La tragicommedia dell'Orchestra Verdi di Milano, messa in scena da un autore di tutto rispetto, Salvo Nastasi, con la complicità di tutti i ministri che si sono succeduti al Collegio Romano negli ultimi vent'anni, compreso Franceschini, non si è ancora conclusa. Come apprendiamo indirettamente da un articolo del Corriere dove si lamenta che l'orchestra potrebbe fare ancora e sempre meglio di quanto già non faccia - ah, se il critico musicale così solerte lo fosse altrettanto con le orchestrine che spesso recensisce facendo inorridire i lettori per la falsità delle sue valutazioni - se finalmente la storia dei finanziamenti pubblici all'Orchestra milanese fosse definitivamente risolta.
L'ultimo atto di questa tragicommedia, di cui autori sono ancora una volta Franceschini - che con decreto firmato in aprile ha accolto fra le ICO l'Orchestra Verdi - e Nastasi che, nel destinare i finanziamenti ai vari soggetti, non ha tenuto conto della nuova personalità giuridica della Verdi - quando non ha fatto arrivare alla Verdi i finanziamenti meritati in base ai parametri delle ICO. La ragione starebbe nel fatto che il decreto, Franceschini l'aveva firmato ad anno avviato. Si spalleggiano i due imbroglioni, e quello di più alto grado - il ministro - non fa nulla per porre fine a questo indecente palleggio di responsabilità. Al quale si aggiunge, altra beffa, il mancato pagamento di contributi arretrati sempre da parte del Ministero.
Per 'grande&grosso' (Nastasi) e 'mezzodisastro' (Franceschini) non conta alcunché il fatto che la Verdi si autofinanzi in misura superiore di qualunque altra orchestra italiana, che abbia un'attività concertistica di gran lunga superiore a quella di tutte le orchestre italiane, che abbia un suo auditorium, e che sia in cima ai finanziamenti dei singoli cittadini in suo favore, attraverso il 5 per 1000. No, tutto questo per la strana coppia conta poco, quasi nulla.
Altra anomalia ma di diverso genere, in un paese dove l'anomalia regna sovrana, ma che, a detta di Renzi, ha ancora fame di riforme, è rappresentato dal caso di quel professore immesso in ruolo per l'insegnamento della filosofia, di cognome Rho, il quale non ha dichiarato al momento della immissione in ruolo di aver subito una condanna, che non risulta dal suo casellario giudiziario, ma di cui lui avrebbe dovuto ricordarsi, nella dichiarazione preventiva all'immissione in ruolo. Una condanna che lui riteneva fosse definitivamente sanata con il pagamento della multa. La condanna era venuta a seguito di una pisciata, impossibile da trattenere pena lo scoppio della vescica, e fatta di notte (alle ore 3) in un cespuglio, appena fuori di un paesino della bergamasca, undici anni fa, sanzionata da una pattuglia di carabinieri nottambuli e inflessibili - che sono le barzellette sui carabinieri?
Ora Giannini e Renzi dovrebbero porre fine a questo sgorbio, per non meritarsi una pisciata simbolica, da parte dei cittadini che osservano le leggi e pagano anche le multe, anche quando sono frutto di eccessivo zelo delle forze dell'ordine o dei vari sanzionatori. Come se ne vedono tanti, specie a Roma, nei mesi in cui il Campidoglio avendo bisogno di soldi, manda i vigili non a dirigere il traffico bensì a fare multe, appostandosi per beccare al minimo sgarro gli automobilisti qualunque; e solo quelli perché degli altri - di quelli che contano - sono spesso complici, come dimostrano ogni giorno le infinite inchieste.
Ora Rho a metà marzo dovrà presentarsi in tribunale per contestare l'illecito ed ingiustificato licenziamento. Non sarebbe il caso che il ministro della Giustizia e quello dell'Istruzione pongano fine alla farsa, senza far perdere altro tempo nei tribunali già troppo intasati?
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