lunedì 28 gennaio 2019

Ultimissime da Pappano che ama Roma ed è riamato dai romani, e per questo resterà a Roma nei secoli dei secoli. Forse

Quando la brace si attenua e si copre di cenere,  per far brillare nuovamente la fiamma occorre che qualcuno ci soffi sopra; solitamente lo fa chi  tiene a quella brace, per le ragioni più diverse. Accade in natura, ma accade anche nella vita.

 Aveva bisogno Tony Pappano, amatissimo a Roma, portato in palmo di mano dalla critica - mai che una volta gli si  sia mosso un qualche appunto - che qualcuno soffiasse per ravvivare la fiamma della sua fama, ancorchè non si sia mai spenta,  e forse appena attenuata?

Sì, a leggere  l'intervista che oggi le ha fatto su 'Repubblica' Leonetta Bentivoglio, nella quale, fatto abbastanza insolito in questo tipo di chiacchierate laudative,  ci sono anche alcune notizie sul futuro del direttore e che vi riferiamo.

Pappano ha dichiarato che  resterà ancora per un biennio a Londra, dopo la scadenza del suo contratto nel 2021. Perché? Non gli è venuta voglia di cambiare aria, dopo 20 anni consecutivi di permanenza al Covent Garden.  E poi, perchè non hanno ancora trovato il successore, per cui  vogliono che resti a Londra. E' quindi probabile che se riusciranno nel frattempo a trovarlo, lui possa sfilarsi anche prima del 2023? Chissà.

 E con Roma, dove il suo contratto termina nel 2022, che succede? Succede che ormai si sente romano, più di quanto si senta londinese, in tutto e per tutto: ha preso una nuova casa, a Via Archimede, a due passi dall'Auditorium, e ad un passo dal suo ristorante preferito ' Ai piani', gestito da sardi - che bisogno c'era di citarlo per nome? -; e se gli orchestrali glielo chiedono lui è disposto a restare.
 E siccome  fra i direttori del suo rango le decisioni si prendono con anticipo, è assai probabile che l'attuale sovrintendente dall'Ongaro - in scadenza nel 2020 con l'auspicio, nostro personale, che non venga rieletto  dall'assemblea degli accademici che durante questo suo primo mandato avrà provveduto a portare dalla sua parte e nel quale consesso ha provveduto a fare robuste iniezioni di suoi sostenitori, né più né meno di quello che  hanno fatto con Lui,  specie  Cagli suo predecessore - gli proponga di allungare il suo contratto fino al 2023, quando terminerà il suo contratto londinese.

 Ma gli interessa che i due impegni terminimo nello stesso anno? Se sì, non ci ha detto che farà dopo. Si legherà, in esclusiva, anche oltre quella data a Roma, lasciando Londra, e riservandosi del tempo per  dirigere  altrove saltuariamente, come ha rivelato a Leonetta Bentivoglio che farà prossimamente sia a New York che  Berlino e alla Scala?

 Perché, allora, non anche all'Opera di Roma, dove dichiara si stia facendo un gran bel lavoro che sarà ancor più di qualità con il nuovo direttore musicale Daniele Gatti, suo amico, che lui stima molto, ma il cui invito a dirigervi non potrà accogliere: perchè non ha tempo?

 Se  solo lo volesse, il tempo, intanto almeno per un concerto, lo troverebbe. E' che non  interessa nè a lui, nè al sovrintendente dall'Ongaro, a dispetto delle dichiarazioni dettate da fair play istituzionale.  Ed anche perché vige ancora oggi -  quando siamo nel 2019! - l'assurda regola che un direttore  appartiene alla sua istituzione,  e   nella città dove lavora non può farsi ascoltare se non con la sua orchestra. Bella filosofia per coloro che sostengono che la musica unisce, porta pace, supera ostacoli,  non cova invidie, salverà il mondo ecc... chiacchiere inutili.

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