lunedì 14 gennaio 2019

Daniele Gatti intervistato da 'Repubblica'. Le cose non dette, le domande non poste

-Maestro, perché in primavera ha disdetto tutti gli impegni, importanti ed internazionali all'estero? Lei ha detto per motivi di salute, ma allora perchè lavora a rotta di collo in queste settimane?

 Questo gli avremmo chiesto se fossimo stati noi ad intervistarlo, per il semplice fatto che la causale del risposo primaverile non è affatto credibile. Uno che ha problemi di salute si ammazza di lavoro? Allora è scemo e non si cura della sua salute. O, più verosimilmente, crede che siano tutti scemi coloro che leggono le sue dichiarazioni.  Non tutti, come vede.

 C'è poi un altro tema sul quale Gatti, primo direttore che ha un incarico stabile all'Opera e dirige anche  Santa Cecilia,  con la sua risposta diplomatica, svicola elegantemente.
 Racconta a Leonetta Bentivoglio, il neo direttore musicale del Teatro dell'Opera di Roma, che i  sovrintendenti delle due istituzioni lirico-sinfoniche della Capitale, Dall'Ongaro e Fuortes, vanno d'amore e d'accordo e che studiano forme di collaborazione. E aggiunge  che sarebbe "auspicabile che Pappano venisse a dirigere da noi un'opera e io gliel'ho già chiesto. Mi ha detto che deve trovare il tempo, ma non lo esclude e sono fiducioso che accada". Bugia!

Pappano non ha nessuna intenzione di dirigere un'opera al Teatro romano, a dispetto del  galateo 'peloso' mostrato dai due sovrintendenti; non l'ha mai avuta  se ormai  da quasi quindici anni  è a Roma e non ha mai messo piede all'Opera (tranne quella volta che andò a salutare Riccardo Muti - come  ha raccontato lui stesso - e , comunque non per invitarlo a dirigere a Santa Cecilia, come sarebbe stato logico ed anche doveroso!); il suo incarico londinese, poi, che Pappano adduce sempre come scusa, non è di ostacolo, anche se la concertazione di un'opera richiede molto più tempo della preparazione di un concerto, col quale potrebbe intanto cominciare, per dare un segno di collaborazione effettiva, e non solo a parole come va dicendo Gatti. Anche perchè Pappano con i suoi amici musicisti più stretti, suona spesso in giro (anche per omaggiare il suo sovrintendente, del quale ha in repertorio un brano: che si deve fare per campare!)

 Noi di un simile gesto di collaborazione abbiamo scritto tante volte, inascoltato, non solo su questo blog, perché la lontananza fra le due istituzioni quando non anche l'astio non può non  balzare agli occhi  anche di un semplice  osservatore, a maggior ragione  a quelli di uno che da molto molto tempo scrive della materia. Queste rivalità IDIOTE non sono  esclusiva della piazza romana, esistono anche a Milano, ad esempio, più velate e comunque meno evidenti.

 Rispetto al passato ora la situazione è mutata, magari non per volontà di Gatti, che si è trovato ad aver assunto impegni con Santa Cecilia, prima di accettare l'incarico all'Opera; incarico che  gli è piovuto come un fulmine a ciel sereno  e che l'Opera ha fatto bene a proporgli, data anche la sua libertà dall'incarico olandese. Gatti quegli impegni li ha onorati ed ha anticipato alla Bentivolgio che a Santa Cecilia tornerà ancora.

Dunque per l'armistizio fra le due istituzioni manca solo la firma di Pappano, da apporre simbolicamente con la sua presenza, anche graduale, nel cartellone dell'Opera di Roma.
Ci sarà? Chiediamo a Gatti - non a Fuortes che a noi non ci sente - che quando  tale firma ci sarà, qualche minuto dopo la renda pubblica. Sarà un bel  gesto ed anche un bel giorno per la musica.

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