Chiusi dentro un treno, con le porte sbarrate, mentre passa Giorgia Meloni. Non sono ancora le 9 del mattino. Il treno speciale per Pompei è fermo al binario 1. Manca ancora mezzora alla partenza. «Signori dovete salire sopra ora» avvertono. I giornalisti sono alla stazione Termini, invitati da Trenitalia, per raccontare il primo viaggio del treno veloce Roma-Pompei. Ci sono alcuni inviati, anche di testate straniere, in pantaloncini, pronti ad affrontare i 40 gradi di torrido tour tra gli scavi. Non tutti sanno che sul treno c’è anche la premier Giorgia Meloni e per questo motivo la sicurezza si fa più severa. Ci doveva essere anche la ministra del Turismo Daniela Santanchè, ma alla fine ha disertato, forse per evitare di esporsi alle domande sulle inchieste che la coinvolgono. I giornalisti vengono invitati ripetutamente a restare dentro la carrozza. Nessuna possibilità di fare una foto, di esercitare il più semplice esercizio di cronaca. I cordoni rossi di Trenitalia delimitano l’area delle delegazioni di governo, ma non basta. I carabinieri e gli addetti dell’azienda delle ferrovie si fanno più inflessibili. «Salite!» ordinano. Telegiornali, quotidiane, agenzie si ammassano sulle scalette. «Non potete stare qua», intimano. Un carabiniere, uno dei due che presidia l’uscita della carrozza 4, azzarda: «È un ordine». Sta passando il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. I carabinieri e la security si fanno più solerti. L’addetto di Trenitalia con radio trasmittente e posa da bodyguard si fionda per chiudere gli sportelloni. I giornalisti vengono respinti dentro. Blindati, impossibilitati a mettere il collo fuori per fotografare a 200 metri di distanza l’arrivo della presidente del Consiglio, circondata comunque dalle sue guardie del corpo. Anche la Rai protesta. Per le immagini ci sono i collaboratori dello staff e i canali ufficiali di Palazzo Chigi. I giornalisti sono bloccati all’interno. Lontani.