Cinque o sei anni fa intervistammo Ennio Morricone per il mensile Class ( n.306. 2011), nella sua bella casa romana. Il maestro, che conosciamo da molto tempo, ci accolse con la solita simpatia e gentilezza. Ad un certo punto, senza che le nostre domande gliene avessero dato occasione, tirò fuori l'argomento plagio, ricordando con precisione un articolo che avevamo scritto per 'Il Giornale' alcuni anni prima, a seguito di un suo concerto, senza che mai nel lasso di tempo intercorso fra l'uscita di quell'articolo e l'intervista, ci avesse mosso un qualche rimprovero, come invece fece nel corso dell'intervista.
Cosa avevamo scritto di così grave da innervosire il placido - in apparenza - Morricone? In quel concerto, del quale riferimmo su 'Il Giornale', accennavamo alle musiche scritte per 'La sconosciuta' di Tornatore - speriamo di ricordare bene - nelle quali il brano 'principale' - il tema, per semplificare (speriamo di non ricordare così male da innervosire ancora il nuovamente premio Oscar, al suo ritorno in Italia) nelle prime 'quattro' note riprendeva le stesse note del tema principale - nel caso in questione più facilmente da riconoscere ed identificare - scritto da Nicola Piovani per 'La vita è bella' di Benigni, vincitore anch'esso dell'Oscar per la musica.
Morricone si alzò dal divano, andò al pianoforte e ci fece quelle quattro note, facendoci notare come quelle quattro note sono quattro delle sette che compongono la scala musicale e che chissà quanti altri milioni di volte ricorrono nelle musiche più disparate e perfino nello stesso ordine, in cui ci era parso di ascoltarle sia in Piovani che nella sua musica per il film di Tornatore. Insomma, ci disse Morricone, quattro note non sono nulla - anche nel caso di quelle quattro note 'magiche' ricavate dal nome BACH - e non possono essere giudicate in sé; è il contesto, il complesso di una frase o di una armonia, nel caso fossero usate in senso verticale, in un discorso, a deciderne per il valore e per la specifica identificazione e paternità, come appartenente ad uno o a all'altro fra i compositori di tutti i tempi.
Sì, ma quelle note....pensavamo.
Morricone non soddisfatto, ci condusse nel suo studio privato, ed aprì una specie di 'bibbia' che riporta di tutta la musica conosciuta, gli 'incipit', facendoci notare, aprendo la bibbia a caso che un medesimo incipit si riscontri nelle opere di musicisti diversissimi, vissuti in epoche diverse, ed in paesi distantissimi fra loro, e senza che nessuno avesse - in molti casi - avuto conoscenza della musica degli altri.
Voleva convincerci, che tutta la musica può essere considerata frutto di plagio, se si trattano le poche note della scala musicale occidentale, con il sistema del 'conto della serva'. E che perciò, se tutti possono essere accusati di plagio,vuol dire che nessuno può esserlo. Con buona pace dei Subsonica che, però - secondo quanto hanno dichiarato - scherzavano quando hanno detto che Morricone li aveva copiati.
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