sabato 8 dicembre 2018

Rossini, Paganini e D'Azeglio insieme durante un carnevale a Roma ( da 'Vita di Rossini di Pietro Acquafredda. Manoscritto)


1821. Erano a Roma Paganini e Rossini e la sera mi trovavo spesse volte con loro e con altri maestri coetanei. Si avvicinava il Carnevale, e si disse una sera: 'combiniamo una mascherata'. Che cosa si fa? Che cosa non si fa? Si decide alla fine di mascherarsi da ciechi e cantare, come usano, per domandare l'elemosina. Si misero insieme quattro versacci che dicevano: Siamo ciechi, siamo nati/ per campar di cortesia/ In giornata d'allegria/ non si nega carità. E le altre strofe: Donne belle, donne care/ Per pietà non siate avare/Fate a poveri cechetti/ un pochin di carità. Siamo tutti poverelli/ senza soldi e senza gli occhi/ che suonando i campanelli/ e scuotendo li batocchi/ con do,re,mi,fa,sol,la/ domandiam la carità.
Rossini li mette subito in musica, ce li fa provare e riprovare, e finalmente si fissa d'andar in scena il giovedì grasso. Fu deciso che il vestiario al di sotto fosse di tutta eleganza e di sopra coperto di poveri panni rappezzati... Rossini ampliò con molto gusto le sue già abbondanti forme con viluppi di stoppa, ed era una cosa inumana! Paganini poi, secco come un uscio, e con quel viso che pareva il manico del violino, vestito da donna, compariva secco e sgroppato il doppio. Non fo per dire, ma si fece furore: prima in due o tre case dove s'andò a cantare, e poi al Corso, poi la notte al festino. ( Massimo D'Azeglio, I miei ricordi, II, 1867 – postumo)


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