sabato 12 gennaio 2019

Legge di Bilancio 2019 del Governo gialloverde. Consulta sulla scia di Mattarella

Nel discorso di fine anno - che sbaglia chi lo consideri la solita 'predichetta' sui buoni sentimenti - Mattarella al Governo gialloverde le ha suonate per diverse ragioni, non ultima i tempi e le modalità di approvazione della legge di Bilancio che lui è stato 'costretto' a firmare  e promulgare in extremis, l'ultimo giorno dell'anno: l'ha firmata, per non fare entrare lo Stato nel cosiddetto 'esercizio provvisorio' che molti problemi, da aggiungersi a quelli esistenti, avrebbe prodotto.
 Ma... ha aggiunto che una legge così importante non può essere approvata  'a scatola chiusa' come è stato; e, visto che ormai la frittata era fatta, ha chiesto al Governo, al Parlamento ed alle rappresentanze sociali di discuterla, dopo averla esaminata, nei primi mesi dell'anno. Se non prima almeno dopo. Perchè la Legge di Bilancio, dunque, andava discussa e non lo si è fatto!

 Dunque, se ci fosse stato più tempo, come  ha lasciato  supporre il Presidente Mattarella, lui non l'avrebbe firmata e promulgata, chiedendo a chi ne aveva il dovere di  esaminarla attentamente, prima del voto.

 Il PD, crediamo sia stato il PD o quel che resta del glorioso partito di sinistra, a porre un quesito alla Consulta sulla legalità di approvazione della Legge di Bilancio, in tempi strettissimi, a scatola chiusa e con voti di fiducia.

 La Consulta ha risposto -  scriviamo fidandoci della memoria - che il ricorso presentato del PD non poteva essere ascolto, perché difetti di costituzionalità non ne vedeva, dato che a causa del confronto con l'Europa si era giunti quasi a fine anno; che occorreva approvarla entro il 31 dicembre, ed anche perché, seppure limitatamente,  assai limitatamente, il Parlamento aveva potuto esprimersi su di essa.
 Dunque ricorso rigettato. Ma in coda alla sentenza, la Consulta scriveva:  in futuro la Legge di Bilancio non venga approvata nelle medesime condizioni, che, evidentemente erano ritenute  straordinarie, anche se non ne rilevava palesi difetti di costituzionalità.

 Insomma  come Mattarella, che ha presentato la sua giustificazione per la firma, criticando le modalità di approvazione, la Consulta prima ha  affermato che non c'era irregolarità, ma poi ha raccomandato di fare le cose meglio , cioè diversamente, la prossima volta.

Ecco come salvare capra e cavoli, anche da parte della  Corte Costituzionale, dalla quale ci si attenderebbe almeno chiarezza e nessuna ambiguità nelle sue pronunce.  Mentre l'ambiguità talora presente, come in questi caso, fa capire perchè le varie forze politiche al governo si accapiglino tanto, ogni volta che c'è da nominare un giudice della Consulta: perchè lo si vorrebbe amico.

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