Da tempo Ennio Morricone meritava l'Oscar per la musica da film, lui che di musiche da film ne ha composte a centinaia ( oltre cinquecento), molte delle quali indimenticabili e meravigliose, sono immediatamente riconoscibili e riconducibili a lui; ma si sa come nascano il più delle volte le decisioni per tali premi e quanto conti la nazione di appartenenza rispetto all'industria in questione che è pravalentemente americana.
Certo anche in America ci sono autori di colonne sonore notissimi e molto bravi, come e quanto Morricone, colonne dell'industria cinematografica mondiale, ma ciò non può voler dire che a vincere gli Oscar debbano essere sempre , o prevalentemente, musicisti legati strettamente all'industria cinematografica americana.
Per questo, già coscienti dell' evidente ingiustizia, nel 2007 diedero ad Ennio Morricone un 'Oscar alla carriera', che era come una sorta di 'mea culpa' ed un atto per mettersi a posto la coscienza. Il compositore, allora, aveva era vicino agli 80 anni, e forse i giurati pensarono di non arrivare in tempo per un Oscar 'vero' - non come quello 'alla carriera'. Invece Morricone li ha fregati tutti e alla bellezza di 87 anni, dopo nove anni dal precedente, il suo Oscar per un film preciso se l'è portato a casa. Il primo e vero Oscar , e non è detto che nei prossimi anni non se ne meriti ancora uno, magari per il prossimo film di Tarantino, per il quale è già prenotato come autore delle musiche.
Adesso non potevano ancora sbagliare. Un film ben accolto, di un regista americano - anche se né film né regista hanno ricevuto una candidatura agli Oscar di quest'anno - con la musica del più noto compositore 'da film' italiano, conosciuto nel mondo più di chiunque altro: il 'Pavarotti' delle colonne sonore, dopo Nino Rota, che ebbe ad attendere anche lui, proprio come Morricone, l'unico Oscar, dopo i tanti grandi film con Fellini, quando scrisse le musiche per 'Il padrino' di Coppola ( l'unico altro italiano a vincere l'Oscar è stato Nicola Piovani', al quale l'ambito riconoscimento è giunto in tempo, per 'La vita è bella' di Roberto Benigni).
In Italia ora siamo tutti con Morricone e gioiamo con lui. Nel caso di Morricone e della musica, per fortuna, non si ripeterà lo sconcio che ebbe a verificarsi molti anni fa quando ad un altro grande italiano, Dario Fo, venne assegnato il Nobel per la letteratura, e ci si interrogò, soprattutto in Italia, se quel riconoscimento lo meritasse o no. Dario Fo, proprio qualche settimana fa, in una lunga intervista al Corriere, si è lamentato della accoglienza tiepida riservatagli in quella occasione. Ma una ragione c'è. Le parole risultano più dirompenti, all'apparenza, di tanta musica la cui carica rivoluzionaria, difficilmente si individua in un paese di analfabeti musicali, come indusse a pensare, tanto per fare un esempio fra i più lampanti, ai suoi tempi la musica di Sciostakovic che, alle orecchie dei sovietici, fece più sconquassi dei cannoni e dei fucili.
Non fu abbastanza rivoluzionaria anche la musica di sia Mozart che di Beethoven, ai quali in questi giorni molti hanno fatto riferimento osannando il compositore Morricone? Sì che lo fu, ma in ambedue i casi occorreva essere in possesso delle chiavi di lettura per venirne a capo, e molti non ne erano in possesso.
Ora, bando a chiacchiere ed a sofisticati 'distinguo', gioiamo tutti con Ennio.
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