( Segue dal post precedente)
Verrà condannata a 4 giorni, convertiti in 1.100 euro di multa. Chi credeva che tanta aggressività potesse averla saziata, ha dovuto ricredersi. La futura ministra rincarò la dose. Mettendo nel mirino gli imam, accusati di essere «spesso delinquenti», «e se non ci sottomettiamo, ci tagliano la testa». Ecco: il rispetto dei culti religiosi, delle libertà e dei diritti. Mai stato la miglior dote di Santanchè. Tutto inizia con un programma tv. Si parla del velo. Lei attacca: «Non è un simbolo religioso, non è prescritto dal Corano». In studio ci sono l’allora imam di Segrate, Abu Shwaima, e Asmae Dachan, figlia del presidente dell’Ucoii (Unione delle comunità islamiche in Italia”). La “Danielona” si sente dare dell’ignorante. Qualcuno la interpretò come una fatwa e la politica venne messa sotto protezione. Non dalle sue gaffes, però. Molte, volute.
Ospite della trasmissione “Alla lavagna!” (Rai3, 2018-2019, format che prevedeva l’interazione tra personaggi famosi e bambini tra i 9 e i 12 anni), Santanchè parla dei soldi: «Sono l’unico strumento di libertà, chi paga comanda». Ripeterà in altri contesti che «le donne devono essere madri e mogli», che «la donna deve servire l’uomo». Poi volerà altissimo: «Portare i tacchi è impegnativo, bisogna dimostrare di avere un cervello. Chi porta le ballerine, sa che ha qualcosa da nascondere».
La società di Santanchè è patriarcale e non sopporta gli immigrati. L’anno scorso ad un comizio lo esplicitò così: «Rivendico con orgoglio di essere fascista, cacciare a pedate nel sedere i clandestini». Dal pubblico in estasi partì il coro «duce, duce». Musica per le orecchie di un vecchio amico di DS: Roberto Jonghi Lavarini, il “barone nero” della destra sociale milanese. Sostenitore di Mussolini e Hitler, teorico del razzismo, già candidato con FdII nel 2018 e in campo l’anno scorso per la campagna elettorale del partito. Sempre dalla parte della “Dany”.
( da La repubblica, di Paolo Berizzi)
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