Quante volte ancora dovremo leggere di Ramin Bahrami, il pianista iraniano, fuggito in Occidente ancora ragazzino, che si è dichiarato 'salvato' da Bach, al quale, per riconoscenza, sta dedicando tutta la sua vita di interprete pianista? Sembra sia giunto il momento di metter la parola fine al racconto infinito, ma sempre lo stesso, della sua storia a lieto fine. Basta: B di Basta come B di Bach e come B di Bahrami.
Interprete molto apprezzato, ha studiato in Italia, con Piero Rattalino, al Conservatorio di Milano, uno dei pochissimi se non forse addirittura l'unico cresciuto alla scuola del noto storico del pianoforte - che secondo alcuni, per il rilievo che regolarmente, anzi troppo regolarmente, viene dato alla sua attività, deve avere alle spalle una società di marketing o forse anche una lobby di grande capacità e potenza di fuoco - è stato intervistato da Antonio Gnoli che ben altre interviste ci riserva ogni domenica dalle pagine di Repubblica, a causa di un evento straordinario, al quale anche Bahrami ha partecipato assieme a tanti altri musicisti di ieri e di oggi, in buona parte più noti e meritevoli di lui, seppure discussi, a cominciare da Glenn Gould. E l'vento è discografico. Come ti sbagli?
Ogni volta, è sufficiente che esca un nuovo disco od una nuova collana discografica, per consigliare agli editori di bussare alle porte dei giornali, allettandoli magari con l'omaggio del cofanetto, sempre meglio di un singolo, che nel caso in oggetto è un vagone di dischi: oltre duecento per l'opera omnia di Johann Sebastian Bach. Può l'uscita di un disco suscitare tanta attenzione ancora oggi, e tanto più più se si tratta di dischi già tante altre volte pubblicati ed ora raccolti in una edizione unica? Come in questa in cui compare anche il nostro Bahrami, per le opere pianistiche o 'eseguite al pianoforte', il quale coglie l'occasione, stimolato dal giornalista che già si lecca i baffi pensando al cofanetto che è già a casa sua con un bigliettino di ringraziamento della casa discografica, per raccontarci ancora una volta che lui l'ha salvato Bach al quale si dedica con tutta la sua dedizione di musicista, ed una devozione totale simile a quella dei ministri di culto verso il loro dio.
Alla prossima uscita discografica o al prossimo concerto di Bahrami, a qualunque giornalista voglia intervistarlo per farsi raccontare la storia di 'come Bach lo ha salvato', ci dichiariamo disponibili a farlo noi in sua vece, conosciamo la tiritera. Anche se sarebbe ora di smetterla, da subito con Bahrami & Bach. Perciò: Bastaaaaa!
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