Questa vasta attività creativa dell'altra 'metà del cielo' è emersa prepotente ed inattesa dalle ricerche che Francesco Lotoro, pianista e molto altro ancora, va conducendo ormai da un paio di decenni con caparbia determinazione in ogni parte del mondo, sulla cosiddetta musica 'concentrazionaria', alla quale ha pure dedicato un Museo nella nativa Barletta( Puglia). Anni fa Lotoro ha scritto per la nostra rivista Music@, un lungo studio sull'argomento.
Le donne deportate, in qualunque parte del mondo si sia dato corso a disumane repressioni e stermini, nei mesi od anni trascorsi in luoghi che ancora oggi fanno orrore alla semplice vista, al ruolo di madri e mogli, hanno dovuto unire anche quello creativo di poetesse e musiciste, per alleviare sofferenze, torture e perfino il viaggio verso la morte, di figli propri e di altri e bambini ignari.
Le canzoni ( presentate una per una da Paola Pitagora che leggeva testi di Vivian Kasam che in più casi ha calcato la mano, senza che ve ne fosse bisogno) che si sono ascoltate dalla multiforme e partecipata voce di Cristina Zavalloni , accompagnata al pianoforte o da una piccola orchestra, 'Lagerkapelle', e dai Cori 'Ilse Weber' e 'Voci bianche dell'Accademia di S.Cecilia, sotto la direzione di Lotoro, appartenevano per lo più al genere 'parodia', derivanti cioè dall'applicazione di un testo appositamente scritto da donne deportate a motivi e temi popolari e non, ben noti - per facilitarne la memorizzazione musicale e concentrarsi sui testi.
Inutile sottolineare la commozione destata da quei testi, il delicato profumo poetico a dispteto dell'orrore, che suonano talvolta leggeri, divertenti persino, nello stile che Benigni ha deciso di adottare nel su film 'La vita è bella'.
Vi sono anche brani esclusivamente strumentali o solo vocali, ma privi di testo, risultanti dalla trascrizione di brani strumentali che le povere deportate, riunite in un 'Orchestra vocale femminile' , facevano ascoltare ( fra cui brani di Chopin e Ravel, addirittura il suo 'Bolero').
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