Nella casa dei cinquecento Pinocchi la favola, in realtà, comincia già dalle scale. Alle pareti di questo condominio di Granarolo, Adriano Giraud — che ha 81 anni, lavorava come tecnico programmatore alla Olivetti e ama dipingere, oltre che collezionare oggetti — ha appeso i suoi quadri. Già nell’androne. Ma lo scrigno, in realtà, è il suo studio da pittore: dove sono custoditi oltre cinquecento libri di Pinocchio.
Raccolti in oltre cinquant’anni: nei mercatini dell’usato (“amo i volumi antichi”) e poi su Internet, “dove ho fatto gli acquisti dovuti, con altri collezionisti ci scambiamo informazioni su occasioni e vendite”. Dire libri, in realtà, è riduttivo. Perché oltre alle edizioni a tiratura limitata – da cento o cinquanta esemplari — a quelle illustrate (anche da Lele Luzzati), quelle in francese e persino in nepalese, le fiabe classiche e le storie “eretiche”, come un “Pinocchio senza naso” di Savino Roggia e Lawrence Losito, Adriano ha il burattino di Collodi in ogni versione possibile. Bambolotto di plastica e pupazzo di legno, carillon (le note sono quelle di “Carissimo Pinocchio”), carte da gioco. Persino i volantini distribuiti dalla Democrazia Cristiana per le elezioni del ‘48, con Pinocchio raffigurato mentre scappava dall’Orso sovietico. «Non mi risulta che qualcun altro abbia più libri di me. Ma di questo non me ne frega un tubo». Quello che gli preme è che questi libri possano essere sfogliati da altri. «Quante volte mi hanno offerto dei soldi per comprare la mia collezione. E mia moglie mi ha anche detto, ma vendila, perché no? Io, però, vorrei donarla. A un ente, una fondazione, un museo. Per farne una mostra, perché altri la vedano. Sì, mi spiace separarmene. Ma io sono anziano e non vorrei che andasse perduta. O in un magazzino, lì a prendere polvere».
Tutto è cominciato così, con un regalo. Il primo libro è quello che Adriano aveva comprato per sua figlia. «Aveva tre, quattro anni. La collezione è iniziata da lì, quasi cinquant’anni fa». Ha proseguito girando per mercatini, perché Adriano Giraud ama collezionare oggetti, e infatti agli scaffali sono esposte caffettiere di ogni foggia. E poi, sul web (“me la cavo bene al computer”). Ma non ci sono solo libri, perché Adriano è un artista, e tanti burattini sono una sua creazione. O rivisitazione. «A questo ho messo gli sci, vede? - spiega -. Questo, invece, l’ho aggiustato, e gli ho messo un carrettino con le ruote, sotto. Mia moglie mi dice: sai fare di tutto — sorride — tanto, cosa devo fare?». In realtà, nella casa e nella vita di Adriano — come alle pareti, con pannelli trompe-l’œil e i quadri realizzati da lui — non c’è spazio per il vuoto. In passato la politica, il sindacato. Oggi “le presentazioni di libri, anche se non sento più tanto bene”. Gli affetti: la moglie, due figlie, “una grande famiglia perché io e mio fratello abbiamo sposato due sorelle, e a Natale spesso sono tutti qui”.
Ma perché proprio Pinocchio? Adriano sorride. «Pare che sia uno dei libri di storie più editi al mondo, dopo Bibbia e Corano. E tradotto in oltre trecento lingue». Poi, dice Adriano, “la storia di pinocchio è unica, c’è poco da fare. Un pezzo di legno che vive tutte quelle disavventure. Si fa circuire dai furbi, che ci sono ancora adesso. Pinocchio ha rischiato anche di morire, con la balena, gliene sono successe di tutti i colori, mentiva, sbagliava, e alla fine ha capito. È qualcosa che nelle scuole non si insegna più”.
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