Quasi quasi siamo tentati di dire che è valsa la pena andare allo spettacolo Amahl e i visitatori notturni (di Gian Carlo Menotti) in programma oggi, 26 dicembre, festa di Santo Stefano, al Teatro Caio Melisso e tradizionale appuntamento invernale con il Festival di Spoleto, per apprendere due inaspettate anticipazioni raccontate al numeroso pubblico presente dal Direttore Artistico Giorgio Ferrara.
Ferrara, uomo di teatro fino in fondo, non è nuovo ai colpi di scena a sorpresa ed ha voluto fare il regalo di Natale, anche se con un giorno di ritardo, agli spoletini e ai molti visitatori presenti in città per le festività natalizie.
Erano presenti sul palco del Caio Melisso per una conversazione introduttiva allo spettacolo programmato all’interno del cartellone di eventi Spoleto d’Inverno, il sindaco e presidente della Fondazione Festival, Umberto de Augustinis, il consulente musicale del Festival, Alessio Vlad, ed i colleghi giornalisti Antonella Manni e Andrea Tomasini.
Dopo i saluti di prammatica del Sindaco de Augustinis, è toccato a Giorgio Ferrara raccontare il perchè della proiezione di una vecchia edizione degli anni ’50 della NBC di Amahl e i visitatori Notturni. Ferrara è tornato a spiegare al pubblico, se ancor ci fosse chi non ha compreso a fondo lo sviluppo di questi ultimi 10 anni dopo l’abdicazione di Francis Menotti, che il valore internazionale del Maestro era ed è indiscutibile, come lo è sempre stata la formula multidisciplinare del Festival, valori che sono rimasti presenti anche dopo il fatidico cambio della guardia del 2008. I contenuti invece hanno subito cambi, anche importanti, legati sopratutto al gusto del pubblico, quello si profondamente modificato da una serie nutrita di fattori sociali e culturali, negli ultimi 10 anni. Giusto dunque celebrare l’appuntamento natalizio con quella che è considerata l’opera più rappresentata di Menotti, nel mondo, uno spettacolo che conserva intatta ancora ora la sua carica di novità e di tradizione al contempo.
Ma Ferrara sull’argomento ha sempre poco da aggiungere, se non i fatti che riguardano il Festival nella sua forma attuale. Ed ecco allora sbucare fuori le due anticipazioni.
Ad aprire l’edizione 2019 del Festival sarà ancora una volta l’Opera contemporanea. E chi meglio della osannata Silvia Colasanti poteva essere la compositrice più adatta a mettere in musica un testo, non certamente comune, come il dramma in versi Proserpine (il mito di Proserpina) di Mary Shelley, la conosciuta autrice del Frankenstein, e scritto a due mani con il marito Percy Bysshe Shelley. Ferrara aggiunge inoltre che il cast dei cantanti sarà tutto di lingua inglese perchè l’opera sarà rappresentata, appunto, in lingua originale.
Prosegue, secondo anche le indicazioni di programmazione triennale del Mibact, la ricerca del Festival nei meandri della composizione contemporanea grazie al lavoro straordinario di Silvia Colasanti, dopo i successi del Requiem (CLICCA QUI) nel 2017 e Il Minotauro del 2018.
La seconda anticipazione riguarda invece l’altro spettacolo che nell’immaginario degli affezionati del Festival ha ormai dimensioni mitologiche, ossia il Concerto finale in Piazza Duomo.
A chiudere l’edizione 2019 saranno l’Orchestra e il Coro dell’Opera di Roma, diretti da Daniele Gatti,attuale Direttore Musicale dell’Opera. Il programma prevede una selezione del repertorio di Giuseppe Verdi (da definire in via definitiva).
La serata di Santo Stefano è poi proseguita piacevolmente con una breve ma dotta introduzione di Alessio Vlad sull’opera compositiva del M° Gian Carlo Menotti e la sua importanza nel mondo musicale americano degli anni ’50. A seguire una serie di ricerche sull’edizione spoletina del 1996 di Amahl e i visitatori notturni del giornalista e consulente del comune di Spoleto, Andrea Tomasini. In chiusura la proiezione dell’opera in formato televisivo.
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