, non è difficile immaginare cosa può accadere ed accade in altri ambienti dalla storia e dalla attendibilità non altrettanto lunghe e gloriose.
Ciò che con Buscaroli, però, ci trovava in disaccordo, anche in riferimento al suo Beethoven, era la sua convinzione di poter ed anzi dover riscrivere, per intero, la storia della musica; non convinceva neanche noi che siamo stati sempre convinti che molte cose andrebbero riviste ed anche riscritte, e qualche modestissimo esempio l'abbiamo fornito, quando ci siamo occupati approfonditamente di Alberto Savinio, in relazione ai suoi scritti musicali, raccolti in 'Scatola sonora'.
Una delle ultime volte che, indirettamente, abbiamo avuto un qualche rapporto con lui, è stata una sua lettera di pochi anni fa, inviata alla redazione di Music@- bimestrale che abbiamo inventato e diretto per un settennato - nella quale, seccamente e senza mezzi termini, ingiungeva imperiosamente, con modi sgarbati, di non inviargli più la rivista.
Ma a quella lettera non abbiamo dato tanto peso; Music@, comunque, non gliel'abbiamo più inviata.
Ma Buscaroli è davvero ignorato? Dal giorno successivo a quello della sua morte non faccio che leggere articoli nei quali si dice che Buscaroli è ignorato anche da morto...
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Eliminaa me interessa il Buscaroli musicologo che mi pare sia stato dimenticato - volutamente ed ingiustamente - da vivo e continua ad esserlo - volutamente ed ingiutamente - anche da morto.L'altro Buscaroli, per intero, mi interessa assai poco, anche affatto, se mi perdona.
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