Il proprio nome scritto sul Colosseo come la bava della lumaca di Trilussa
Sono ormai quattro-cinque i ragazzotti colti sul fatto mentre incidevano il proprio nome sui muri del Colosseo con qualche ferro, una chiave, un coltellino. Intorno al Colosseo girano le guardie civiche, proprio per evitare questi scempî, ragazzi malintenzionati o ignoranti che sfregiano il monumento. Le guardie si accostano al teppista di spalle, lo filmano (bastano pochi secondi), poi lo identificano e lo multano, e la multa è parecchio salata, gira sui 15mila euro. Qui si assiste perciò a una discussione surreale, perché ci sono turisti che per non pagare tirano fuori la scusa che non credevano fosse un monumento antico. Ah no? Ti risulta che nel mondo i Colossei spuntano come funghi? E quanti ne hai visti, di grazia?
Ma perché i turisti di varie parti del mondo, Germania, Inghilterra…, capitando davanti al Colosseo, sentono l’istinto di scriverci sopra, in qualche angoletto appartato ma non troppo, il proprio nome? Non il cognome, ma il nome. Non vogliono essere riconosciuti dal mondo, ma ammirati dagli amici.
Da quando ho cominciato questo articolo, mi gira per la testa una piccola strofa di Trilussa che dice così: “La lumachella della vanagloria, / che camminava sopra un obelisco, / guardò la striscia e disse: Già capisco / che lascerò un’impronta nella storia”. E così questi turisti, che non sono niente, trovandosi in faccia un monumento che è tutto, ci mettono sopra il proprio nome per essere qualcosa. Fra un anno, fra tre anni, ripassando dalle stesse parti, vanno a controllare se il loro nome c’è ancora. Portano la fidanzata a vedere. La fidanzata riconosce il nome, Marco, Ugo…, e si monta la testa, perché da adesso Marco-Ugo è su un monumento. È così che càpita, a volte, di vedere nomi sconosciuti, del popolino, sui monumenti dei grandi. Son lì di straforo, non è il loro posto. Arriva lo spazzino, e con uno straccio bagnato li cancella via. Adesso, così ripulito, il monumento è a posto. Come l’obelisco: la prima pioggerella lava la striscia della lumaca e la cancella, come se non ci fosse stata mai. La Gloria è ben altra cosa.
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