Ribaltone di Sangiuliano al ministero della Cultura: via i vecchi dirigenti per far posto ai fedelissimi
C’è chi lo ha ribattezzato “il ribaltone di Sangiuliano”. Avverrà alla chetichella, la settimana prossima, quando approderà in aula il decreto Pubblica amministrazione che va convertito in legge prima della pausa estiva: è in quel preciso istante che il governo depositerà un emendamento al testo base, ora al Mef per la bollinatura, destinato a riformare l’organizzazione del dicastero della Cultura. L’escamotage individuato dall’inquilino del Collegio romano, già direttore del Tg2, per fare indirettamente decadere tutti gli attuali dirigenti generali e poi sostituirli — moltiplicando le poltrone — con nuove figure apicali scelte personalmente dal ministro con il solo passaggio in Cdm, senza dover per forza pescare dai ruoli dirigenziali della P.A. né ricorrere all’interpello.
Gente dunque gradita alla politica, nonostante gli incarichi da ricoprire siano di natura amministrativa. Una forzatura. Simile a quella adottata per spazzare via i vertici del Centro sperimentale di Cinematografia. Mutatis mutandis quanto Palazzo Chigi ha fatto con Inps e Inail, commissariati solo per poter rimuovere i presidenti nominati dai predecessori...
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