Leggendo le tante interviste al sovrintendente dell'Accademia di Santa Cecilia, nei giorni scorsi, ci siamo dimenticati di segnalare una mezza verità, positiva, contenuta in una di esse che va a sanare qualche piccola bugia detta negli anni scorsi.
Nei quali anni, mai abbiamo letto, se la memoria ancora ci assiste, di un calo, seppure fisiologico ( perchè devono calare? non possono mantenersi stabili o addirittura aumentare?), degli abbonati. Che anzi, ogni anno, i precedenti gestori, ci avevano detto che gli abbonati erano fedelissimi e forse aumentavano anche. Magari di poco, ma aumentavano.
Ora, la nuova sovrintendenza ci viene a dire, seppure sommessamente , per quel che riguarda il passato, che gli abbonati avevano subito una calo appena percettibile ma costante, e che, invece, quest'anno sono tornati a crescere forse nella stessa, ma contraria, lenta ed impercettibile misura.
Ah, i numeri. In italiano si dice che uno 'dà i numeri', non quando fornisce cifre che si presumono reali e corrette, bensì quando le dà a modo suo, distanti dalla realtà.
Tale uso noi diverse volte abbiamo segnalato, tutte le volte che abbiamo letto di spettatori aumentati e di 'totale spettatori' superiore ai posti disponibili. Come anche di un numero tale di concerti piccoli o grandi - ma che oggi si preferisce chiamarli 'manifestazioni' ed ancor più 'eventi' - che se corrispondessero a realtà, avrebbero visti impegnati i musicisti di questa o quella istituzione giorno e notte. E sinceramente così non è mai stato e mai sarà.
Quest'ultimo caso ci ha riportate alla memoria le cronache di qualche decennio fa, a Palermo, quando, stante il Teatro Massimo, che era l'istituzione musicale più importante di quella città, chiuso, si dichiarava un coefficiente di attività superiore a qualunque altra istituzione del mondo, perchè gruppi, gruppetti e solisti dell'orchestra, venivano impegnati contemporaneamente in dieci o forse più appuntamenti fuori del teatro - perchè chiuso - in piazze strade scuole ecc...
Sempre a proposito di numeri e di generali che vanno cantando vittoria prima ancora che la battaglia sia terminata, segnaliamo che da qualche settimana i proclami sugli spettatori aumentati in numero considerevole all'Opera di Roma si sono diradati. Forse a causa della programmazione degli ultimi titoli della stagione corrente - opera di Adams e prossimamente di Weill-Brecht - e del primo della stagione prossima, di Henze, frutto di una identità di vedute della doppia direzione artistica che non fanno esultare per presenze in teatro. Non sarebbe male conoscere i dati delle presenze - li hanno già - per Adams, e non sono stati lusinghieri, come qualche giornale, sommessamente, per non disturbare il manovratore, ha segnalato; entro ottobre anche quelli del prossimo titolo in cartellone, e poi, a fine novembre, per tirare le somme di questo trittico 'contemporaneo' in rapida successione, che forse dovrebbe far riflettere, se la tendenza negativa dovesse essere confermata, sull'annunciato festival 'contemporaneo' di maggio, annunciato, senza che si conosca la programmazione nel dettaglio, e che dunque potrebbe ancora essere modificato dal direttore artistico in seconda, Battistelli, che sta all'Opera quasi esclusivamente per tale programmazione 'contemporanea', o giù di lì.
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