Un via libera all’anticipo pensionistico ma non per tutti. L’avvio di “quota 100”, ma anche la proroga di Opzione donna, avranno un effetto differenziato per il personale della scuola, soggetto da sempre alla disciplina speciale che definisce i termini di pensionamento sulla base del calendario scolastico. Chi maturerà i nuovi requisiti prima del 31 marzo 2019 potrà andare in pensione a settembre. Chi, invece, maturerà i requisiti dopo il 31 marzo potrà andare in pensione solo dal settembre 2020. Ciò significa che degli oltre 40mila docenti in dirittura d’arrivo per la pensione solo la metà lascerà la cattedra già nel 2019. Gli altri dovranno aspettare il 2020.
Sia per quota 100 che per Opzione donna la domanda di pensionamento (con 62 anni e 38 di versamenti per quota 100 o con 58 anni e 35 per Opzione donna) dovrà essere presentata entro il 31 marzo. La stessa scansione vale per gli altri canali di uscita: se per esempio si sceglie la pensione anticipata con 41 anni e 10 mesi per le donne o 42 e 10 mesi per gli uomini, si esce dall scuola a settembre se si matura il requisito entro marzo, nel settembre del 2020 se dopo. Per gli insegnanti, nel caso di pensionamento un anno dopo, potrà scattare il trasferimento a servizio amministrativo per consentire alla scuola la sostituzione in classe e la continuità didattica.
Il regime differenziato per gli insegnanti deriva dalle regole diverse che scandiscono il calendario scolastico. Consentire delle uscite nell’imminenza dell’inizio del nuovo anno scolastico getterebbe gli istituti nel caos, vista la tradizionale farraginosità che regola la determinazione dei nuovi organici e le immissioni in ruolo da determinare di conseguenza. Del resto la finestra per le uscite che, a legislazione vigente, scatteranno a partire dal 1° settembre 2019, è già aperta. Le domande di pensionamento - così come le dimissioni volontarie e le (rare) richieste di trattenimento in servizio - vanno presentate infatti entro il 12 dicembre. Un termine che vale anche per gli assistenti tecnico-amministrativi (Ata), ma non per i dirigenti scolastici che avranno tempo fino al 28 febbraio. Stando alle istruzioni diffuse dal ministero dell’Istruzione a metà novembre tutti dovranno utilizzare la procedura web Polis «Istanze OnLine»; la forma cartacea è mantenuta per il personale delle province di Trento, Bolzano e Aosta, per il trattenimento in servizio e per raggiungere il minimo contributivo.
A viale Trastevere una stima ufficiale delle uscite attese tra i prof ancora non c’è. A fare due conti c’hanno pensato i sindacati. Il turnover ordinario, cioè con i requisiti attuali, dovrebbe arrivare a 21mila unità. A questi se ne potrebbero aggiungere, per effetto di quota 100, altri 6mila se i 38 anni di contributi dovessero essere tutti di ruolo oppure 20mila se passasse l’opzione 32 anni di ruolo più 6 di precariato. Un contingente che, come detto, dovrebbe però aspettare il 2020 per lasciare il servizio.
Per il personale di questo comparto varranno, naturalmente, le altre regole speciali annunciate per il pubblico impiego, a partire dall’ipotesi di poter incassare subito il Tfs/Tfr con un finanziamento bancario i cui interessi saranno a carico dello Stato. Attualmente, dal momento del collocamento a riposo possono decorrere da un minimo di 12+3 a un massimo di 24+3 mesi per il primo rateo di Tfs/Tfr (fino a 50mila euro di importo e fino ad un massimo di tre rate una ogni anno).
L’ipotesi, anticipata qualche giorno fa al Sole 24 Ore dalla ministra per la Pa, Giulia Bongiorno, resta in campo nonostante le resistenze della Ragioneria generale dello Stato, che propende per il posticipo di pagamento del Tfs/Tfr come disincentivo al pensionamento in massa nel 2019. Solo questa voce potrebbe avere un impatto attorno ai 4 miliardi sulla nuova spesa per pensioni prevista nel 2020-2021 per l’intero pubblico impiego.
Anche per gli insegnanti che sceglieranno il ritiro con quota 100 vale, poi, il divieto di cumulare alla pensione altri redditi da lavoro. Lo stop è oltre il tetto di 5mila euro e vale per 5 anni per chi andrà in pensione con 62 anni, scende a 4 per chi va via a 63 fino ad azzerarsi per i 67enni.
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