Quando ci capita sotto gli occhi una di quelle pagine 'Eventi' - sempre più frequenti, con le quali le istituzioni culturali, comprese fondazioni liriche e grandi istituzioni musicali, quelle che possono permetterselo economicamente, finanziano i giornali, comprandosi, neppure tanto tacitamente, una loro benevola attenzione, almeno nelle serate inaugurali - ci viene l'orticaria, al semplice pensiero che con il denaro si può far scrivere qualunque cosa, temendo anche di leggervi fra gli autori degli immancabili, spesso immeritati, panegirici concordati, il nome di qualche nostro conoscente, verso il quale nutriamo stima incondizionata o al quale ci lega sincera amicizia.
Già tante volte siamo stati ad un passo dal leggervi i nomi di quella ristrettissima cerchia di persone cui teniamo, coinvolta in tale traffico, identificabile nel peccato di 'simonia' laica.
Dove sta il traffico, e dove la 'simonia', viene da dire al lettore delle pagine 'Eventi' del Sole 24 ore di oggi, ben quattro pagine, dedicate - al costo di 10-15.000 Euro? - all'Accademia di Santa Cecilia che, fra qualche settimana, inizia la sua nuova stagione concertistica?
Non uno ma tanti sono i cantori che in quelle pagine, inneggiano alla nuova stagione, la più grande del mondo, i quali nella confusione della scrittura delle rispettive parti scrivono cose in aperta contraddizione, come quando, raccontandoci che nella serata inaugurale, prima della 'Nona' di Beethoven anticipano che ci sarà un nuovo pezzo di Luca Francesconi, in una lingua del continente nero, un brano per 'soprano' - e viene mostrata la bellissima cantante nera - e orchestra; e, nella stessa pagina, sotto, leggiamo che il brano, sempre quello di Francesconi, è per 'coro' e orchestra, e in questo errore incorre addirittura il capo in testa dell'Accademia. Ma questa non è che una svista, anche perdonabile.
Ciò che invece non è semplice svista è il panegirico della programmazione e del suo autore, in continuità con il predecessore.
Ora dal novero di questi cantori della 'Domenica del Sole' vogliamo sfilarci per segnalare due note che riteniamo stonate, non saltate ai loro occhi.
Innanzitutto il ciclo di sinfonie beethoveniane affidato a Pappano, esaurito nel breve volgere di un mese, con due sinfonie servite ogni sera e che a noi ha dato sempre l'impressione delle 'margaritas ante porcos' dove le 'margaritas' sono le sinfonie' ed i 'porcos', involontari, noi ascoltatori che più di 'una perla per volta' non riusciamo ad apprezzare, e, di conseguenza, dalla seconda in poi, la sprechiamo.
Non sarebbe bastata una sinfonia a sera, facendola precedere da qualche altro brano di musica di minore spessore, minore complessità di struttura e minore profondità?
Siamo stati, per tale ragione, sempre contrari ai cicli completi - pensiamo alle maratone di Abbado con i Berliner a Roma, e a Maazel che in poche ore le eseguì tutte a Londra, davanti a sfiniti ascoltatori - e sempre convinti che i programmi 'all'antica', congegnati in altra maniera: uno o due brani, di minore durata e impegno nell'ascolto, e poi, a conclusione, una sinfonia, fossero la migliore soluzione, anche se non ricordiamo più chi dei nostri colleghi si sia scagliato contro tale tecnica di confezione di programmi da concerto, in voga nel passato.
Ma poi c'è una seconda nota, stonata, e ci fermiamo a due, fra quelle non saltate all'occhio vigile dei cantori nostri conoscenti. e cioè l'assenza totale di musicisti italiani fra quelli invitati da Santa Cecilia. Dunque la musica in Italia è stata smantellata ed i nostri amici cantori non se ne sono accorti, tanto da non denunciarla?
Forse queste due note che a noi appaiono stonate, alle orecchie dei cantori del 'Sole' non appaiono tali. Altrimenti Quirino Principe, che ha la nostra massima stima e che ci onora della sua amicizia - ed ambedue vorremmo ancora conservare in futuro - almeno lui, le avrebbe corrette sulla parte che gli hanno assegnato.
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