venerdì 21 dicembre 2018

A gennaio i vertici Rai saranno ascoltati in Parlamento, dalla Commissione di Vigilanza. Intanto un formale richiamo dell'Autorità per la Comunicazione perchè i tg garantiscano PARITA' di trattamento a tutti i soggetti politici. Mentre ora...

Ad inizio 2019 tutti i direttori Rai sfileranno in commissione di Vigilanza. Si parte – mercoledì 9 gennaio alle ore 14 – dal direttore del Tg1, Giuseppe Carboni. A seguire, nello stesso pomeriggio, il direttore del Tg2, Gennaro Sangiuliano. Nelle settimane successive – a quanto apprende LoSpecialista.tv – sarà la volta di Teresa De Santis (Rai1), Carlo Freccero (Rai2), Stefano Coletta (Rai3), Giuseppina Paterniti (Tg3), Alessandro Casarin (Tgr), Luca Mazzà (Gr Radio), Antonio Di Bella (RaiNews24) e Antonio Preziosi (Rai Parlamento). Il Parlamento vuole conoscere i piani editoriali che sono stati appena presentati alle redazioni. E vuole scoprire come si preparano i notiziari del servizio pubblico a raccontare ad esempio la prossima tornata elettorale delle Europee. Le opposizioni, invece, vorranno indagare in particolare i motivi che hanno portato in queste ore l’Autorità per le comunicazioni a richiamare i telegiornali del servizio pubblico, e non solo, ad un riequilibrio degli spazi.
Di un “formale richiamo” da parte dell’Autorità per le comunicazioni a tutti i tg italiani – della Rai, di Mediaset, di Sky, de La7 – perché garantiscano la “parità di trattamento tra i soggetti politici e l’equa rappresentazione di tutte le opinioni” ci racconta stamane Aldo Fontanarosa su la Repubblica. “La delibera di contestazione – si legge – si accorge di un fenomeno del tutto nuovo. Da un lato il protagonismo dei vice premier Di Maio e Salvini può oscurare la personalità più schiva del premier Conte. Dall’altro Di Maio e Salvini – piuttosto che informare sulle iniziative del governo – parlano spesso da capi dei loro partiti (M5Stelle e Lega), peraltro in concorrenza l’uno con l’altro”. Per questo il Garante chiede ora ai telegiornali di “assicurare la puntuale distinzione tra l’esercizio delle funzioni istituzionali, correlate alla completezza dell’informazione, e l’attività politica in capo agli esponenti del governo”. L’Agcom chiede dunque il “rigoroso rispetto dei principi a tutela del pluralismo informativo al fine di garantire il corretto svolgimento del confronto politico su cui si fonda il sistema democratico”.

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