Bohème nella bufera Il regista: "La Fondazione ha approvato il progetto"
"La mia intenzione non è mai stata quella di fare riferimento ad alcun quadro politico in essere oggi in Italia. Il Festival aveva approvato la mia proposta". A prendere la parola, dopo la bufera che ha travolto la Bohème ’rivoluzionaria’ che è costata la testa del direttore d’orchestra Alberto Veronesi (presentatosi a dirigere con la benda sugli occhi in segno di dissenso), è il regista Christophe Gayral ideatore di quella proposta in salsa sessantottina che, per la prima volta, illustra la sua posizione chiarendo la genesi della sua rielaborazione dell’opera pucciniana.
"Questo progetto, molti mesi prima dell’inizio delle prove – evidenzia – è stato presentato e spiegato molto chiaramente alla Fondazione Puccini che l’ha approvato totalmente nel suo insieme (drammaturgia, scenografie, costumi), progetto spiegato anche al maestro Veronesi che anche allora lo aveva approvato. La messa in scena criticata da Veronesi è basata su un’approfondita drammaturgia e si è sempre ispirata all’opera di Puccini, rispettando alla lettera tutti i significati dell’opera, senza alcun taglio o riscrittura delle liriche del libretto o deviazione della trama. Come fanno molti registi al giorno d’oggi - continua il regista - volevo leggere e illuminare il lavoro in modo moderno in un ambiente contemporaneo. Per questo ho localizzato l’azione di questa Bohème a Parigi dal dicembre 1967 al maggio 1968, un periodo pieno di artisti e bohèmien alla ricerca di nuovi ideali come si trova nell’opera di Puccini e nel romanzo di Murger".
Ma al Pucciniano le acque si preannunciano ancora assai agitate e alla prossima rappresentazione della Bohème, probabilmente non mancheranno altri colpi di scena. Dal canto suo infatti Veronesi conferma che il 29 luglio si presenterà comunque al festival per dirigere l’opera, nonostante sia stato sollevato dall’incarico e sostituito in corsa con il maestro Manlio Benzi "apprezzato musicista riminese attivo anche come compositore, con alle spalle una importante carriera in Italia e all’estero" come recita la nota inviata dalla Fondazione. "Prendo atto della mia rimozione in stile sovietico, fatta per allontanare un dissidente – dice Veronesi – è iniziata una battaglia e io spingerò chi dissente dalle regie politicizzate e distruttive degli autori a mettersi i panni sugli occhi".
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