L’emendamento a firma del deputato Adriano Varrica e ritenuto inizialmente tra quelli “significativi” per la maggioranza, è stato ritirato in attesa di “approfondimenti”. Lo ha sottolineato lo stesso Varrica, interpellato da Primaonline, che in proposito ha dichiarato: “l’emendamento è stato ritirato perché il tema è delicato e la maggioranza ha tutto l’interesse ad approfondire bene le misure in questione. Stiamo lavorando – ha concluso Varrica – e posso dire che sarà chiarito tutto nei prossimi giorni”.
“Bene il ritiro, ma la battaglia continua”, è stato il commento della Fnsi, che fin da subito aveva espresso timori sull’impatto dell’emendamento la cui applicazione avrebbe comportato, soltanto nel settore giornalistico, la scomparsa di circa un migliaio di posti di lavoro. “Il ritiro dell’emendamento alla legge di Bilancio che prevedeva l’azzeramento di fatto del fondo per l’editoria è una buona notizia”, ha scritto la Federazione nazionale della Stampa in una nota congiunta con il Conbsiglio Nazionale dell’Ordine dei giornalisti. “Adesso occorre continuare a lavorare per far sì che il tema venga definitivamente tolto dal tavolo e per evitare che vadano a segno altri tentativi, peraltro annunciati, di penalizzare il mondo dell’informazione. Un grazie al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha più volte sottolineato la necessità di tutelare il pluralismo dell’informazione e di salvaguardare le realtà più piccole e a quanti, parlamentari, giornalisti, cittadini, si sono mobilitati per difendere la libertà di stampa e l’articolo 21 della Costituzione”.
“Nessun passo indietro”, ha dichiarato il sottosegretario all’editoria Vito Crimi: “ripresenteremo al Senato l’emendamento Varrica”. Lo ha detto confermando la necessità di “un ulteriore approfondimento” sul tema. In particolare, “c’è bisogno di una rimodulazione della progressività delle riduzioni e per interventi specifici per il settore delle edicole”.
L’emendamento, presentato nelle scorse settimane a firma del deputato 5 Stelle, era l’unico tra i 700 emendamenti ritenuti ‘rilevanti’ relativo all’editoria. Il testo prevedeva lo stop ai contributi pubblici per il settore a partire dal primo gennaio 2020 e un pesante colpo di scure alle erogazioni previste per il 2019.
A essere colpite sarebbero state soprattutto le testate minori (quotidiani locali, delle minoranze linguistiche, diffusi all’estero, delle associazioni, delle parrocchie, delle radio private con attività informativa di interesse generale). A fare eccezione solo l’editoria speciale, per i non vedenti, gli ipovedenti o a tutela dei consumatori o degli utenti.
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