Non ci siamo mai distratti nell'ultimo anno per troppo tempo, eppure ci è sfuggita una notizia alla quale evidentemente i giornali nazionali non hanno dato il risalto che meritava, forse perchè riguardava un pezzo d'Italia lontano dal centro, distaccato da sempre dallo stivale, la 'buttanissima Sicilia'.
Spieghiamo subito che il 'pizzo' mandato via da Palermo non è quell'ignobile sistema con cui le mafie taglieggiano i cittadini. Magari fosse stato completamente eliminato, non staremmo qui a difenderlo, ne saremmo felici.
Il Pizzo invece che è stato fatto fuori, dall'oggi al domani e senza preavviso, dal sistema musicale palermitano, fa di nome Oscar e fino alla scorsa estate era 'direttore artistico' del Teatro Massimo di Palermo, costituendo con Francesco Giambrone e Gabriele Ferro la trinità che regnava al Massimo, dove Giambrione era il 'padre', Pizzo il'figlio' e Ferro, lo 'spirito' senza il 'santo'.
Francesco Giambrone che di strada, al seguito e per conto di Leoluca Orlando, ma anche con qualche aiutino di suo fratello, politico, ne ha fatta, essendo il 'padre' della trinità ha potere assoluto in teatro, fa e disfa a suo piacimento (magari sente prima il sindaco Orlando) chiama collaboratori, affida mansioni importanti a chi vuole, ma licenzia altrettanto liberamente, senza dover giustificare il suo operato, una volta concordato con Orlando che, ricordiamolo, del teatro è, per legge, il Presidente.
Che è poi ciò che ha fatto con il povero Pizzo che lui stesso ha chiamato al Massimo, da Roma, vantandosi dell'acquisto. A luglio l'ha licenziato in tronco, dopo averlo lodato negli anni passati per il successo del Massimo, dovuto anche alla sua programmazione artistica. Perché non lo sappiamo e, a questo punto, neppure ci interessa saperlo.
Mentre sappiamo alcune altre cose. Cominciamo col dire che a marzo scade il mandato di Giambrone e si dice che per la sua sostituzione, ammesso che Orlando non voglia confermarlo alla sovrintendenza - cosa non improbabile - sarà fatto un bando internazionale. Spetterà perciòl suo sostituto il diritto di chiamare alla direzione artistica chi vorrà. Pizzo? Assai improbabile, anche perchè potrebbe darsi - come già successo almeno altre due volte - Che Giambrione torni a fare l'assessore di Orlando e da lì con una fava (assessorato) prendere due piccioni ( Comune e Teatro). Diciamo così perchè è già accaduto con il precedente sovrintendente che Giambrone assessore fece dimettere per insediarsi lui stesso. E non è detto che non lo faccia per la terza volta, dati gli ottimi risultati delle sue precedenti permanenze al Massimo e di quella a Firenze, da dove dovette sloggiare e far arrivare il Commissario. Immaginiamo per buona amministrazione! Gli altri suoi incarichi all'Università - dove insegna amministrazione della cultura, forte dei suoi gloriosi
trascorsi amministrativi - o al Consevratorio, non sono che una logica conseguenza del Giambrione assessore e sovrintendente, da cui anche la vice presidenza dell'ANFOLS ( Associazione Fiondazioni liriche....)
Questa la carriera gloriosa di uno che non volendo fare il medico, professione per la quale aveva studiato, e non riuscendo a fare il critico musicale (perché non c'era spazio; noi stessi ad una sua precisa richiesta gli rispondemmo garbatamente che non c'era posto nella nostra rivista!) si è vendicato, scalando tutte le vette dell'amministrazione culturale, seguendo l'unica infallibile via maestra: fare il portaborse ed il galoppino di un politico (Leoluca Orlando) che risultò vincitore alle elezioni, e non una volta sola, bensì cinque, ad oggi! Sempre con Francesco Giambrone al fianco.
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