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A FRANCESCO Giambrone piace concedere il bis: dopo il ritorno sulla poltrona di assessore alla Cultura adesso si riprende la sovrintendenza del Teatro Massimo, alla quale sembrava destinato sin dall'elezione-ter di Leoluca Orlando, nel 2012. In pratica, dopo il commissariamento che ha defenestrato Antonio Cognata, suo grande avversario, Giambrone è rimasto l'unico vero candidato alla direzione del teatro lirico anche se il ritardo della nomina annunciata aveva alimentato i gossip su veti e cavilli politici. "Il fatto che il ministro Franceschini abbia firmato la nomina tre giorni dopo la proposta di Orlando smonta ogni gossip, ai quali non presto attenzione", dice il neo sovrintendente.

Il ritorno in piazza Verdi arriva dodici anni dopo l'esperienza interrotta al suo culmine dalla legge dello spoil system. Erano, quelli, gli anni che videro le firme di Mario Martone, Jerome Savary e Pina Bausch, l'accoppiata con Marco Betta direttore artistico, la pax sindacale ma anche le accuse di spese faraoniche e un deficit, successivo al suo addio, che gli fu a lungo attribuito e rinfacciato. Fino allo stop, inevitabile, con l'inizio dell'era Cammarata.

Dica la verità, c'è un minimo di rivalsa in questo ritorno al Massimo?
"La rivalsa è l'ultimo dei miei sentimenti, è una cosa che non mi appartiene - si schermisce Giambrone, cardiologo, critico di danza ed ex sovrintendente del Maggio fiorentino - Torno in un posto che conserva i miei ricordi più belli con la consapevolezza che il tempo è passato, tante cose sono cambiate, io stesso sono cambiato. È una nuova avventura che comincia, non è un bis".

Sa che, trattandosi di un rischio nel bene e nel male ci sarà molta attenzione sul suo operato? Da una parte un'aspettativa alta, dall'altra qualche "mitra" spianato...
"Boh, io lavorerò con serenità, sapendo che sarò sempre sotto esame, e che ci sono amici e nemici. Vengo da un'esperienza po- litica quindi non mi spavento di sicuro. Quella vissuta tra il 1999 e il 2002 è stata un'esperienza legata a un momento diverso della città, alla riapertura del Teatro, al suo riposizionamento internazionale: adesso è un'altra storia, forse più complicata".

A proposito, che situazione economica troverà in questa stagione di tagli e casse vuote?
"Credo che il commissario Fabio Carapezza abbia rimesso i conti in ordine ma comunque guarderò le carte al più presto per capire quanto hanno inciso i tagli dei finanziamenti. Mi insedierò all'indomani del Festino ma già oggi voglio andare in teatro per ascoltare i lavoratori, il cuore vivo della "macchina" del Massimo: lì dentro c'è un grande spirito di appartenenza, l'orgoglio di fare parte di una storia, e questo è un'ottima base di partenza".

Qual è la prima cosa da fare al Teatro Massimo?
"Manca un direttore musicale, e questo è inaccettabile".

Ha già qualche nome in mente?
"Più di uno".

La sua precedente esperienza fu caratterizzata dall'affiatamento con Marco Betta: il direttore musicale esclude la presenza di un direttore artistico di prestigio?
"Sia a Palermo che a Firenze ho lavorato con un direttore artistico e un direttore musicale, ma non è detto che non si possa cambiare formula. Mi riservo di scegliere dopo avere vissuto un po' il Teatro. Io credo che un direttore artistico serva ed è giusto che sia un musicista. Anche in questo caso ho qualche nome in testa ma prima vediamo come si mettono le cose".

Parliamo di obiettivi.
"Eccellenza nella qualità e conti in ordine: sono due cose fondamentali. Io voglio un teatro aperto tutti i giorni e, possibilmente, sempre pieno di pubblico. Ancora di più della passata esperienza bisogna lavorare per conquistare un nuovo pubblico, un pubblico giovane, e per trattenere quello che c'è già".

Passiamo ai sogni: un titolo da mettere in cartellone? Un artista da coinvolgere?
"So che Roberto Alajmo è stato a Parigi a vedere la compagnia di Pina Bausch: ecco, sarebbe bello riportare a Palermo il nome della Bausch".

A proposito di Alajmo, è ipotizzabile una collaborazione con il Teatro Biondo per un'inedita coproduzione dei due teatri della città?
"Nei confronti del Biondo e di tutte le istituzioni culturali della città ho la massima apertura. La forza del "nuovo" Massimo sarà il suo consiglio di indirizzo formato da esponenti del Conservatorio, dell'Università, dell'Accademia di belle arti, ovvero la palestra formativa di Palermo".