Gent.le Presidente,
avevo sperato, dopo la sua nomina a presidente del Festival delle Nazioni di Città di Castello, succedendo a Giuliano Giubilei, la cui presidenza era passata senza lasciarvi segno alcuno, che il Festival castellano, del quale ebbi la direzione artistica per un solo anno, 2004, cambiasse rotta e tornasse ai suoi antichi splendori.
E, invece, nulla ancora è accaduto per concretizzare quella mia speranza. Ed anzi, di anno in anno, la capacità ideativa dell'attuale direttore, da 20 anni Aldo Sisillo, si è andata affievolendo e banalizzando.
Si chiederà quale interesse io abbia per muovere certe critiche? Semplicemente l'interesse a non tollerare che un festival prestigioso cada così in basso, senza che nessuno ponga un argine.
L'edizione di quest'anno, che ha l'Italia come 'nazione ospite' rappresenta per me un motivo in più per rivolgerle questo appello.
Nel 2004, anche io scelsi come 'nazione ospite', l'Italia, meglio la 'Nuova Italia'. Per due ragioni. Una pratica - la mia nomina tardiva non mi consentiva di pensare ad una nazione ospite straniera, impossibilitato a conoscerla da vicino; l'altra, di carattere musicale: mostrare all'Italia la schiera di musicisti della giovane generazione che, a dispetto di qualche colpevole distrazione diei nostri operatori culturali, si era ormai imposta.
Basterà l'elenco che sto per produrre a farle capire come quell'anno al Festival delle Nazioni sia sfilata la 'meglio gioventù' musicale italiana, oltre naturalmente a qualche 'fuoriclasse' senza età.
Eccolo: Orchestra e Coro 'Giuseppe Verdi di Milano ( in diverse formazioni) come orchestra residente; Romano Gandolfi direttore; Orchestra a plettro 'Terroni', Dorina Frati, Giorgio Carnini, I Sonatori della Gioiosa Marca, Paul Badura-Skoda, Ensemble vocale e strumentale 'I Madrigalisti Ambrosiani', Gianluca Capuano direttore, Mariangela Vacatello, Alessandro Carbonare, Alessio Allegrini, Paolo Pollastri, Francesco Bossone, Cardinale Ersilio Tonini ( per le meditazioni su Haydn),Carlo Chiarappa, Enrico Dindo, Riccardo Risaliti, Massimo Quarta, Orchestra e Coro dello Studio di musica antica 'Antonio il Verso', Gabriele Garrido direttore, Lucio Gallo, Erik Battaglia, Piera Degli Esposti, Emanuele Arciuli, Compagnia di balletto ALDES, Roberto Castello, Roberto Abbado direttore., Salvatore Sciarrino ( prima assoluta, commissione del festival)
Ed ancora, la Mostra 'Il Colori della Musica': Enrico Prampolini all'Opera di Roma, a cura di Maurizio Calvesi, a Palazzo Vitelli; e la prima esposizione, in occasione del concerto di Andrea Baggioli, a Citerna, della Madonna di Donatello, come a San Francesco di Città di Castello, l'affresco appena restaurato del Vasari, in occasione del concerto di Badura-Skoda.
Tralascio di segnalare la presenza di Antonio Lubrano, e di altre personalità, in veste di 'amatori di musica' invitati a parlare di questa loro passione, e il coinvolgimento delle scuole superiori della città in un'indagine conoscitiva culminata in un concerto 'leggero' .
Per il repertorio, basta che ricordi la Petite Messe solennelle di Rossini, la prima moderna di due Cori di Mendelssohn , gli Oratori di Carissimi, le Canzoni di Bellini, Scene di vento, prima assoluta di Sciarrino e tanta musica da camera e concerti solistici.
In quella edizione , a me affidata, il ruolo del presidente, prof. Franco Fontana della LUISS fu determinante, perchè i notabili del consiglio di amministrazione - che volevano suggerirmi ad ogni piè sospinto cosa avrebbero fatto loro, mentre io avevo tutt'altre idee - si pentirono, subito dopo, della mia nomina, e infinite volte cercarono di mettermi il classico 'bastone fra le ruote'.
In ogni occasione il prof. Fontana li mise in riga ed io potei condurre in porto quella edizione del festival che resta memorabile, non importa se dimenticata volutamente nella carrellata fotografica sul sito del festival.
E fu ancora l'annunciata uscita, l'anno seguente, del prof. Fontana dal festival, a farmi decidere di lasciare la direzione artistica.
Leggendo il programma di quest'anno, dedicato all'Italia, si ha netta l'impressione che trattasi non più di quel glorioso festival, ma di una rassegna senza una logica, di livello paesano, dove le uniche eccellenze sono rappresentate da due giovani musicisti italiani impostisi in concorsi di prestigio. E, a volerla dir tutta, una di esse, quella di Giuseppe Gibboni, premio Paganini, è la sola agostana in Italia, a dimostrazione di un altro vizio tutto nostro: quello di schifare le nostre glorie, come Gibboni, a vantaggio di qualche musicista straniero che consente ai direttori artistici traffici non sempre specchiati con le agenzie.
Converrà, gent. le presidente, che il festival di quest'anno. del quale anche Lei ha in certo modo la responsabilità, ha raggiunto il punto più basso della sua storia.
Quale il possibile rimedio? Senza voler dare consigli a nessuno, due: o un suo intervento in favore della qualità, almeno dalla prossima edizione, o il cambio del direttore artistico, dopo vent'anni.
cordialmente Pietro Acquafredda
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