giovedì 13 dicembre 2018

Divieto incroci stampa-tv, per evitare concentrazioni

Il divieto di incroci stampa-tv non sarà più prorogato di anno in anno come avveniva in passato e diventa definitivo”. A spiegarlo all’Ansa, il sottosegretario all’Editoria Vito Crimi, sottolineando che nell’emendamento milleproroghe che dovrebbe entrare in manovra è stata inserita una norma secondo la quale i soggetti che esercitano attività televisiva non possono acquisire partecipazioni in imprese editrici di giornali, con l’eliminazione di ogni riferimento temporale.
“E’ una norma che avevamo provato a proporre già in autunno e che ora siamo riusciti finalmente a inserire nel milleproroghe”, ha spiegato ancora Crimi. “E’ un passaggio importante perché quando parliamo di incroci tra tv e giornali si apre un Vaso di Pandora. La scelta di limitare la concentrazione dei prodotti editoriali a tutti i livelli è essenziale per il pluralismo ed era giusto dare un assetto definitivo a questa previsione normativa”, ha rimarcato.

Vito Crimi (Foto ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI)
Il divieto di incroci, così come prorogato fino all’anno in corso, si riferiva ai soggetti che esercitano l’attività televisiva in ambito nazionale su qualunque piattaforma che avevano conseguito ricavi superiori all’8% del valore economico del sistema integrato delle comunicazioni adottato dall’Autorità per Garanzie nelle Comunicazioni, oltre che alle imprese i cui ricavi nel settore delle comunicazioni elettroniche erano superiori al 40 per cento dei ricavi complessivi di quel settore.
Con un post su Facebook, il sottosegretario M5S ha poi dato ulteriori informazioni sul provvedimento, non risparmiando critiche e frecciate a quelli che definisce i “difensori del pluralismo”, tacciati però di intervenire solo “quando non tocca i loro interessi”.
“Il divieto, per chi possiede tv nazionali, di acquisire partecipazioni in imprese editoriali esiste dal 2005. (…). La norma prevedeva che per cinque anni (fino al 2010) non si potessero possedere contemporaneamente tv nazionali e giornali. Ora, è dal 2010 che l’Agcom e l’Agcm (le Autorità garanti delle Comunicazioni e della Concorrenza e del Mercato) denunciano che se questa norma dovesse cessare i suoi effetti, il pluralismo sarebbe in pericolo”. “Avete capito bene”, ha sottolineato, “se viene meno la norma che impedisce la concentrazione di giornali e tv in un’unica proprietà, il pluralismo è in pericolo”.
“Dal 2005, tutti i governi di centro destra e centro sinistra hanno sempre prorogato questo sacrosanto divieto. Tutti, per 13 anni. Ora che Il MoVimento 5 Stelle è al governo, sarebbe toccato a noi ripetere quel che hanno fatto tutti i governi fino ad oggi, ovvero prorogare il divieto di un altro anno, semplicemente. Ma arrivati a questo punto, se il divieto sopravvive da 13 anni ed è indispensabile per tutelare il pluralismo, perché dovremmo limitarci a prorogarlo di un solo anno? Possiamo fare di meglio, puntare alla semplificazione e renderlo definitivo”, ha concluso Crimi.

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