All'indomani della prima del 'Barbiere' di Rossini all'Opera di Roma, prima rappresentazione della serie celebrativa per i duecento anni dal debutto romano del grande capolavoro, sul 'Messaggero' di Roma è tutto un peana all'indirizzo del nuovo corso del Sovrintendente Fuortes e del regista valenciano, Livermore, che non ha fatto uno, ma mille 'Barbieri', anzi tutti i 'Barbieri' della storia di palcoscenico del capolavoro rossiniano. E in teatro c'era questo e quello, e nel foyer apparivano e sparivano celebrità e teste coronate - non importa con quante 'palle' - e in palcoscenico si vedeva il più ricco 'Barbiere' mai immaginato. E poi c'erano i cantanti - tutti bene, visto che non si leggeva una sola riga di critica, e sul podio Renzetti, veterano del mestiere.
Una sola noticina, sottovoce, di critica: alla fine dello spettacolo - ma sarebbe stato molto meglio scrivere 'alla fine dell'opera' - qualche dissenso all'indirizzo del regista , autore dello spettacolo.
Passano tre giorni e oggi sul medesimo quotidiano si corregge il tiro, anzi si gioca al 'tiro al Barbiere': lo spettacolo aveva troppe incongruenze, oltre alcune cose esagerate, e la parte musicale così e così, forse nessuno dei cantanti - di cui ripete l'elenco - si salva, meritando il massimo dei voti.
Cosa è accaduto? E' cambiato il critico autore della recensione ed assieme a lui la considerazione dell'opera, come altre volte ed anche su quotidiani altrettanto o forse più autorevoli del Messaggero è accaduto (ricordiamo un caso clamoroso a Spoleto, dell'epoca di Menotti, quando prima Francesco Maria Colombo e poi Paolo Isotta si corressero a vicenda sul medesimo spettacolo, a qualche giorno di distanza l'uno dall'altro) oppure il critico che ha firmato la prima recensione s'è pentito, e l'ha voluto fare pubblicamente, scusandosi con i lettori per la eccessiva benevolenza nei confronti dell'Opera di Roma e del suo sovrintendente, nella recensione scritta ' a caldo' la sera della 'prima', con il cappello in mano?
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